Dakar 2014, 3a Tappa. Ancora Barreda (Honda), e vittoria di Roma (Mini All4). In ritardo i “senatori”.

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L’Ufficiale Honda vince la seconda Speciale sulle tre disputate, e prende il volo nella generale. Giornata sfortunata per Peterhansel (forature, fuoripista), e leadership che passa a Roma, Incidenti a Faria e Verhoeven | <i>P. Batini</i>
7 gennaio 2014

San Juan, 7 Gennaio. Al via la prima frazione della prima tappa Marathon della Dakar 2014. Per la prima volta, quest’anno, i Piloti raggiungono il bivacco e non vi troveranno ad aspettarli i rispettivi assistenti. Niente pezzi di ricambio, né meccanici. Dovranno fare tutto da soli, dandosi eventualmente una mano tra loro.

Un tuffo nel passato

È nella formula del Rally, ed è anche un riferimento alle origini, un’evocazione, oggi rigidamente regolamentata, di quello che accadeva quotidianamente, in corsa come al bivacco, nel rispetto di un codice non scritto che ha reso leggendaria la solidarietà alla Dakar. Oggi che ogni fase dell’avventura è “tirata” nei tempi e nelle tolleranze, è anche una difficoltà in più, una circostanza delicata nella quale possono accadere fatti importanti che si ripercuotono nello sviluppo della corsa.

E oggi piove sul bagnato, poiché la corsa, già manifestatasi nella sua forma più cruda con le due difficili tappe inaugurali, incontra il suo primo imprevisto meteo. La fatica si fa sentire, e la navigazione compare a selezionare i meno attenti. La terza Speciale viene accorciata, per evitare la prima parte disastrata dalle piogge torrenziali dei giorni in cui a Rosario si svolgevano anche le ultime fasi preliminari della 34ma edizione. I motociclisti partono al KM130 del percorso originale, con orari di tabella di marcia di conseguenza modificati, mentre le auto e i camion, che inizialmente avrebbero dovuto rinunciare agli ultimi 25 chilometri, coprono invece l’intero percorso originale. Tutti, auto e moto, all’attacco delle Ande, con un passaggio a quota 4.300m s.l.m., e sul traguardo senza grandi intervalli tra le categorie, come in una diretta globale.

Joan Barreda ottiene il secondo successo personale su tre tappe, e un quarto d’ora più tardi Joan “Nani” Roma vince la Speciale delle auto. Il successo spagnolo è tra i più completi, non fosse che tra gli sconfitti ci sono alcuni tra i loro connazionali più in vista

Protagonisti e colpi di scena

Così, Joan Barreda ottiene il secondo successo personale su tre tappe, e un quarto d’ora più tardi Joan “Nani” Roma vince la Speciale delle auto. Il successo spagnolo è tra i più completi, non fosse che tra gli sconfitti ci sono alcuni tra i loro connazionali più in vista. Lo spettacolo, per la folla di spettatori che si concentrano quotidianamente sull’Evento sudamericano del momento, è di altissimo livello. Ma è ancor di più avvincente è seguire la sequenza rocambolesca di piccoli, ma importanti colpi di scena, che hanno stravolto, limitatamente a questa fase iniziale, più di una classifica.

La gara delle moto è senza dubbio quella che segue un filo più logico, ed è anche la più entusiasmante. Barreda sembra aver rotto definitivamente gli indugi e, assecondato dalla straordinaria efficienza della nuova moto che Honda ha sviluppato senza badare a spese, si dice infatti che il progetto HRC Dakar abbia un budget stellare, sta scavando tra sé e gli avversari un solco che diventa più profondo ogni giorno che passa.

Tutti contro la Honda

Oggi Barreda ha senza dubbio tratto il massimo profitto dalla velocità iniziale del compagno di Squadra Sinderland, che avendo vinto la tappa precedente era il primo a partire. Ma quando “Sundersam” ha iniziato a pagare il prezzo della scarsa esperienza di navigazione, lasciando sulla pista i semi del ritardo globale che avrebbe accumulato all’arrivo, il nuovo fuoriclasse spagnolo, “coltivato” da Wolfgang Fischer, ha davvero dato il meglio di sé.

