Michel Périn, Mini: «Finché il fisico me lo consentirà continuerò a sfidare la Dakar»

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A Monaco abbiamo intervistato Michel Périn, storico navigatore francese che è riuscito a rivincere la Dakar dopo quasi 20 anni insieme a Nani Roma su Mini. E a 57 anni non ha nessuna intenzione di lasciare le corse
16 dicembre 2014

Monaco - Michel Périn, storico navigatore francese, è un vero osso duro. Classe 1957, ha partecipato per ben 14 volte alla Dakar e, all’età di 57 anni, non ha la minima idea di ritirarsi dal mondo delle corse.

 

Non è uno che si fa illusioni. Vincere la Dakar è possibile solo per una combinazione di fattori spesso imprevedibili, ma non per questo ha deciso di gettare la spugna. Dopo aver vinto il rally più duro del mondo per ben tre anni di fila infatti, a metà degli anni ’90 (1994, 1995 e 1996), quando la corsa si svolgeva ancora in Africa, il navigatore d’Oltralpe non è più riuscito a salire sul gradino più alto del podio della Dakar.

 

Nessun problema, Périn non si è mai perso d’animo e dopo altri numerosi tentativi l’anno scorso è riuscito a vincere di nuovo la Dakar, al fianco di Nani Roma, a quasi 20 anni di distanza dall’ultima vittoria. È un osso duro Périn, che nonostante un’età decisamente non da primo pelo non ha ancora minimamente pensato a quando smetterà di partecipare all’avventura della Dakar. Una corsa micidiale, durissima che, lo ricordiamo, sottopone il fisico dei piloti a sforzi sovraumani.

 

Lo abbiamo incontrato a Monaco, in occasione della presentazione dei programmi sportivi Mini per le prossime stagioni. È stata l’occasione perfetta per parlare anche con lui e farsi un’idea più chiara sulle intenzioni della vittoriosa coppia franco-spagnola per la prossima Dakar.

 

Sei nervoso per la gara? Quest’anno sembra ancora più in salita del solito…
«Nervoso? Direi di no. Anzi, sono contento di essere anche quest’anno alla partenza della Dakar, per la quattordicesima volta».

michel perin mini 2
Michel Périn, classe 1957, non ha nessuna intenzione di smettere di correre alla Dakar

 

È bello vederti ogni anno al via della Dakar, stai iniziando a pensare di lasciare le corse?
«Fino a quando il mio fisico me lo consentirà non vedo perché dovrei smettere. E poi mi trovo a correre con Nani, un pilota davvero eccezionale e un vero amico nella vita privata. Del resto queste gare riescono a produrre un livello incredibile di adrenalina. E quando provi per la prima volta questo brivido poi diventa davvero difficile smettere».

 

Quest’anno vi state preparando in maniera ancora più dura a livello fisico, perché?
«Ogni anno ci prepariamo in maniera durissima alla Dakar a livello fisico. Quest’anno però lo abbiamo dovuto fare con maggiore durezza perché si è aggiunta la Bolivia, dove passeremo due giorni di gara tre i 3.000 e i 4.000 metri di altitudine. Mi alleno in palestra due ore al giorno dallo scorso settembre, facendo una pausa ogni sei giorni».

Queste gare riescono a produrre un livello incredibile di adrenalina. E quando provi per la prima volta questo brivido poi diventa davvero difficile smettere

 

Il ruolo del navigatore alla Dakar rimane ancora fondamentale e preziosissimo, ma da un po’ di tempo viene affiancato in parte anche dal Map Man. Una figura relativamente recente che studia su Google Earth ogni singolo centimetro del percorso di tappa, fornendo supporto e suggerimenti al navigatore. Chi avete scelto questa volta?
«Non abbiamo ancora scelto chi sarà il nostro map man, anche se senza dubbio ne avremo uno. Ormai tutti i team hanno un map man e anche noi lo abbiamo avuto nelle passate edizioni. È un compito davvero difficile e delicato, ma che può risultare veramente utile alla squadra. Quella del map man è una figura abbastanza recente alla Dakar, ma bisogna stare attenti a sceglierlo con accuratezza. Un suo minimo errore infatti può avere conseguenze disastrose sulla gara».

 

Michel Périn insieme a Nani Roma danzano sulle dune marocchine durante l'ultima fase di test prima della Dakar 2015

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