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Copiapò - Io avevo scommesso che Carlos Sainz avrebbe vinto la prima tappa della Dakar 2015. Contavo molto sulla determinazione vincente dello spagnolo e, anche, su una certa indulgenza nelle fasi d’avvio delle teste di serie. Ho perso la scommessa, l’unico indulgente è stato, suo malgrado Nani Roma, fermo dopo tre chilometri con la leggendaria affidabilità della Mini al tappeto subito dopo il suono del gong. Al-Attiyah, Terranova e Gordon avevano già scatenato l’inferno.
Sainz, comunque, non aveva disatteso e si era messo subito in evidenza, e ottenuto l’8°, 7° e 4° tempo nei tre giorni, ed era ormai all’assalto del podio pur contenendo al massimo la sua indole difficilmente negoziabile. Nella quarta tappa però la 2008 DKR di Sainz ha avuto un guasto, dicono un calo di pressione delle turbine. Ci sono state occasioni analoghe in cui il “Matador” aveva sbattuto lo sportello e se n’era tornato a casa. Invece Carlos non ha rinunciato. Si è collegato con il… PC Peugeot ed è andato incontro al proprio camion di assistenza, impegnato su un tracciato diverso, per risolvere il problema. Al momento in cui scriviamo (invece di andare a letto) Sainz non è ancora arrivato al bivacco di Copiapò, ma lo spagnolo non molla.
Cyril Despres, da cui nessuno pretende niente di più che una progressione di esperienza, avrebbe “cremato” la frizione. Non credo tanto, visto che si è fermato e, insieme al navigatore Gilles Picard, ha lavorato alla macchina sinché non è riuscito a partire, pur sapendo che non avrebbe certo ottenuto il risultato record della sua carriera di Pilota di auto appena iniziata. Sempre mentre scriviamo è 66° e ultimo in classifica, ma c’è. Stephane Peterhansel, che non avrei dato per attaccante in questa edizione della Dakar, al terzo controllo di passaggio e ormai in vista del traguardo delle dune di Copiapò, era in testa.
La concretizzazione del successo era vicinissima, ma un volo giù da una scarpata per aver riconsiderato “motociclisticamente” una traiettoria, e una foratura, hanno mandato a monte l’impresa. Ieri aveva ironizzato sui detrattori del progetto Peugeot 2008 DKR e li aveva invitati a notare che tutti i piloti e i navigatori erano ancora lì, oggi era pronto a vincere. Quando ha scassato un braccetto della sospensione piantando l’avantreno su una radice nascosta dal fesh-fesh non si è arrabbiato, quando ha commentato il volo pauroso nel precipizio, vi ha visto il lato comico. Se è chiaro che non ritiene di essere un vincente, “Peter” ci tiene al fatto che non lo si voglia considerare perdente, e va a carcare di cincere ora che la macchina ha dimostrato di consentirglielo.
“Alla Volkswagen ci hanno messo oltre un lustro per diventare vincenti”
Ricapitolando. Davano per spacciate in pochi giorni le tre 2008 DKR, invece sono tutte in gara e si sono, invece, rotte le Mini. Davano per troppo acerbe la macchine, invece al primo anno hanno già sfiorato, in costante progressione, podio e successo di tappa contro una concorrenza di Auto che hanno anni di evoluzione e di sviluppo. Se ricordiamo che alla Volkswagen, tanto per citare una Marca che ha investito allo stesso modo sulla Dakar, ci hanno messo oltre un lustro per diventare vincenti, ecco che la parziale delusione odierna per la prestazione complessiva delle tre Peugeot, è quasi fuori luogo.
Auto, Tappa 4. Peugeot sfiora la vittoria