 



Ha preso in mano la situazione e, senza sbagliare una nota, ha imposto un ritmo elevatissimo, fatale per gli avversari. Niente da dire di più: Joan Barreda e la sua Honda volano! Il valore della giornata di Barreda è evidente nell’ironia della classifica di giornata, che vede Marc Coma e Cyril Despres ordinatamente alle sue spalle, ma con un ritardo che solo oggi ammonta a cinque e sei minuti, secondo più, secondo meno, e ancor di più nella generale provvisoria, che porta il disavanzo non lontano dal quarto d’ora. Vent’anni fa quindici minuti o un’ora erano nulla, ma oggi non è così. Tuttavia, questo è il tipo di dimostrazione che, la Dakar come nessun’altra gara lo insegna, si deve offrire solo di tanto in tanto, senza esagerare. Adesso è ora che Barreda, se vuole capitalizzare il talento e il fieno messo in cascina nelle prime tre tappe di questa edizione turbolenta della Dakar, decida di darsi una regolata. È l’ora, diremmo, della saggezza.

La terza tappa è stata emblematicamente fatale per più di un Asso della Dakar. In questo caso, la San Rafael-San Juan è “moderatamente” storica. Ancora una volta, ma questa volta al contrario, Stephane Peterhansel è stato protagonista

Un terreno difficile

Giornata caratterizzata dalla durezza del terreno, dagli errori di navigazione, insolitamente numerosi, dalle forature e, malauguratamente, anche dalle cadute. Sorpresa nella gara dei Quad, con la probabile uscita di scena di Marcos Patronelli, Campione in carica e vincitore anche dell’edizione 2010. L’argentino è caduto con il suo pesante veicolo lungo una scarpata, favorendo la vittoria del polacco Rafal Sonik, che passa in testa. Tra gli incidenti, la maggior parte senza conseguenze, due importanti. Quelli di Frans Verhoeven e Ruben Faria, che sono costretti al ritiro. L’olandese per la frattura di un braccio, mentre il portoghese, secondo al termine dell’edizione 2013 alle spalle di Despres, è stato trasferito all’ospedale di San Juan per accertare l’entità delle forti contusioni alla testa e alla colonna vertebrale.

Colpo di scena nelle auto

Completamente, e clamorosamente, stravolta la classifica delle auto. La terza tappa è stata emblematicamente fatale per più di un Asso della Dakar. Anzi, è il caso di dire che, anche in questo caso, la San Rafael-San Juan è “moderatamente” storica. Ancora una volta, ma questa volta al contrario, Stephane Peterhansel è stato protagonista. Con ben sei forature e con una piccola digressione dalla rotta del road book abbastanza insolita per il fuoriclasse francese.

È stata, infatti, l’eccitazione del duello a distanza ravvicinata tra “Peter” e Carlos Sainz a portare entrambi gli esperti conduttori a commettere degli errori, relegandoli ad una parte da comprimari nella tappa vinta da Joan “Nani” Roma, la prima per lo spagnolo nell’edizione di quest’anno. Anche Roma, del resto, è in pieno duello con il connazionale Sainz, poiché sentendosi “maturo” anche per una vittoria in auto, dopo quella ottenuta in moto nel 2004, è chiaro che l’obiettivo di “Nani” deve incrociare quello del “Matador” ex Campione del Mondo Rally WRC.

Intanto il “giovane” ha la meglio, vince la tappa davanti al polacco Holowczyc, stessa macchina, e al sudafricano Poulter, Toyota, e si porta in testa alla Dakar, seguito dal sorprendente argentino Orly Terranova, anch’esso con una Mini, e da Nasser Al-Attiyah che, in ritardo con il Buggy SMG nella prima parte della Speciale, si è “salvato” chiudendo al settimo posto, giusto alle spalle di Robby Gordon che ha avuto finalmente una giornata soddisfacente e priva di contrattempi. Stephane Peterhansel è adesso quinto, con l'anomalo ritardo di oltre venti minuti dalla testa della corsa.
E ora fuori i ferri. Il tagliando lo fanno i Piloti.

 

Scopri le classifiche aggiornate della Tappa 3 di auto e moto

 

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