De Vita: «A Savona, sette autovelox per risanare il bilancio della Provincia»

De Vita: «A Savona, sette autovelox per risanare il bilancio della Provincia»
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Vivace scambio di opinioni su Radio1 tra il nostro editorialista e un rappresentante delle Polizie Locali. Argomento: l’uso disinvolto degli autovelox da parte di Comuni e Province
23 novembre 2016

L’hanno già chiamata “guerra degli autovelox”, ma finora non si era mai visto che i sindaci di un territorio si ribellassero alla Provincia, che ha installato alcuni autovelox per portare in pareggio i conti della sua amministrazione.

Accade a Savona, dove l’assemblea dei primi cittadini - spinta anche dalla protesta di centinaia di automobilisti - ha contestato il bilancio della Provincia, in cui figurano 1,2 milioni di incassi frutto di 7 impianti di controllo della velocità installati a fine luglio su alcune strade provinciali. La contestazione riguarda i limiti di velocità assurdamente restrittivi e soprattutto il fatto che i cartelli segnalatori sono stati posti molti giorni dopo l’attivazione degli autovelox.

«Nei primi dieci giorni di agosto - ha detto il sindaco di Albenga Angelo Cangiano - c’è stata una pioggia di multe, arrivate solo pochi giorni fa. Se sono illegittime, come sembra, si deve agire in autotutela per l’annullamento delle sanzioni e alzare il limite dai 50 ai 70 chilometri all’ora».

A unirsi alla protesta anche i sindaci della Val Bormida, di Cosseria e Cengio: «Ad un cittadino sono arrivate dieci multe, per totali 450 euro – ha dichiarato Sergio Marenco, sindaco di Cengio – e in un giorno sono state elevate 330 sanzioni».

Molto critico anche Pietro Balestra, sindaco di Villanova: «C’è chi ha minacciato di darsi fuoco: la gente è disperata e bisogna risolvere una situazione paradossale che sta causando gravi disagi. Non è solo una questione politica ma anche di opportunità. Gli autovelox sono stati posizionati male, senza le giuste comunicazioni, e molti verbali sono arrivati dopo il termine dei 90 giorni. Per questo è necessario valutare una procedura di annullamento delle multe in autotutela».

Di questo argomento hanno discusso nella trasmissione “Italia sotto inchiesta” su Radio 1 il nostro editorialista Enrico De Vita e Luciano Mattarelli, presidente dell’associazione delle Polizie Locali, intervistati da Emanuela Falcetti.

Un confronto vivace, in cui per la prima volta, forse, sono arrivate da Mattarelli le prime ammissioni sulla complicità e sull'interesse delle ditte (che vendono e noleggiano le telecamere agli Enti pubblici) a far crescere il numero dei verbali. Ma da chi arrivano le spinte a installare autovelox?

«Le direttive operative di servizio - esordisce Mattarelli - arrivano anche dalle Prefetture, oltre che dai sindaci: ma se la sensazione generale fosse che sono diventate trappole, dal momento che la finalità dell’intervento non è quello di far cassa quanto di prevenire atteggiamenti pericolosi, si facciano altri interventi, dotando le pattuglie di telelaser, in modo da poter rendere possibile la notifica immediata dell’infrazione. E in questo modo si toglierebbe ogni dubbio sulle “tagliole” per gli automobilisti, sulle indicazioni più o meno velate di far cassa».

«Che le multe siano aumentate in numero esponenziale - ribatte De Vita - negli ultimi tre anni è evidente dai dati di vendita delle attrezzature di controllo. Prima le adottavano solo i Comuni, da qualche anno anche le Province, che spesso predispongono vere trappole per gli automobilisti, come la riduzione improvvisa del limite di velocità, per esempio all’uscita di una galleria dove vigeva il regime dei 90 km/h che nell’arco di cento metri, ed alla luce del sole, scende a 70 – vedi la superstrada Brescia-Valcamonica. Oppure, i sistemi tipo Tutor, che oltre a non essere segnalati a dovere, sono acquistati con contratti che suscitano più di qualche dubbio. Per non parlare, infine, della ZTL di Bollate bocciata sonoramente dal referendum popolare e costata alla collettività 450mila euro per l’installazione delle telecamere».

Ancora più grave il caso della provincia di Savona…

«Gli autovelox messi in funzione a luglio - ricorda De Vita - hanno prodotto migliaia di multe, che in molti casi non sono ancora state notificate agli automobilisti: la Provincia, inoltre, ha ridotto i limiti di velocità dove ha installato le telecamere, non le ha segnalate con la cartellonista prevista dalla legge e soprattutto le ha messe non nei “punti neri“ della circolazione, come sarebbe corretto, quanto piuttosto nei “punti trappola”, lì dove è più facile incorrere nel superamento dei limiti».

Sembra evidente che occorre riequilibrare il rapporto tra cittadini ed istituzioni, riportandolo sui binari di correttezza e lealtà, mentre invece oggi la sensazione è che la scusa della sicurezza stradale si sia trasformata in una tassa occulta, che in qualche caso diventa una vera estorsione, come accusa De Vita. Cosa si può fare per rimediare alla situazione?

«All’uso pletorico degli autovelox - ripete il comandante - si può ovviare riportando le pattuglie in strada con i telelaser. il Ministero dell’Interno e la Direzione Generale della Polizia Stradale potrebbero coordinare la gestione del controllo statale e regolamentarlo in modo efficiente: così avremo più uomini fuori e minore sensazione da parte dell’utenza della tagliola».

Ma perché si diffondono tanto gli autovelox?

«La verità - rivela De Vita - è che le Province non spendono una lira, perché le ditte che producono e vendono autovelox li installano gratis, in cambio della gestione dei verbali, attraverso il controllo e la spedizione, con guadagno da 17 a 35 euro per verbale. Quindi montare autovelox e diffonderli è diventato ormai uno standard operativo consolidato. Ovvio che in questo modo c’è un interesse a far lievitare il numero delle infrazioni rilevate: più notifiche invio, più guadagno, e guadagna anche l’Ente che mi ha affidato il servizio».

La tesi del comandante che gli autovelox si possano abolire sostituendoli con telelaser da affidare ai vigili urbani appare come l’ennesima riprova di voler far cassa da parte dei Comuni: infatti, commenta De Vita «poiché Maroni ha vietato l'uso di autovelox fissi nell'ambito urbano, i comandi di polizia municipale hanno perso uno strumento importante per raggranellare soldi e ora possono solo ricorrere a ZTL e ad autovelox istallati su "arterie a grande scorrimento", come dice la legge. Oppure al telelaser che, come sostiene Mattarelli, è uno strumento mobile, flessibile, utilizzabile su tutto il territorio urbano, consente la contestazione immediata ed evita i ricorsi. Non dice, però, che se utilizzato per far soldi, su strade larghe e diritte, con limiti assurdi, magari in periferia, di notte, e in tratti ove superare il limite è fisiologico, diventerebbe una trappola in incognito, diffusa a sorpresa su tutte le strade urbane, anche le più insignificanti dal punto di vista della sicurezza».

Foto apertura: La Stampa

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