De Meo: «Seat è solida, la sua sopravvivenza non è più in discussione»

De Meo: «Seat è solida, la sua sopravvivenza non è più in discussione»
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Incontro con il manager italiano a capo di Seat, per parlare di SUV e... futuro
22 giugno 2016

Barcellona - In occasione del lancio della nuova SUV Ateca abbiamo incontrato Luca De Meo, da poco nominato CEO di Seat. Con lui abbiamo parlato dei recenti successi del marchio spagnolo, arrivati dopo anni difficili, ma anche del ruolo che potrebbe ricoprire nel prossimo futuro. 

E’ la prima volta che la incontriamo dopo il nuovo incarico. Com’è stato passare da una realtà consolidata, con un volano di crescita eccezionale come Audi, ad una realtà ancora tutta da costruire come quella di Seat?

«Nel corso della mia carriera ho cambiato diversi marchi. Alcuni erano più affermati, altri meno. Ma non è mai stato un problema, il lavoro non mi spaventa. In ogni caso una volta arrivato in Seat ho trovato una situazione che non mi sarei mai potuto immaginare. Grazie al supporto del gruppo VW questo marchio si è trasformato in una realtà solida, di grandissima sostanza. Oggi Seat è una realtà che sa generare qualità, ma anche tecnologia. Sappiamo produrre auto, ma soprattutto le sappiamo disegnare e distribuire. Devo ammettere che i miei predecessori mi hanno lasciato un’ottima eredità su cui iniziare a lavorare». 

Luca De Meo è CEO del brand Seat
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E adesso quale sarà il suo compito principale?

«Il mio compito adesso è quello di eseguire il piano di crescita stabilito dal Gruppo in maniera perfetta, senza commettere errori. Nel frattempo però voglio già iniziare ad immaginare il ruolo di Seat per il prossimo futuro. Anche perché credo che il ruolo dell’automobile stia cambiando radicalmente».

Mi ha servito la prossima domanda. Quale potrebbe essere il nuovo ruolo di Seat nel futuro?

«La discontinuità che sta vivendo il mondo dell’automobile è una grande opportunità per Seat. Un marchio che ha tutto da guadagnare da una grande fase di cambiamento. Sarebbe bello prendere questo volano per trasformare Seat da “follower” a “front-runner”, per non dire “leader”. Una realtà quindi che non segue più gli altri, ma che diventa lei in prima persona a proporre un nuovo trend. Credo che Seat possa ritagliarsi un ruolo decisivo nella costituzioni di ecosistemi digitali connessi in sintonia con il prodotto e le tecnologie di bordo». 

Alfa in ogni caso è un marchio talmente straordinario che non appena gli dai un po’ di benzina la gente si infiamma

Alcuni anni fa un dirigente del Gruppo VW disse che l’arrivo della nuova Leon rappresentava l’ultima chance concessa a Seat. Se non fossero decollate le vendite veniva messa in dubbio la stessa esistenza del marchio. A distanza di qualche anno e dopo il successo dei nuovi modelli le situazione è migliorata?

«Sarà stata anche l’ultima chance. Ma Leon è stato un successo, è un dato di fatto sotto agli occhi di tutti. Adesso Seat è un’Azienda che fa soldi, ma che sta anche preparando il suo futuro e che quindi ha ottime prospettive. Basterà dire che eni prossimi 18 mesi lanceremo sul mercato 4 prodotti. Insomma, non siamo più nella situazione in cui si doveva dubitare dell’esistenza di Seat. Credo che anche chi aveva pronunciato quelle parole, oggi direbbe che Seat è un ottimo esempio di come si possa trasformare una situazione sfavorevole in una opportunità». 

Vista posteriore del nuovo Seat Ateca
Vista posteriore del nuovo Seat Ateca

E quali saranno questi nuovi prodotti? Sappiamo che la nuova Ibiza è alle porte. Ci sarà anche un SUV compatto?

