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L'Unione Europea ha votato venerdì per imporre dazi fino al 45% sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina, aprendo la strada a un possibile conflitto commerciale con Pechino. Questa decisione, presa dalla Commissione Europea dopo un’indagine che ha rilevato un sussidio ingiusto da parte della Cina alla sua industria automobilistica, rischia di alimentare tensioni già alte tra le due potenze. Inoltre, Pechino nega le accuse e ha minacciato di rispondere con dazi su prodotti europei come latticini, brandy, carne suina e il settore automobilistico.
Dieci Stati membri dell'UE hanno votato a favore della misura, mentre Germania e altri quattro Paesi si sono opposti e dodici si sono astenuti, segno di una notevole divisione interna al blocco. Paesi come la Francia hanno sostenuto la necessità di proteggere l'industria europea dall'espansione cinese, mentre la Germania teme una guerra commerciale che potrebbe danneggiare gravemente il settore automobilistico europeo, che ha una forte dipendenza dal mercato cinese.
Per i produttori cinesi di veicoli elettrici, l’introduzione dei dazi rappresenta una sfida significativa. Con margini di profitto già compressi dalla domanda in calo sul mercato interno, le aziende dovranno decidere se assorbire i costi aggiuntivi o aumentare i prezzi, il che potrebbe ridurre la loro competitività in Europa. Inoltre, alcune aziende cinesi stanno valutando la possibilità di investire in fabbriche europee per aggirare i dazi, una strategia che potrebbe ridurre l'impatto immediato delle nuove tariffe.
L’UE e la Cina continueranno a negoziare per evitare l’imposizione definitiva dei dazi, cercando di raggiungere un accordo alternativo che possa regolare i prezzi e i volumi delle esportazioni. Tuttavia, la Cina ha già avvertito che queste misure potrebbero minare la fiducia delle aziende cinesi nell'investire in Europa. Mentre l'industria automobilistica cinese ha visto un calo del 48% delle vendite in Europa ad agosto, i veicoli elettrici prodotti in Cina continuano a rappresentare una parte significativa del mercato europeo, con una quota passata dal 3% al 20% negli ultimi tre anni.