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Belen, 16 Gennaio. Belen non vale granché. Strade disordinate, senso di isolamento e caos, come spesso in queste lande decentrate. Si salvano i vigneti, tocco di raffinata intraprendenza, della Ruta del Vino a Sud di Cafayate. È delirio, dilagante e contagioso per “el Dakar que pasa” lungo il grande alveo del fiume in secca. Lo spettacolo è eccezionale. La Macchine si vedono arrivare da lontanissimo, annunciate dalla scia di polvere che lasciano e dalla “musica” che emettono. Missili al centro del fiume che non c’è, la Dakar si conclude per un giorno sull’immenso rettilineo di un autodromo naturale.
Stephane Peterhansel e Jean-Paul Cottret rompono l’orizzonte per primi, dopo aver volato per tutta la lunga speciale, oltre 370 chilometri velocissimi e insidiosi, senza una sola sbavatura. Aprendo la pista, rimanendo in testa dal primo all’ultimo chilometro, e recuperando quel ritardo che, alla vigilia, Monsieur Dakar aveva considerato come una sfida da vincere il più presto possibile. Subito. Sette minuti, poco più, trasformati nel bersaglio del giorno, per la terza vittoria dei “Detentori” in questa Edizione della Dakar. Di nuovo due Peugeot in testa alla Corsa, e quelle distanze che si erano profilate sin dai primi giorni del Rally sono ristabilite.
Resta immutata la struttura della Classifica Generale della Dakar. Al termine della decima Tappa Carlos Sainz e Lucas Cruz, con la 3008 DKR Maxi numero 303, ottengono il terzo posto assoluto alzando il ritmo e scuotendo la classifica nella seconda parte della Speciale. Sainz e Cruz rinforzano la loro leadership e allungano di nuovo sull’”Avversario”. Tutto questo all’indomani del discusso episodio che ha rotto la pace del riposo ritrovato con l’annullamento della nona Tappa. Il Matador era stato “giudicato” e si era visto penalizzare di dieci minuti per un presunto contatto con il Pilota di un Quad.
Anche questa operazione, perfettamente riuscita, ha il sapore del regolamento dei conti, e vale come promemoria, o monito, generale. Come dire: Attenti, non è facile battere le Peugeot DKR, neanche facendo ricorso al “tavolino”.
Da capo. Sainz resta al di sopra degli inseguitori con un vantaggio di 50 minuti sul secondo, in questo caso Peterhansel. La vecchia storia è regolata, la prima “non Peugeot” è di nuovo abbondantemente oltre l’ora.
Un‘altra Tappa, forse la più difficile e dura, certamente la più rischiosa per tipologia di terreni e di navigazione, va lentamente in archivio. Probabilmente, infatti, prima che tutti gli Equipaggi siano registrati al controllo di arrivo di Belen passeranno ancora molte ore.
No, nessun timore, la 3008 DKR Maxi #308 di Cyril Despres e David Castera, da qualche giorno assistenza e ombra buona del duo di testa, è a Belen.
Meno 4. È la volta della Belen-Chilecito e della fornace di Fiambala. Molto più che un test, l’icona della Dakar Argentina si profila all’orizzonte come una delle tappe chiave della Dakar più infernale degli ultimi dieci anni.