«Sì, l’anno prossimo arriverà la nuova Ibiza, un modello fondamentale per noi. Poi però arriverà anche un fratellino piccolo della Ateca, un crossover compatto (segmento B, ndr). Ci stiamo lavorando, arriverà presto e sarà un altro prodotto azzeccato. Lo "zeitgeist" come dicono i tedeschi. Andremo cioè ad offrire un prodotto esattamente dove serve, al momento giusto, soprattutto in Italia».

Tantissimi costruttori, anche tra i generalisti, stanno puntando su tecnologie di propulsione alternativa, in particolare sull’ibrido. Alcuni anni fa un dirigente Seat disse che il marchio non era interessato. E’ cambiato qualcosa?

«Prima della fine del decennio anche in Seat arriveranno tecnologie di propulsione ibride. Del resto è anche una questione di omologazioni, questi sistemi serviranno sempre di più per rispettare le normative anti-inquinamento. Non abbiamo però ancora preso una decisione su quale direzione prendere. Del resto noi abbiamo la possibilità di accedere al “supermercato” del Gruppo. Quindi abbiamo a disposizione un ventaglio di tante tecnologie diverse. E’ chiaro che per un marchio come Seat non servirà a niente mettere tecnologie super-sofisticate e super-costose. Sicuramente proporremo una tecnologia efficace, ma al tempo stesso accessibile. In poche parole vogliamo che poi le persone la scelgano veramente la tecnologia alternativa. Solo in questo modo riusciremo a fare volumi con l’ibrido e ad abbassare realmente la media di CO2 emessa dalla gamma».

Cosa dobbiamo aspettarci quindi?

«Sicuramente interverremo sempre di più sull’aerodinamica, ma anche sul rendimento dei motori termici e sulla riduzione del peso. E’ chiaro però che ad un certo punto avremo bisogno anche di una forma di supporto al motore tradizionale, sotto forma di propulsione elettrica». 

La concept car IBE del 2010
La concept car IBE del 2010

Anni fa si diceva che Seat doveva diventare una sorta di “Alfa Romeo” del Gruppo Volkswagen. Oggi c’è ancora posto per riprendere quella filosofia in mano e proporre una vera auto sportiva a marchio Seat?

«Seat avrà sempre nel suo DNA un tocco di sportività. E lo vediamo benissimo già sulla Ateca, che è un SUV molto dinamico e sportiveggiante. Al momento non abbiamo piani per fare la famosa sportiva leggera, la piccola coupé o cabrio che tanti sognano. Non abbiamo piani perché al momento Seat non si può permettere di realizzare un’auto di questo tipo. E’ chiaro che però piacerebbe a tutti iniziare a solcare anche il mondo delle sportive. Io ormai sono un “old car guy”, ma sono ancora molto appassionato».

In un mondo in cui dominano sempre più i SUV quindi potrebbe esserci spazio ancora per una piccola sportiva?

«Bisogna considerare che oggi quando si parla di sportività molte persone ormai pensano direttamente ai SUV. Ormai lo Sport Utility è visto molto come un’auto sportiva e del resto lo sottolinea il nome stesso di questo tipo di auto. A livello di alta gamma io ho visto tantissimi clienti scendere dalla coupé e salire sul SUV premium ad alte prestazioni».

Ci state dicendo che potrebbe nascere una Seat Ateca Cupra?

«Le versioni sportive sono un discorso un po’ particolare. Ci sono mercati dove con le Cupra facciamo il 15% e altri invece dove sono quasi inesistenti. Diciamo che in media facciamo circa il 5 - 6%, quindi si tratta di poche migliaia di pezzi. Una Ateca Cupra? Ci stiamo pensando, non è esclusa, anche se non è una priorità».

Una domanda off-topic. Molti degli italiani si ricordano di lei soprattutto per gli anni passati in Alfa Romeo. Ora, da competitor, quando si volta verso la Casa di Arese cosa vede?

«Io non ho ancora guidato la Giulia, ma è il prodotto giusto per Alfa Romeo, un marchio che deve stare in una fascia di mercato premium. Ovviamente però credo che ci sia ancora un sacco di lavoro da fare. Alfa in ogni caso è un marchio talmente straordinario che non appena gli dai un po’ di benzina la gente si infiamma».

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