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1982. La Paris-Dakar continua a crescere. Thierry Sabine vi lavora incessantemente riversandovi le idee di una fantasia inesauribile. Il numero degli iscritti, alla quarta edizione, sale a 382 equipaggi. Al via l’attore Claude Brasseur, lo sciatore Bernard Russi, la nuotatrice Christine Caron. La partenza è data il 1° gennaio da Place de la Concorde, poiché il Trocadero non riesce più a contenere il Parco Chiuso della Gara, e il Rally si conclude sulle rive del Lago Rosa il 20.
129 moto
Giornata di riposo ancora a Gao, il 10. Diecimila chilometri attraverso Francia, Algeria, Mali e Senegal, quasi seimila di prove speciali. Tra le 129 moto, le favorite sono le BMW di Auriol, Fenouil e Raymond Loiseaux, un poliziotto parigino con il pallino delle corse. Auriol si ritira per la rottura del cambio nella settima delle 14 tappe, alcune sono ancora di più giorni, e BMW decide di ritirare anche le altre due moto. Cyril Neveu torna al successo, davanti a Philippe Vassard e Gregoire Verhauegue, e regala la sua terza vittoria alla Honda, che inaugura così una incredibile storia di successi.
Soltanto 33 moto raggiungono il Lago Rosa. I fratelli Marreau portano al successo una Renault 20 nella categoria delle auto, e gli equipaggi italiani de Paoli-Lavagnat-Boneschi (Range Rover) e Tocci-Fucci (Fiat), unici italiani tra i 94 all’arrivo, ottengono il 18° e 19° posto. La categoria dei Camion è appannaggio di Georges Groine, che vince con un Mercedes. La quarta edizione della Dakar finisce sulle prime pagine dei giornali di tutto il Mondo. Durante l‘ottava tappa, tra Mopti e Gao, scompare nel deserto la Peugeot n° 178 di Mark Thatcher, figlio della “Lady di Ferro” inglese, e Charlotte Verney. Dopo tre giorni di silenzio, mai spiegati, Thatcher e la sua navigatrice vengono ritrovati sani e salvi. Thierry Sabine non si preoccupa del mistero, ha vinto la scommessa del suo Evento e si prepara ad andare oltre.
La quinta edizione
1983. 253 tra auto e camion, 132 moto, 12.000 chilometri, 15 tappe dal 1 al 20 gennaio, senza giornata di riposo. Partenza da Place de la Concorde e arrivo a Dakar. Francia, Algeria, Niger, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mali, Mauritania e Senegal. È la sintesi della quinta edizione, Paris-Alger-Dakar, che attraversa per la prima volta il deserto del Ténéré e che sarà la Dakar più difficile da quando è nata, secondo la promessa di Thierry Sabine a stento mantenuta.
Tre tappe vengono infatti annullate per le tempeste di sabbia, 40 equipaggi restano nascosti nel Deserto dei Deserti per quattro giorni, la progettata tappa marathon di tre giorni e 2.300 chilometri non può essere completata e per ben due volte la corsa va avanti mentre il suo condottiero torna indietro e recuperare i dispersi. Honda schiera Neveu, Desheulles, Rigoni, Dobrecq e Vassard. Yamaha torna con Olivier, Pineau, Merel e Bacou.
BMW al riscatto
BMW, che è decisa a riscattare la sconfitta, e la magra figura, dell’anno precedente, si affida ancora a Auriol, Fenouil e Loiseaux, e per la prima volta a un ex crossista belga, Gaston Rahier. Tra le auto, i fratelli Marreau, vincitori dell’edizione precedente, tornano con una Renault 18, ma devono vedersela con le formazioni Lada Poch, i Buggy di Sunhill e Cotel, ma soprattutto le 4 Range Rover, tra cui quelle di Metge-Gillot e Zaniroli-Cornut, e le tre Mercedes 280 GE capitanate dall’equipaggio Ickx-Brasseur.
