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Sembra proprio che la travagliata storia della De Tomaso non riesca a trovare un po’ di pace. Dopo essere stata dichiarata fallita dal Tribunale di Livorno, solo qualche giorno fa, la vicenda che ruota intorno al rilancio del marchio modenese si complica ulteriormente.
Oggi all’alba infatti, Gian Mario Rossignolo, imprenditore torinese, ex manager della Zanussi e della Telecom, che nel 2009 aveva rilevato il brand De Tomaso per rilanciarlo a livello mondiale grazie a nuovi modelli d’alta gamma, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza di Torino nella sua villa a Vignale Monferrato (Alessandria), ma è stato posto agli arresti domiciliari per aver superato i 70 anni di età.
L'arresto è stato eseguito all’interno di una più ampia operazione scattata questa mattina in Piemonte, Lombardia e Toscana nella quale oltre 50 uomini delle Fiamme Gialle hanno notificato tre ordinanze cautelari emesse dal Gip di Torino su richiesta della Procura del capoluogo piemontese per il reato di concorso in truffa ai danni dello Stato.
Oltre a Rossignolo sono stati arrestati un dirigente della De Tomaso, bloccato dalle Fiamme gialle all'alba a Livorno, e un mediatore creditizio, che opera nel Bergamasco dove è stato fermato in mattinata. Quest'ultimo è coinvolto nell'inchiesta per aver fornito una polizza - poi risultata falsa, secondo l'accusa - richiesta dalle procedure per l'erogazione dei fondi per i corsi di formazione. Nell'operazione la Guardia di Finanza ha fatto anche otto perquisizioni in Piemonte, Toscana e Lombardia.
In particolare, l’accusa sostiene che siano stati erogati finanziamenti pubblici per sette milioni e mezzo di euro per corsi di formazione che, in realtà, non sono mai stati avviati. Questa è la contestazione che la Procura della Repubblica di Torino e la Guardia di Finanza muovono direttamente a Gian Mario Rossignolo e alle altre due persone arrestate stamani.
La Guardia di finanza ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del capoluogo piemontese su richiesta del procuratore aggiunto Alberto Perduca. A Livorno infatti ha sede la De Tomaso, mentre in Piemonte l’Azienda di Rossignolo aveva acquisito lo stabilimento ex Pininfarina di Grugliasco e gran parte dei dipendenti della fabbrica che avrebbero dovuto essere riqualificati proprio con i corsi di formazione finanziati con fondi pubblici al centro dell’inchiesta. Secondo l'accusa, per accedere ai contributi è stata utilizzata una fidejussione falsa dell'ammontare di alcuni milioni e parte dei fondi è finita direttamente nelle tasche di dirigenti della De Tomaso.
Claudia Porchietto, Assessore Lavoro e Formazione della Regione Piemonte, ha dichiarato: «L'arresto di Gian Mario Rossignolo è la triste conferma della gravità della situazione che si è venuta a creare in queste settimane alla De Tomaso. Ma deve servirci come spinta ulteriore per la ricerca di una soluzione condivisa.»
«Inutile ripetere che lo avevamo detto e che non ci fidavamo delle affermazioni che provenivano dalla proprietà dell'Azienda. Inutile ripetere che abbiamo fatto bene ad evitare nuovi flussi di denaro pubblico nelle tasche di Rossignolo. Adesso dobbiamo solo, e senza più esitazioni, trovare un accordo fra le parti con la speranza di un supporto anche da parte del Governo di Roma.»
Porchietto infine aggiunge: «I lavoratori della De Tomaso avrebbero potuto, forse, accettare l'idea di pagare un pedaggio alla grave crisi economica che sta colpendo l'intero sistema Paese. Ma non é pensabile che debbano pagare sulla propria carne gli effetti devastanti di un reato o del malaffare di imprenditori senza scrupoli. Sarebbe una follia. E sarebbe un bruttissimo segnale per l'intero paese.»
Fonte: Ansa