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Donald Trump è Presidente degli Stati Uniti. Nel momento in cui scriviamo questo articolo manca soltanto l'ufficialità, che dovrebbe comunque arrivare nel giro delle prossime ore. Gli analisti hanno iniziato a chiedersi quale sarà l'agenda del tycoon, immaginando quali potrebbero essere le mosse del Repubblicano in politica estera, nella diplomazia, nell'economia, e quali saranno gli effetti delle sue scelte sul mondo intero. Da questo punto di vista un dossier scottante riguarda l'automotive. L'intero settore europeo rischia di andare incontro a quattro anni altalenanti. Già, perché The Donald potrebbe contribuire ad affossare le auto elettriche in patria. Come? Per esempio eliminando i rimborsi attualmente in vigore per gli EV e gli incentivi fiscali volti a promuovere veicoli senza motore a combustione (ipotesi più che probabili). C'è però un'eccezione da considerare: Tesla, guidata dal Ceo Elon Musk, un accanito sostenitore di Trump, potrebbe invece ottenere un netto vantaggio da questa presidenza, il tutto mentre i suoi concorrenti nazionali si troveranno presumibilmente a lottare in un mercato senza sussidi.
Ma non è certo finita qui. Le tariffe elevatissime (al 60%?) proposte da Trump su tutti i beni realizzati in Cina impedirebbero ai produttori cinesi di EV a basso costo - come BYD e Nio - di travolgere il mercato Usa nei prossimi anni. Inoltre, gli analisti ipotizzano che lo stesso Trump potrebbe accelerare le iniziative di Musk nella guida autonoma, un boost ai progressi tecnologici di Tesla in un settore altamente strategico. Ricordiamo che Musk ha recentemente affermato che il nuovo robotaxi Cybercab di Tesla entrerà in produzione "prima del 2027". Attenzione però, perché in termini di vendite il discorso rischia di essere ben diverso. Nonostante i potenziali vantaggi tecnologici, infatti, il supporto di Musk a Trump potrebbe influire negativamente sulla domanda dei consumatori di Tesla negli Stati Uniti. La clientela progressista e i Democratici di Kamala Harris potrebbero provare estrema repulsione nell'immaginare anche solo di poter guidare l'auto realizzata da un acceso supporter di The Donald.
La tassa del 10% proposta da Trump sui beni UE potrebbe avere un impatto grave sui settori europei dipendenti dalle esportazioni, in particolare sull'industria automobilistica e dei macchinari in Paesi come Germania e Italia. Le case automobilistiche del Vecchio Continente pregano e sperano che l'impatto con la nuova presidenza Usa sia il più morbido possibile. Perché è vero che The Donald potrebbe imporre dazi su EV made in China ma, come detto, potrebbe anche applicare tariffe (più basse rispetto a quelle cinesi) sull'automotive made in EU. Non dimentichiamo che pochi giorni fa Trump ha parlato dell'Europa come un nemico che "Ci rifila le sue auto e non compra le nostre" (si riferiva a Mercedes, BMW e Volkswagen, sarà perché sono migliori? NdR).
Cosa significa tutto questo? Ci sono due scuole di pensiero. Da un lato c'è chi considera uno scenario del genere come un'opportunità, nel senso che Trump metterebbe finalmente – e definitivamente – fuori dai giochi i colossi del Dragone, ricacciandoli oltre la Muraglia e nei Paesi in via di sviluppo. Dall'altro, invece, troviamo quelli che ritengono una presidenza del tycoon una mezza sciagura, se non altro perché affosserebbe, insieme forse alla Cina, i sogni di gloria di tutti gli EV (e quindi di tutte le aziende auto che avevano investito miliardi nella transizione energetica). I primi si dimenticano però che i cinesi hanno iniziato a delocalizzare in Paesi UE, e che quindi potrebbero teoricamente continuare a piazzare i loro veicoli bypassando i dazi; i secondi, invece, non tengono conto che il settore EV è già affossato dal mercato. In ogni caso, saranno quattro anni di fuoco.