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Chilecito, 7 Gennaio 2015. Ciò non ostante… facciamo un paio di punti e poi ci occupiamo del giovane-che-vince-per-la-prima-volta. Dunque. La terza tappa è stata come il mea culpa degli Organizzatori che, dopo il massacro di ieri, hanno voluto redimersi con una speciale di appena 220 chilometri.
Certamente non era d’accordo Marc Coma, che oggi non avrebbe potuto fare una differenza abissale e che ha bisogno di tappe lunghe e impegnative per recuperare lo svantaggio-supplizio della mousse fumata nel corso della seconda speciale. E sarà stato felice Joan Barreda, che ha potuto proteggere senza troppe ansie il vantaggio scaturito dalla terza tappa. Quello che è evidente è che Barreda è finalmente entrato nel gioco, e vi partecipa non più imponendo le sue stranezze ma applicandosi diligentemente a stare nelle regole. Eccellente. Io credo che assisteremo a un magnifico duello e, ora che Barreda è finalmente “cresciuto”, molto intenso anche sotto il profilo psicologico. Attenzione, però, ricordiamoci che il suo Avversario è molto, ancora molto forte!
Carlos Sainz sta esaltando il debutto di Peugeot con la nuova 2008 DKR
Più facile è il compito di Nasser Al-Attyia, che non ha vinto ma, lasciando vincere lo strafottente Terranova, ha messo un altro tassello al suo posto. State a vedere cosa succede domani, e seguiamo con impazienza la corsa di Carlos Sainz, che sta esaltando il debutto di Peugeot con la nuova 2008 DKR. Da domani la corsa salta le Ande per il Passo san Francisco e affronta il suo terzo in Cile, con un “tappone” di oltre 900 chilometri di cui 315 cronometrati. Il deserto di Atacama, tra i più belli ma anche tra i più aridi del mondo, sarà un tribunale, un foro davvero competente.
Meno sabbia quest’anno, è vero, ma le “scuse” per chi rimarrà piantato tra le dune o sulle pietraie, non mancheranno.
Gli italiani in gara
La situazione degli italiani in gara. Il migliore è ancora una volta Alessandro Botturi, che deve vedersela con un apio di episodi sfortunati, il malore dopo la caduta della seconda tappa e, questo non lo dice ma la tesi è confortata dai risultati dei suoi compagni di Squadra Pain e MNetge, la moto non deve essere completamente a punto. Non fa notizia la paziente progressione di Paolo Ceci, la cui posizione va ricercata sempre alle spalle del boliviano Salvatierra di cui l’italiano è tutore.
Sono fuori, sfortunatamente, Carlo Seminara, Cesare Zacchetti e Paolo Sabbatucci, mentre i fratelli Brioschi, Matteo Casuccio, Diocleziano Toia, Francesco Catanese, continuano l’avventura, così come Camelia Liparoti che è 25ma nella classifica dei Quad che vede al comando l’uruguaiano Lafuente.
C’è qualcosa di nuovo e di bello, nella vittoria di Matthias Walkner. Il giovane austriaco, di Kuchl, a 28 anni già pluri titolato nei Campionati del Mondo Motocross MX1 e MX3, alla Dakar è veramente un novizio, un pivello, ma sta bruciando le tappe e, intanto, è già nell’albo d’oro dei vincitori di tappa. È, bisogna dirlo, la nuova generazione che avanza. E non è una questione di età, ma di testa, che in questo caso alberga nella grande cabeza dell’austriaco. Dovevate vederlo al Rally del Marocco, a ottobre. Era al debutto “africano” e alla fine si è comportato bene, ma sinceramente due mesi fa non dava l’impressione di essere un talento del road book, tanto meno un “africano”. Anzi, era sembrato quasi impacciato, infastidito dalle procedure e iper sensibile al caldo, componente cruciale dei Rally-Raid e della Dakar. Ma Walkner ci ha smentito, ancora prima di affermarsi nella speciale tra San Juan e Chilecito e prima ancora che si avesse il tempo di dubitare. Una volta che si “impara” a vincere, le cose diventano molto più facili, ed è certo che di Walkner, ora terzo nella generale, sentiremo ancora parlare.
L’altro giovane che attira la mia attenzione è Toby Price. L’australiano, che è già una star dell’enduro all’altro capo del mondo e che ha già una esperienza probante alla Baja California, è un tipo particolare. Intanto ha un talento di guida non comune. Si dice di lui che sia richiestissimo come controfigura per gli shooting fotografici.
Un funambolo, insomma. Poi è un “armadio”, un marcantonio con il fisico di una portaerei. Gli effetti delle condizioni climatiche e ambientali della Dakar non lo sfiorano, e l’uomo appartiene a quella specie di “animale” dotato di eccezionale capacità di adattamento che lo sport australiano ha distribuito nel mondo a seminare il panico, vedi Stefan Merriman.
Mi colpisce, Toby Price, perché in questa Dakar è praticamente trasparente. Ha assunto un profilo particolarmente basso e non ha mai dato mostra delle sue qualità tecniche. Corre con una KTM Rally Standard, è assistito da Roberto “Rosso” Boasso, al quale si offre quotidianamente di dare una mano per la revisione della moto, che torna al bivacco praticamente come è partita, nuova.
Toby, insomma, sta passeggiando, eppure è settimo in classifica generale. Vorrebbe ogni tanto fare una “tirata”, ma preferisce stare dietro a vedere come si fa. Questa è “testa”, la prima delle qualità richieste a un Campione dei Rally-Raid.
Auto, Tappa III. Finalmente Orlando Terranova, quarto posto per Sainz e la Peugeot
Moto, Tappa III. La prima volta di Matthias Walkner, campione del mondo MX3
Video in collaborazione con Yahoo! Eurosport