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El Salvador, 17 Gennaio. Ecco il testo, secondo paragrafo del comunicato ufficiale di X-Raid, non indicato tra gli hilights. «A causa dell'enorme velocità con cui Nasser Al-Attiyah e Stéphane Peterhansel hanno corso nei giorni scorsi, il Team Manager Sven Quandt ha deciso che i piloti del team dovrebbero mantenere le loro posizioni nella classifica generale. Il rischio che qualcosa vada storto a causa dell'enorme velocità alla quale i due stavano correndo è diventato semplicemente troppo grande. Volevamo vetture e piloti in sicurezza al traguardo e vogliamo vedere tre Mini All4 Racing sul podio».
Decisioni inaspettate
Alle due di notte, ora italiana, Sven Quandt ha fornito una spiegazione ufficiale, mettendo ordine nelle voci scatenate dalla dichiarazione di Stephane Peterhansel alla vigilia della 11ma Speciale, che avevano tenuto banco per tutto il giorno. Peterhansel, infatti, aveva dichiarato che la partita era chiusa, che gli avevano chiesto di non prendere ulteriori rischi, che il più lo aveva già fatto e che si era anche divertito. Che sa che esistono di queste cose ma che non si aspettava che si arrivasse a tanto. Dal canto suo, alla fine della stessa tappa, Roma aveva detto che lui non aveva levato il piede, che era al corrente dei desideri del team, ma che la tappa dimostrava che ciascuno dei piloti aveva fatto la sua corsa.
I precedenti
Insomma, in mancanza di un documento ufficiale, alla fine della giornata almeno uno dei due piloti faceva la figura dello sprovveduto. Il fatto cui i media si sono immediatamente riferiti è il famoso episodio al centro della Dakar del 1989, che ha però una struttura diversa. In quella circostanza Jean Todt, manager del Team ufficiale Peugeot preoccupato per la piega che stava prendendo il duello tra Jacky Ickx e Ari Vatanen, chiamò i suoi due Piloti e fece decidere a una moneta da dieci franchi, lanciata verso il cielo di Toumbouctou, il designato a vincere l’11ma Parigi-Tunisi-Dakar. Vatanen. Nel caso di 25 anni dopo, vorremmo significare, non si può dire che Sven Quandt si è lanciato per aria ed è ricaduto dalla parte di Joan Roma!
Benigni direbbe che Sven Quandt è stato “straordinario”. Il “patron” di X-Raid, “eleganteggiando” con i condizionali, decide che è l’ora che i suoi Piloti di punta “levino il piede”, congela di conseguenza il risultato, fissa la leadership di Joan Roma e frustra la rimonta di Stephane Peterhansel, secondo in classifica e ormai a un passo dal “collega”. Buonanotte Dakar!
“Il fatto che la comunicazione sia arrivata tardivamente e a cose fatte mette in mostra bassissimi livelli di sensibilità per l’importanza della questione, di rispetto per i propri piloti, per i media e gli organi d’informazione. Stessi valori anche nel rapporto con l’organizzazione del Rally e con lo sport”
A rimetterci è lo sport
Il fatto che la comunicazione sia arrivata tardivamente e a cose fatte mette in mostra bassissimi livelli di sensibilità per l’importanza della questione, di rispetto per i propri piloti, per i media e gli organi d’informazione. Stessi valori anche nel rapporto con l’organizzazione del Rally e con lo SPORT. Il “fattaccio” è saltato fuori con i rumours, e ha preso la direzione che ci si poteva immaginare, rimbalzando di voce in voce, dilagando, cambiando forma, ridimensionato psicologicamente dalle esagerazioni e fantasticamente gonfiato dai gossip. Come succede in tutti i casi in cui non c’è immediata chiarezza.
Due i motivi associati alla decisione di Sven Quandt, secondo le voci solo sua, che è l’unico aspetto della questione che non genera dubbi. Sicurezza, presa pari pari dall’episodio del 1989, e la volontà di portare tre Mini sul podio. Sono ragioni deboli tutte e due. Peterhansel e Al-Attiyah, e Roma, sono Campioni di valore e Uomini. Impossibile pensare che farebbero a sportellate. Le Mini vanno troppo forte? Le faccia a pedali per l’anno prossimo. Tre Mini sul podio? Ma in testa alla corsa ce ne sono, e ce n’erano la sera del 16 gennaio, quattro. Quindi, se voleva suscitare lo stesso clamore di Jean Todt, Sven Quandt avrebbe potuto lanciare dieci centesimi per aria e far decidere al fato se mandare sul podio Al-Attiyah o Orlando Terranova. Ci avremmo fatto quattro risate e avremmo apprezzato il segnale e il lato burlone del team manager.
“La frittata è comunque fatta. Nessuno dei due Piloti vincerà questa Dakar al 100%. Né Roma perché si dirà che gliel’hanno regalata, né Peterhansel perché si potrà ritenere che Roma gliel’abbia restituita”
Decisioni poco condivisibili
È stato detto anche che Peterhansel ha "agitato" il team perché in procinto di entrare nell’avventura Peugeot. Possibile, ma le dichiarazioni di Sebastian Loeb escludono un rientro di Peugeot così a breve termine. Resta il fatto che, certamente, la decisione del Team difficilmente può essere condivisa dal pilota. Ed è stato detto che Roma “deve” diventare il primo spagnolo a vincere sia in moto che in auto. Ma non ritengo Roma uomo capace di cercare il record al di fuori del senso sportivo che ha sempre dimostrato di avere.
Allora, questa Dakar, chi la vince? Se le cose staranno così, aprendo l’albo d’oro tra qualche tempo diremo con sicurezza Joan “Nani” Roma. Ma oggi ci resta qualche dubbio. Dobbiamo aspettare il podio di Valparaiso e scoprire che “Peter” non si è lasciato turlupinare e taglieggiare? Dobbiamo congelare anche noi la Dakar al 16 gennaio? Dobbiamo dare credito alle ultime tre tappe fino al 16, quelle in cui Peterhansel ha praticamente azzerato un ritardo di 40 minuti? Oppure, a questo punto, dobbiamo fissare la Dakar-Argentina-Bolivia Cile nella quinta tappa, quando “Nani” ha preso il volo? E perché non proprio al 16 gennaio, guardando alla prova strepitosa che “Peter” ha saputo dare quel giorno?
Ecco, la frittata è comunque fatta. Nessuno dei due Piloti vincerà questa Dakar al 100%. Né Roma perché si dirà che gliel’hanno regalata, né Peterhansel perché si potrà ritenere che Roma gliel’abbia restituita.
Fossi l’Organizzatore farei come solo Thierry Sabine avrebbe potuto. Condannerei il manager per comportamento anti sportivo e metterei fuori gara tutte le Mini. Ecco dunque la classifica finale. Primo De Villiers, secondo Dabrowski, terzo Lavieille. 2 Toyota e una Haval sul podio. Esagerato? Certo, ma se non si sdrammatizza un po’…