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Rimbalzano in queste ore dagli USA (riportate da Automotive News) dichiarazioni della dirigenza BMW che parla chiaramente di voler accogliere le future esigenze del mercato forte delle proprie tecnologie pronte sui vari fronti, senza poterle quantificare con certezza però, viste le molteplici alternative.
A tal fine, l’insediamento produttivo di Spartanburg potrà essere uno dei primi e non solo per BMW, capace di far uscire dalle proprie linee vetture di medesima serie con motorizzazioni completamente diverse. Potrebbe sembrare cosa da poco, ma non lo è affatto sotto parecchi punti di vista: tecnici in primis, logistici, economici e in buona parte anche sociali, pensando a come si evolve l’industria manifatturiera automotive con relativa filiera sempre più estesa a settori un tempo lontani dalle quattro ruote.
Dove nasceranno nuovi veicoli Crossover e SUV, come X3 ma anche X7 prossimamente, un tempo era industria tessile, ora si prefigura sotto bandiera tedesca uno dei pochi punti capace di far convergere quanto allora non era nemmeno immaginabile potesse convivere. La piattaforma CLAR per i veicoli BMW degli anni Venti accoglie ad esempio motori benzina, diesel, ibridi e anche impianti unicamente elettrici. Se oggi le “serie i” di BMW nascono in una porzione di stabilimento dedicato, su linea propria a Lipsia, in futuro da Spartanburg potranno uscire alternativamente auto uguali esternamente ma agli antipodi sotto il cofano, come le rappresentanti della serie iNEXT destinate a dotarsi di guida autonoma; il tutto grazie a forti investimenti "green" e fornitori convergenti in questa zona degli USA. Non dispiacerebbe sapere che qualcosa di simile, stando bene a industria e politica, possa avvenire anche in luoghi da poter riqualificare utilmente della “vecchia Europa”, continente che nel caso specifico questo genere di SUV, come prodotto finale, lo apprezza (e conseguentemente paga) parecchio.