Dakar 2015, Nani Roma: «Mini penalizzate? Amo le sfide, vado là per vincere»

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Si è fatto trovare per ben 19 volte al via della Dakar. L'ha vinta sia in moto che in auto. E al volante della sua Mini è pronto alla nuova sfida con Peugeot, senza timori, perché Nani Roma va in Sud America per vincere ancora. L'intervista
11 dicembre 2014

Monaco – Si è fatto trovare per ben 19 volte al via della Dakar. Ha iniziato a prendere parte al rally più duro del mondo quando si svolgeva ancora in Africa, ma ha anche assaggiato più volte quanto possa essere massacrante la corsa in Sud America. È uno dei pochi a poter dire di aver vinto questa micidiale corsa sia in moto che in auto e non sembra aver trovato minimamente pace alla sua sete inesauribile di vittoria.

Stiamo parlando di Joan “Nani” Roma un pilota che è riuscito a battere sul campo, ad armi pari, una leggenda vivente come Monsieur Peterhansel e che quest’anno si ripresenta alla Dakar come il pilota di punta del battaglione Mini All4 Racing. Lo abbiamo intervistato a Monaco, nella Casa di mamma BMW, regno dei Quandt, pronto ad immergersi in una sfida, che questa volta, tra il nuovo regolamento e l’arrivo (quasi) a sorpresa di Peugeot, rischia di mandare in scena una sfida senza precedenti.

L’affidabilità, quest’anno come non mai, sarà la vostra arma da combattimento.  Proprio così?
«E’ vero, l’affidabilità rimane il nostro punto di forza. E dobbiamo continuare a rimanere al top in questo campo, soprattutto quest’anno, visto che è cambiato il regolamento e siamo penalizzati un po’ di più rispetto all’anno scorso. Nel 2015 infatti le auto diesel come la nostra Mini All4 Racing si ritroviamo a correre con 56 kg di peso in più, mentre quelle a benzina pesano 56 kg in meno e in più possono montare un restrittore 1 mm più grande. Questo significa per esempio che questa volta Toyota sarà un’auto veramente performante».

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Rispetto allo scorso anno le Mini che parteciperanno alla Dakar saranno penalizzate con 56 kg di peso in più


Quali modifiche avete apportato alla Mini All4 Racing per il 2015?
«Sapevamo che quest’anno saremmo stati penalizzati dal regolamento, ma abbiamo continuato a lavorare come sempre, puntando tutto sull’affidabilità. Abbiamo però apportato anche alcune modifiche, prima di tutto all’aerodinamica. Abbiamo studiato in pratica un nuovo tetto che ottimizza il flusso necessario al sistema di raffreddamento, migliorando le performance del motore. Abbiamo continuato a lavorare anche sul perfezionamento delle sospensioni, sia anteriori che posteriori. Ma abbiamo modificato piccole cose in tutta la macchina e alla fine ci siamo ritrovati con un mezzo di fatto migliore rispetto a quello dello scorso anno. In questo modo abbiamo cercato di contenere in tutti i modi i limiti provocati dall’aggravio di peso pari a 56 kg, imposto dal regolamento. Sono state fatte anche piccole modifiche al motore, ma io non ne conosco l’entità, non so precisamente cosa abbiano cambiato gli ingegneri».

Quanto ti pesa essere così palesemente penalizzato dal regolamento?
«Sono le corse, è sempre stato così. Quando c’è una macchina che inizia a vincere troppo viene penalizzata. La chiamano “balance of performance”. Quando vincevo con Mitsubishi hanno provato in tutti i modi a cambiare i regolamenti per arginare la competitività della macchina. Ora lo fanno con Mini».

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Nani Roma ha le idee molto chiare. Torna alla Dakar per vincere e non sembra particolarmente preoccupato dall'arrivo delle Peugeot


La più grande novità di quest’anno è il ritorno di Peugeot alla Dakar. Come hai preso questa notizia?
«Prima di tutto penso che sia un’ottima notizia il ritorno di Peugeot alla Dakar. È positivo per il mondo dei rally ma anche per tutti noi piloti. I Francesi hanno scelto una soluzione completamente diversa dalla nostra, a due ruote motrici, che sicuramente sul lungo periodo potrà dimostrarsi molto interessante, specialmente per come si è evoluta oggi la Dakar a livello di regolamento. Certo, il primo anno per Peugeot sarà certamente difficile, ma sono assolutamente certo che in futuro diventeranno davvero molto, molto competitivi».

Peterthansel. L’anno scorso eravate rivali all’interno della stessa squadra, quest’anno te lo troverai alla Peugeot. Quale delle due situazioni preferisci?
«Stephane [Peterhansel] ha fatto la sua scelta e sono contento per lui. La vita è fatta così, ognuno fa le sue scelte e a volte le strade delle persone si dividono. Sono più contento di scontrarmi con lui su una macchina diversa e non all’interno dello stesso team come è avvenuto in passato. In questo modo il sapore dello scontro è diverso, ancora più entusiasmante. Rimane il fatto che io ho sempre avuto un bellissimo rapporto con Stephane, in gara eravamo rivali, ma dopo il traguardo stavamo sempre insieme. Credo che la nostra battaglia quest’anno sarà bellissima».

