Dakar 2013. L’alba piovosa del 12 gennaio

Dakar 2013. L’alba piovosa del 12 gennaio
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La Dakar 2013 è quasi arrivata a metà ed è arrivato il momento di fare un aggiornamento globale sullo stato del rally sudamericano e di conoscere la situazione dei piloti italiani | <i>P. Batini</i>
12 gennaio 2013

Salta, 12 gennaio. Alle prime ore della mattina lo scenario della Dakar 2013 merita un aggiornamento globale. Alcune cose sono cambiate, altre potevano esserlo in maniera drammatica. Cominciamo con le decisioni notturne della giuria della Dakar. A Salta e dintorni ha piovuto per buona parte del pomeriggio e della notte, e da queste parti quando si parla di pioggia si intende torrenziale.

 

Attorno a Salta è diventato tutto una palude, e la prima parte del percorso dell’ottava tappa risulta impraticabile. Per questo il briefing serale è stato rinviato a questa mattina, e stamani gli organizzatori hanno comunicato ai concorrenti il cambio di assetto della seconda parte della tappa maraton. La prova speciale viene ridimensionata per moto e auto, cancellata per i camion. Resta cronometrata la sezione inizialmente prevista dopo il tratto di neutralizzazione, su 247 chilometri complessivi e in luogo, quindi, dei 491 originari. Lo scorso anno i concorrenti ebbero difficoltà ad attraversare le Ande a causa della neve, quest’anno è andata un po’ meglio in quota, ma poi è arrivata la pioggia.

La situazione degli italiani

Passiamo alla situazione degli italiani. In gara tuti i camion. Alex Caffi, che ha trovato qualche difficoltà ad adattarsi alla caratteristiche di erogazione del motore del suo Unimog, migliora di giorno in giorno, e Miki Biasion, dopo i problemi patiti nella quarta tappa, ha ripreso il suo ritmo abituale e torna tra i “primi della lista”. Procedono anche le due auto italiane “sopravvissute” al terribile deserto di Atacama, le Nissan del Team Tecnosport condotte in gara dai fratelli Carlo e Pietro Cinotto. Tra i motociclisti, l’ultimo abbandono è di Paolo Sabatucci, per un problema meccanico nel corso della sesta tappa. Manuel Lucchese sta mandando in scena un’altra edizione della Dakar all’insegna delle difficoltà. Essere riuscito a partire è già stata un’autentica conquista, e il Pilota si ingegna adesso per rimanere in gara ed affronta con coraggio e intraprendenza le difficoltà che gli vengono incontro.

 

Nella sesta tappa il suo motore ha avuto un problema di frizione, e in quella successiva ha sofferto l’altitudine perdendo molta potenza. inoltre Lucchese è partito con un motore di scorta da rifare, e si vedrà costretto a lavorare sodo per tutta la giornata di riposo. Alex Zanotti sembra aver risolto i problemi di alimentazione che hanno afflitto la sua TM sin dall’inizio, ed entra progressivamente in gara. 

Cyril Despres: colpo di scena

Il “mezzo” colpo di scena della settima tappa ha avuto per protagonista, suo malgrado, Cyril Despres, che attendevamo a una tappa risolutiva che lo avrebbe potuto verosimilmente portare in testa. I piani del fuoriclasse francese sono, invece, parzialmente naufragati, e poteva andare certamente peggio. 

 

Un problema al cambio ha impedito al quattro volte vincitore della Dakar di inserire il quinto rapporto, essenziale per sfruttare al massimo la velocissima Calama-Salta. Un problema analogo colpì Marc Coma nel corso della tredicesima tappa della scorsa edizione. Lo spagnolo riuscì a finire la tappa ma dovette dare l’addio all’ambizione di recuperare il gap che lo separava da Despres, che poi vinse. Il problema si è manifestato presto, e si è acuito alla fine della tappa, facendo sudare freddo il Campione.  Il suo portatore d’acqua Ruben Faria e Kurt Caselli, che ha poi vinto la sua prima Speciale, si sono fermati, ma non potevano fare nulla per risolvere un problema del genere, che richiede lo smontaggio del motore. 


Al bivacco di Salta, o più precisamente a quello di Cachi dove sono ospitate le moto e i quad, Cyril Despres è diventato un “sorvegliato speciale”. Tutti attorno a curiosare, piloti, meccanici e commissari di gara, fotografi e cameramen ma anche iettatori e le solite malelingue, pronte a giurare che il francese avrebbe barato e trovato il modo di eludere il ferreo regolamento della tappa marathon, che vieta l’intervento delle assistenze e che consente solo ai piloti iscritti in gara di intervenire, e con i mezzi della normale dotazione in loro possesso.

Dabrowski cede il suo motore a Despres

Si è vociferato di assistenze pirata, di meccanici fantasma e di motori piovuti dal cielo, andando a pescare nell’antologia delle “vecchie” Dakar, quando cose del genere non erano fantasie, ma la soluzione era già scritta, e forse in qualche modo prevista con largo anticipo. Cyril Despres ha cambiato il suo motore con quello del polacco Marek Dabrowski, che aveva percorso tutta la settima tappa molto a rilento, sempre intorno alla centesima posizione, e che quindi non aveva certo sollecitato il proprio propulsore.

 

Il quarto d’ora di penalità per il cambio di motore arriva in anticipo e in modo imprevisto, ma Despres resta in gara con chances ridimensionate, sì, ma non necessariamente mutate. Favori del genere fanno parte del gioco e non sono una novità, e il bravo Dabrowski ne esce con l’applauso degli appassionati e con un importante credito nei confronti di KTM, che non è solita dimenticarsi dei debiti di riconoscenza.


Restava da compiere l’operazione, non certo facile e rapido. Ma a questo proposito bisogna ricordare che Despres, prima ancora di diventare il Pilota che è oggi, è stato per dieci anni il meccanico nell’officina del suo mentore, Patrick Kevorkjan, lo stesso che gli ha offerto di sostituirlo nel primo Rally, aprendo a Cyril la strada della strabiliante carriera che lo ha portato fino a qui. Pilota e Campione, grandissimo Cyril, ma ieri sera anche capotecnico e meccanico di sé stesso. Come ai vecchi tempi!
 

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