Dakar 2013. Le tappe e le difficoltà della gara sudamericana

Dakar 2013. Le tappe e le difficoltà della gara sudamericana
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14 tappe, 8.500 km, un’altitudine variabile tra zero e 3.850 metri. Tutti i segreti del percorso della Dakar 2013 tra Lima e Santiago, che si svolgerà dal 5 al 19 gennaio | <i>P. Batini</i>
3 gennaio 2013

Dakar Perù-Argentina-Cile: quale percorso? È la prima delle domande che si sono posti i partecipanti alla 34ma edizione della Maratona ex-africana, ora solidamente trapiantata nel continente sudamericano. Le quattro edizioni sin qui disputate hanno dimostrato che, dal punto di vista strettamente legato al tracciato, la Dakar di oggi non ha niente da invidiare alla Dakar di ieri, e di ieri l’altro. 

 

Anzi, se visti da un’angolazione freddamente analitica, i percorsi “possibili” in Sud America sono tecnicamente più vari. Diverso è l’aspetto ambientale ed emotivo, che rende difficile comparare due continenti così diversi e due storie, quella della Dakar di ieri e quella di oggi, così sbilanciate.

La Dakar di oggi è ancora molto impegnativa

Globalmente in America del Sud c’è un maggiore assortimento di terreni in una grande varietà di scenari morfologici e altimetrici, e quindi una più estesa gamma di scelte. Da una “cartolina” all’altra, i concorrenti possono passare da un contesto ad un altro completamente diverso, ritrovare la “vecchia” Africa delle dune immense e delle lunghe galoppate a “manetta”, e scoprirsi poco più avanti ad arrancare su piste infernali di sassi, scendere lungo i toboga di spiagge infinite fino alle rive dell’Oceano ed inerpicarsi su tortuose piste di montagna fino alle altitudini maestose delle Ande. Geograficamente le scelte e le opzioni sono praticamente infinite.

La Dakar di oggi non ha niente da invidiare alla Dakar di ieri, e di ieri l’altro


Per gli organizzatori la possibilità più grande è quella di poter creare di volta in volta dei percorsi fortemente caratterizzati e mai troppo simili tra loro, anche passando per gli stessi luoghi, e di imprimere arbitrariamente alla Corsa un “carattere” più o meno deciso, stabilendo a priori anche il ritmo ed il tipo di progressione.

 

La Dakar di quest’anno, per esempio, correrà su un tracciato che non presenta sostanziali novità rispetto alle edizioni precedenti ma che, “prelevando” da ciascuna delle corse degli ultimi anni un aspetto caratteristico, può offrire ai partecipanti un’edizione sostanzialmente nuova. Non molto di inedito in senso stretto dunque (i chilometri mai visti in precedenza sono davvero pochi) ma pochissime ripetizioni e una Dakar oltremodo tutta da scoprire.

Dakar 2013: difficile fin dai primi km

Sbagliano quelli che pensano che ASO abbia “economizzato” sui tracciatori o sui tempi delle ricognizioni avendo molto road book praticamente già fatto. La verità è che l’edizione 2013 potrebbe essere una stupenda antologia di questo grande scorcio di continente che ha dato alla Dakar una fisionomia molto diversa ma ugualmente, e forse più, affascinante. E tutto questo in vista di un nuovo, radicale cambiamento di rotta.

La verità è che l’edizione 2013 potrebbe essere una stupenda antologia di questo grande scorcio di continente che ha dato alla Dakar una fisionomia molto diversa ma ugualmente, e forse più, affascinanteo

 

Il Perù è stato, lo scorso anno, la grande novità di un finale in parte sconosciuto e ignoto, e quindi anche inquietante. Quest’anno il Paese non solo ospita la partenza del Rally ma sarà verosimilmente il “nodo” iniziale di una corsa che si annuncia da subito molto difficile.

 

I terreni sabbiosi, che nell’immaginario della Dakar sono sempre stati teatro delle azioni “classiche” della sua epopea più intensa, sono concentrati in gran parte nelle cinque tappe peruviane. Se a questo si aggiunge il caldo a cui la maggior parte dei concorrenti non è abituata, e la Nazca – Arequipa, una tappa di oltre 700 chilometri (sebbene con una speciale non troppo lunga, circa 300 chilometri), non è difficile prevedere che, come accadeva negli anni ottanta, la prima parte della Dakar di quest’anno pretenderà da subito un contributo rilevante di fatica e di impegno. Questa sembra essere la logica della prima parte, sulla carta, del Rally 2013: un via difficile, dispendioso, e di conseguenza selettivo.


