Dakar 2014, tappa 10. Vince Nasser Al-Attiyah (Mini). Peterhansel a un passo dal comando!

Dakar 2014, tappa 10. Vince Nasser Al-Attiyah (Mini). Peterhansel a un passo dal comando!
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Una tappa entusiasmante, infiammata della guerra fratricida tra le Mini all4 Racing di Peterhansel, Al-Attiyah e Roma, che si dividono vittoria di tappa, leadearship e emozioni | <i>P. Batini</i>
15 gennaio 2014

Antofagasta, 15 Gennaio. La Speciale della quartultima tappa della Dakar 2014 è lunga 615 chilometri, ma con un tratto centrale di 185 chilometri che auto e camion devono percorrere in neutralizzazione. È la prima delle tappe della trilogia del deserto cileno, che compone un’antologia di classici della Dakar sudamericana, ed è caratterizzata da un largo passaggio iniziale tra le dune, per proseguire su un tratto piano costellato di micidiali trappole di fesh-fesh, la polvere finissima, quasi “liquida”, che riempie buche e dislivelli ed è un’insidia invisibile sulla pista. Le auto e i camion corrono sulla stessa pista, e le medie sono elevate.

Un punto di svolta

La gara delle auto è a una svolta delicatissima. Peterhansel è all’attacco, Roma è arroccato in difesa ma per lo spagnolo è arrivato il momento di rispondere attivamente all’attacco del francese. Non c’è più spazio per correre di conserva. D’altronde è una condizione estremamente difficile per entrambi. “Peter” e “Nani” sono compagni di Squadra, anche amici, hanno la stessa, identica vettura sotto al sedere, e obiettivi ugualmente non negoziabili. Il francese ha in ballo la dodicesima vittoria e la voglia di lasciare da vincitore, e lo spagnolo, a dieci anni dal successo in moto, solo con un trionfo può diventare il primo spagnolo a vincere in entrambe le categorie.

Peterhansel ha lasciato, navigazione sbagliata e forature, quaranta minuti all’avversario alla fine della quinta tappa, ma è riuscito a recuperare mezz’ora in tre giorni, per bravura e per piccoli episodi sfortunati che hanno invece colpito Roma. Non è più questione di essere amici o avversari, o di appartenere alla stessa squadra. Puoi anche essere amico e fratello di Peterhansel, ma devi sapere che quando si abbassa la bandiera a scacchi i gradi di amicizia o parentela spariscono istantaneamente. Non è cattiveria, non è fame di sopraffazione o primordiale istinto di sopravvivenza, è solo purissimo desiderio di vittoria. In questo senso Peterhansel è un’autentica, perfetta macchina da guerra.

Non è cattiveria, non è fame di sopraffazione o primordiale istinto di sopravvivenza, è solo purissimo desiderio di vittoria. Peterhansel è un’autentica, perfetta macchina da guerra

O la vittoria o niente

Stephane ha dichiarato che per lui il secondo posto non vale assolutamente nulla. Non bisogna cadere in errore e pensare a un gioco di pressione psicologica indirizzato all’avversario, bensì prendere atto che è l’espressione di una semplice, onesta verità. Chiaro che per il latinissimo Joan Roma non è una situazione facile, né conosciuta. Nani ha vinto in moto e sa come si fa, ma non ha mai dovuto fronteggiare l’arrembaggio di un “mostro” come Peterhansel, e non è agevole doverlo andare a scoprire proprio ora che la sua gara si sospende e può diventare in un solo attimo stupenda o tremendamente avvilente.

Nella Iquique-Antofagasta il mosaico che descrive le qualità di fuoriclasse Peterhansel mette in evidenza il tassello del Pilota puro. Affidata la navigazione totalmente nelle mani del copilota, Jean-Paul Cottret, Stephane guida come in una Speciale di WRC, semplicemente a “tavoletta”. La differenza con il WRC sta nel fatto che Pilota e navigatore non hanno fatto alcuna ricognizione, e scoprono ogni metro della pista davanti a loro nell’attimo in cui vi arrivano. Non importa, “giù” il piede, la Mini All4 Racing numero 300 apre la pista a volo radente. L’unico ad “abboccare” è Nasser Al-Atiyah, che non resiste al richiamo del Rally, si diverte a seguire il battistrada nell’incredibile, lunghissima volata, e si lancia al suo inseguimento pur facendo una gran fatica a riprenderlo. Peterhansel va troppo forte!

Lotta interna

Solo nel finale, nell’ultimo tratto della speciale, Al-Attiyah si incarica di “tirare” la volata al compagno di Squadra. Peterhansel lo segue come un’ombra e l’andatura sale ancora. Nasser Al-Atiyah vince la tappa a quasi cento all’ora di media con Peterhansel nella polvere. Quasi fatta! Stephane Peterhansel ha ormai praticamente azzerato il ritardo che lo separava da Joan Roma. Lo spagnolo ha visto svanire, come granelli di sabbia tra le dita, quasi quaranta minuti di vantaggio, e conserva un margine irrisorio, ora ridotto a poco più di due minuti. Non per tutti, naturalmente, ma è come se la Dakar delle auto iniziasse adesso, a tre tappe della fine. Alle spalle del fenomenale duello che si è profilato con la nona tappa, e che si è materializzato alla fine della decima, c’è davvero il vuoto.

Nasser Al-Atiyah vince la tappa a quasi cento all’ora di media con Peterhansel nella polvere. Quasi fatta! Stephane Peterhansel ha ormai praticamente azzerato il ritardo che lo separava da Joan Roma

Una fine immeritata

Fine immeritata della Dakar di Carlos Sainz. Lo spagnolo, che aveva deciso di riprendere la corsa nonostante gli errori della quinta tappa, e soprattutto dopo la sfortunata nona tappa costata all’equipaggio del Buggy SMG Original un ritardo di oltre due ore passate in pista a riparare il triangolo di una sospensione, ha dovuto abbandonare per un incidente… stradale. Durante il tratto neutralizzato, infatti, Sainz ha deviato dal percorso per andare a rifornire la propria vettura in riserva di carburante, e in quel breve tratto è rimasto coinvolto in un incidente della strada. È il finale, quasi grottesco, della Dakar del “Matador”.

Dopo essere arrivati tardissimo al bivacco di Iquique, invece, sono ripartiti Giulio Verzeletti e Antonio Cabini. Ritardato durante la nona tappa da problemi ormai davvero inattesi di semiassi e di motore, e dopo aver dovuto affrontare gli ultimi 80 chilometri di dune, l’equipaggio italiano della PanDakar deve rinunciare anche all’ultima ipotesi di sonno e di riposo, ma riparte tra gli ultimi equipaggi al via da Iquique alla conquista di Antofagasta. Per la piccola vettura italiana è una scalata difficilissima.

 

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