L’ottava e la nona tappa, tra Chirfa e Agadez, e la decima sino a In Gall, sono micidiali a causa del vento di sabbia. Controlli annullati, concorrenti dispersi nel deserto, risultati a sorpresa e decimazione della carovana. La corsa va avanti, ma fa fatica anche a recuperare i molti che restano indietro. A Timbreda, quando i ranghi sono compattati, restano in gara 64 auto e ventinove moto, e si delinea il risultato finale concretizzato pochi giorni dopo al termine della volata al Lago Rosa. Hubert Auriol, vincendo quattro tappe di fila tra Bordji Omar Driss e Dirkou, si impone per la seconda volta tra le moto con la più veloce BMW bicilindrica, e Georges Groine tra i camion. Tra le auto la vittoria va alla Mercedes 280 GE dell’equipaggio composto da un Ex Pilota di Endurance e un Cantante, Jacky Ickx e Claude Brasseur. Un solo italiano all’arrivo, il debuttante Andrea Balestrieri, studente di 23 anni e 24° assoluto con una Yamaha.
427 numeri di gara
1984. la Dakar del 1983 poteva essere considerata, con l’esposizione dei suoi rischi, il limite dell’avventura di Thierry Sabine. Ma non è così. Il terribile Ténéré viene confermato integralmente, e diventa l’asse della velocità del Gran Premio del deserto. Ancora 12.000 chilometri su un percorso in parte nuovo, attraverso Francia, Algeria, Alto Volta, Costa d’Avorio, Sierra Leone, Guinea e Senegal, quindici tappe dall’1 al 20 gennaio, nessuna giornata di riposo e 427 numeri di gara, 114 moto e 313 tra auto e camion.
La sesta Parigi-Algeri-Dakar diventa una corsa no limits, e il Ténéré la sua pista di atterraggio. Il road book è in parte segreto, in modo che le Case non possano andare a provare o fare ricognizioni. Yamaha porta in gara Olivier, Bacou e Jacky Vimond, Honda Vassard, Drobecq, Neveu, Marc Joineau e Merel, BMW conferma Auriol, Rahier e Loiseaux. Con una KTM è al via Alessandro “Ciro” De Petri. Accanto a un numero crescente di Star, compaiono ancora i nomi di campioni dello sport e della Formula 1, di nuovo Thierry de Montcorgé non più con una Rolls ma con un veicolo lunare a sei ruote motrici, e anche un astronauta francese, Jean-Loup Chretien.
La Porsche e Jacky Ickx
Al via, tra le auto, ancora Mercedes, Lada, i prototipi Citroen, le Range Rover e la Renault dei fratelli Marreau, ma nel Ténéré, meno micidiale dell’anno precedente, la gara si infiamma con l’operazione Porsche lanciata da Jacky Ickx. Le incredibili macchine tedesche vincono 13 delle 18 prove speciali grazie a prestazioni sbalorditive, e portano al successo finale l’equipaggio Metge-Lemoyne. Al secondo posto è la Range Rover di Zaniroli-Da Silva, e al terzo la Mitsubishi di Cowan-Syer.
Una cosa simile accade nella corsa della moto, nella quale la supremazia delle BMW sulle piste veloci diventa netta e determinante. La gara si risolve alla fine di un duello acceso, e talvolta senza esclusione di colpi, tra Auriol e Gaston Rahier, ed è il belga ad avere la meglio alla fine. Problemi di frontiera tra Niger e Alto Volta e la tensione in seno al Team BMW caratterizzano una corsa che per la prima volta sfiora il disastro, ben più di quanto avesse fatto l’anno precedente il vento del Ténéré.
Gli italiani iniziano non solo a esserci, ma anche a farsi notare. Andrea Balestrieri è settimo assoluto, e tra i cinquanta motociclisti all’arrivo ci sono anche Paolo Bergamaschi e Alessandro Zanichelli, Giampiero Findanno, Alessandro De Petri, Beppe Gualini. Leoni-Bernardi e Mariano-Cere (Mercedes), Vismara-Agostini (Range Rover), Colombo-Colombo (Fiat) sono tra le 92 auto all’arrivo del Lago Rosa. Per non parlare dei camion di Bonera-Grassi e Arcangioli-Piersanti.