 

Nani Roma al volante della Mini All4Racing nei test finali in Marocco

Per ora chi mi fa veramente paura è Toyota, ma senza dubbio dovrò tenere d’occhio anche le Francesi e personaggi come Robby Gordon


Le Peugeot per natura tecnica saranno inevitabilmente più veloci di voi, ma voi rispondete con un’auto super collaudata e grande affidabilità. Quanto temi realmente le 2008 DKR?
«Sicuramente le Peugeot saranno più veloci di noi con questa configurazione a due ruote motrici. Devo vederle in azione però per farmi un’idea più precisa della loro competitività. Per ora chi mi fa veramente paura è Toyota, ma senza dubbio dovrò tenere d’occhio anche le Francesi e personaggi come Robby Gordon. Tutto il mondo parla di Peugeot e solo di Peugeot ma attenzione! Non sono i nostri unici avversari».

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Nani Roma insieme all'inseparabile navigatore Michel Périn


Sei uno dei pochi ad aver vinto la Dakar sia in auto che in moto. Come ti senti quanto pensi a questo eccezionale traguardo?
«Quando ho cominciato a correre in moto non ho avrei pensato che un giorno sarei riuscito a correre alla Dakar. Per me questa corsa era un sogno irrealizzabile. Nel 1991 ho partecipato per la prima volta alla Dakar ed è stato come un sogno che diveniva realtà. Se mi guardo indietro oggi mi rendo conto di averla vinta sia in auto che in moto e sono davvero molto orgoglioso. Penso che questa mia particolarità acquisirà sempre più valore con il passare del tempo».

Ti sei emozionato a vincere di più in auto o in moto?
«È la stessa, grandissima, inspiegabile emozione. In moto è una vittoria più individuale, personale, mentre in auto condividi il trionfo con il tuo navigatore. Naturalmente è molto diverso partecipare alla Dakar in auto o in moto, ma mi entusiasmo sempre nello stesso quando prendo parte a questa corsa sia con le due che con le quattro ruote».

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Mini si ripresenta alla Dakar soltanto con affinamenti tecnici alla vettura. Il suo punto di forza infatti resta l'affidabilità


Parliamo del successo dello scorso anno. Qual è il ricordo più bello della Dakar 2014, vinta dopo un duello accesissimo tra te e Peterhansel?
«La scorsa è stata una Dakar davvero magnifica, dura, molto combattuta. Il ricordo più bello della passata stagione è senza dubbio avvenuto nella tappa cinque, quando Michel [Périn, il mio navigatore] ha trovato la strada ottimale e abbiamo portata a casa un risultato incredibile. E poi non mi dimenticherò mai quando ho tagliato il traguardo a Valparaìso, vincendo la Dakar 2014».

Come arrivi alla Dakar quest’anno? Quanto è alla tua portata un’altra vittoria? I veri campioni non hanno mai troppe difficoltà a fare previsioni…
«Quest’anno mi presento alla Dakar molto preparato. Abbiamo lavorato tanto con la squadra e tutti abbiamo fatto un ottimo lavoro di preparazione, anche Michel che ci ha messo la passione di sempre. La Dakar del resto è una gara che non puoi permetterti di affrontare senza una buona dose di passione. Siamo molto penalizzati dal nuovo regolamento, quindi sarà una Dakar molto difficile, ma mi piacciono le sfide. Vado là per vincere? Ah guarda, di sicuro. Ho sempre partecipato alla Dakar per vincere, con la testa focalizzata sempre e solo sulla vittoria finale, fin dalle prime edizioni quando partecipavo in moto».

Oggi la Dakar è ancora durissima ma anche veloce, ogni prova speciale è diventata come quella del Mondiale Rally. Bisogna dare sempre il massimo, guidare “flat-out”, a manetta per 400 km


Hai partecipato 19 volte alla Dakar, hai vinto tanto, sia in auto che in moto. Inizi a sentire il desiderio di smettere?
«Non ho mai pensato di smettere di correre e non so quando lo farò».

Molti dei nostri lettori giudicano la Dakar sudamericana non all’altezza dell’originale rally africano o comunque meno affascinante. In realtà la Dakar di oggi è ancora durissima, anzi, forse ancora più che in passato…
«Sono due gare completamente diverse, ma non è che uno si è dimostrata meno dura dell’altra. Anzi… Quello che le rende così diverse è piuttosto il ritmo. Oggi la Dakar è ancora durissima ma anche veloce, ogni prova speciale è diventata come quella del Mondiale Rally. Bisogna dare sempre il massimo, guidare “flat-out”, a manetta per 400 km, e alla fine i distacchi di tappa possono essere di pochi secondi. In Africa invece era molto diverso, i distacchi erano molto più dilatati e non si guidava sempre al massimo, anche perché le tappe erano ancora più lunghe».

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