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Pisco, 6 Gennaio. Lo slancio spettacolare di allestimenti e organizzazione, quale quello offerto da Lima e da Pisco, ovvero dal Perù anfitrione della 40ma edizione della Dakar, è quasi commovente. L’impegno è grandioso, evidente nelle manifestazioni di piazza e di pista. Ogni piazza o angolo di strada, i paesi e i villaggi attraversati dalla Carovana, le “Ferie Dakar” di Lima al Pentagonito e quella di Pisco, dimostrano che il Paese ha voluto e vuole fortemente la Maratona motoristica più dura e famosa del mondo. Lo spettacolo si fonde, poi, con la passione storica delle Carrere sudamericane nella spettacolare cornice dell’arena di sabbia attorno al bivacco di Pisco, venti chilometri a Sud della città e qualche miglio all’interno delle spiagge vacanziere del Pacifico peruviano. Tutta la Speciale della prima Tappa, corta per la verità, si sviluppa sulle dune attorno a Pozo Santo, offrendo una favolosa opportunità per gli appassionati che si assiepano lungo la pista della prima Speciale della Dakar 2018. Lo scenario è suggestivo, lo stadio va in delirio per i suoi idoli.
La Gara delle moto parte all’alba da Lima, un lungo trasferimento e, sul finire dei 250 chilometri, si ferma a Pisco e apre le danze con una Speciale corta, in fuoripista sulle dune e per niente scontata per la navigazione. Non difficile, insomma, ma già insidiosa, come nel caso di quel waypoint...
Peggio di tutti, comunquem è andata al tedesco Juergen Droessinger ricoverato per un incidente contro un camion dopo pochi chilometri di trasferimento, e non benissimo al portoghese Paulo Rodriguez, volato sulla duna “tagliata” all’inizio della Speciale e rimasto “suonato” per qualche attimo. Entrambi i ritiri vanno nei record della sfortuna precoce che anch’essa una caratteristica, certamente tra le meno amate, della Dakar.
Come va interpretata questa prima tappa, che sembra già dire molto ma che in realtà potrebbe nascondere ben altre verità? Andando con i piedi di piombo e considerando il risultato solo come un indizio. Entrambe le categorie Auto e Moto son state vinte con un’affermazione di forza, e questo è tipico più dello spettacolo che di una maratona. Di Al Attiyah si era già notato, tuttavia, che sembrava correre come se avesse un conto in sospeso, e quindi bisogna dire che la sua vittoria è almeno “coerente”. Che se ne fa il Principe del Qatar e doppio vincitore della Dakar, di una vittoria ottenuta come al termine di una manche di Motocross? Forse nulla, e certamente volare una duna alla Gordon-bis, con l’inevitabile carico di rischio, non è mai un buon investimento. Invece pare proprio che Al Attiyah abbia voluto lanciare, oltra al saluto spettacolare ai suoi tifosi, anche un messaggio di bellicosità piuttosto chiaro. È chiaro, di conseguenza, anche il messaggio di Toyota, che ha realizzato una Macchina sublime. Insomma, Al Attiyah è andato ad agguantare Peterhansel, partito prima di lui, e ha firmato la sua performance con un vantaggio considerevole sulla lista degli inseguitori, nell’ordine Ten Brinke con un’altra Toyota ultima evoluzione, e l’acclamato Pilota peruviano Nicolas Fuchs, terzo con una nuova Borgward.
C’è grande verve evidente nelle prestazioni di questi Equipaggi, e grande dimostrazione di efficienza delle Macchine, ma bisogna ricordare che partire per primi in conseguenza di una vittoria di Tappa, vuol dire aprire la pista vergine di quella successiva. Dal punto di vista della strategia non è quello che si dice un investimento, e sotto questo aspetto è meno critico, sebbene resti criptico, il bilancio “sconveniente” della prima tappa delle Peugeot, tutte oltre la decima posizione a partire dall’undicesima del vincitore delle ultime due edizioni, Stephane Peterhensel. Le 3008 DKR Maxi saranno avvantaggiate nella Pisco-Pisco, ma naturalmente nessuno dubita delle loro competitività o si lascia ingannare da una “tappetta” affrontata in modalità studio.
Anche la Gara delle Moto ha già un disinvolto protagonista nel Detentore, il vincitore dalle Dakar 2017 Sam Sunderland. L’inglese di stanza negli Emirati ha vinto altrettanto di forza ma con un pizzico di scanzonata disinvoltura, e anche in questo caso l’”indizio” rassicura i tifosi di KTM ma non abbastanza perché il risultato a double face. Sunderland parte per primo anche nella seconda tappa, e favorisce in questo modo il rientro di Barreda, stranamente solo quarto, la pressione delle Yamaha di Van Beveren e De Soultrait, la risalita di Walkner, Benavides o Meo, addirittura la riscossa di Price.
Una volta (solo qualche anno fa) si diceva che le Honda andavano forte e facevano paura, oggi le Honda restano grandi Moto ma fanno paura le KTM, sorprendono e intimidiscono le Yamaha.
L’apparenza meno in discussione è che tutti hanno fatto almeno un passo in avanti, i Costruttori di Moto e di Auto, gli organizzatori e i pianificatori, persino i Manager, onorando l’importanza del Rally. Il maggiore equilibrio generale sembra essere stato ottenuto, con la crescita delle inseguitrici di Peugeot tra le auto e con una maggiore efficienza delle Yamaha te delle Honda tra le Moto, anche se i questo caso si direbbe che KTM è riuscita a ristabilire in fretta le distanze. Trattandosi di una tendenza generale, bene la crescita dei camion Tatra, primi vincitori della Dakar 2018 con Loprais, e bene l’upgrade di Casale, primo nella gara dei Quad.