Un’altra caratteristica generale di un certo rilievo che emerge dalla struttura del percorso 2013 è che questo sarà globalmente meno sabbioso del solito. Pur caratterizzata dalle dune del Perù (con il terribile Fesh-Fesh), di Fiambalà e di Copiapò, che sono entrate di diritto negli annali delle grandi difficoltà della Dakar, la parte “sabbiosa” del percorso 2013 è tra un quarto e un terzo soltanto dello sviluppo di Prove Speciali dell’intero Rally, la restante parte improntata a terreni da duri a durissimi e pietrosi. È, questo, uno dei motivi che hanno rilanciato (sempre sulla carta) le auto a due ruote motrici, e che favoriscono la “sopravvivenza” delle moto ammesse a partecipare alla Dakar, fino a 450cc.

La prima parte della Dakar di quest’anno pretenderà da subito un contributo rilevante di fatica e di impegno

 

Ci vuole intelligenza per non essere subito eliminati

Comunque interpretati, tutti gli indizi portano a decifrare in modo chiaro le difficoltà iniziali dell’edizione di quest’anno, e per i Piloti la conclusione dell’investigazione si traduce in una sorta di esortazione ad affrontare l’inizio della corsa con molta intelligenza e con la massima circospezione.

 

Pare ancor più logico doversi concentrare nella ricerca prima di tutto dell’acclimatamento, quindi su una sorta di programma di impegno iniziale che non costi troppo in termini di dispendio fisico. Altrimenti, il rischio è quello, come appunto accadeva alle Dakar dei mitici anni ’80, di essere destinati a subire un’inevitabile, forte e prematura selezione, tale cioè da “decimare” da subito la carovana.

 

Pianificare la calma non è cosa facilissima, poiché a sfavore della concentrazione gioca la vicinanza tra la fase d’insopportabile, crescente eccitazione dei giorni immediatamente precedenti la partenza della gara vera e propria, l’adrenalina del podio di Lima e l’arrivo ravvicinato della parte più difficile di inizio gara. Come ogni anno, in ogni caso, per verificare le condizioni suggerite dalla “carta” bisognerà attendere lo svolgimento di ogni singola tappa, in modo da aver lasciato intervenire quelle variabili, temperatura, consistenza della sabbia, eventuale piovosità e vento, che possono cambiare radicalmente le… carte in tavola.

In tutto circa 8.500 chilometri, dei quali circa 4.100 (3.500 per i camion) di Prove Speciali. Il tutto ad un’altitudine variabile tra zero e 3.850 metri s.l.m, ma con due passaggi in trasferimento oltre i 4.000 per attraversare le Ande

14 tappe, 8.500 km, altitudine variabile tra zero e 3.850 m

Il programma prevede 14 tappe. Le prime cinque in Perù, la sesta in Cile e le due seguenti in Argentina, prima della giornata di riposo di Tucuman. Dopo il riposo ancora due tappe interamente in Argentina e quindi il ritorno in Cile con la Fiambalà-Copiapò (alternativamente, nel corso delle ultime edizioni, micidiale e “tollerabile”) prima delle due tappe che, con il passaggio oceanico di La Serena, condurranno i concorrenti all’epilogo di Santiago.

 

In tutto circa 8.500 chilometri (il percorso e il relativo sviluppo chilometrico varia, in alcune tappe, per le auto, le moto e i camion, in modo da evitare gli “incroci” potenzialmente più pericolosi), dei quali circa 4.100 (3.500 per i camion) di Prove Speciali. Il tutto ad un’altitudine variabile tra zero e 3.850 metri s.l.m, ma con due passaggi in trasferimento oltre i 4.000 per attraversare le Ande, la prima volta all’ingresso in Argentina (settima tappa) e la seconda per tornare in Cile (dodicesima). Lo scorso anno la neve pose non pochi problemi alla carovana ed agli organizzatori.

Quella riportata sopra è la mappa di tutto quello che accadrà tra il 5 e il 19 Gennaio, tra Lima e Santiago, tra i 12° e 27 primi e i 33° e 39’ di latitudine Sud, attraverso Perù, Cile, Argentina e ancora Cile. Buon Anno Dakariani!

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