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Pordenone, Giugno 2018. Dicono “come Peterhansel”, che è un paragone improponibile, d’accordo, ma rende l’idea. Anche Jakub Przygonski, detto “Kuba”, trentatreenne di Varsavia, è stato un Motociclista di grido, soprattutto nel suo Paese e sulla scena internazionale della Dakar, e come l’Asso di riferimento è passato a condurre con lo stesso piglio le altre astronavi del deserto, questa volta quelle a quattro ruote. La maturità viene con il tempo, e le vittorie con l’esperienza. Entrambi i processi di crescita, in ogni caso, giungono al crocevia del successo solo in presenza del talento, che Przygonski si è deciso a portare sul palcoscenico della Dakar e del Mondiale Cross-Country & Baja in tutto il suo repertorio.
Dopo la vittoria in Qatar, ottenuta sul filo di lana per … il forfait del favorito, e principale avversario Nasser Al Attiyah, e dopo il recente secondo posto in Kazakistan dietro a Al Rajhi, “Kuba” ha dominato la 25ma edizione dell’Italian Baja, originale e atipica, unica Competizione italiana che è riuscita ad entrare e a trovare una sua collocazione nel regno del Rally Raid delle 4 ruote. La Corsa di Mauro Tavella, che si sviluppa totalmente sulla formula “concessa” dalla geografia, e ancora di più dalla particolarissima morfologia del territorio dove è nata, è a suo modo molto specialistica e, nonostante la brevità da “rush” in confronto con certe maratone della Specialità, molto tecnica e sempre durissima. Basta, per rendersene conto, “appostarsi” in una qualsiasi delle infinite “tribune” naturali lungo il percorso, e mettersi in ascolto per rendersene conto. I motori urlano da lontano la sofferenza necessaria per vincere l’attrito con il terreno di ciotoli e sassi, “viscoso” come una trappola di fango asciutto, e i colpi delle “slitte” di protezione delle Vetture contro i massi risuonano come fucilate. Tutto questo è accompagnato da una sensazione di grandi spazi a disposizione della velocità, cui gli equipaggi devono reagire con attenzione e controllo, pena l’inevitabile defaillance, meccanica o di condotta di Gara.
La Corsa di Mauro Tavella, che si sviluppa totalmente sulla formula “concessa” dalla geografia, e ancora di più dalla particolarissima morfologia del territorio dove è nata, è a suo modo molto specialistica
“Kuba”, Pilota e tattico ormai pressoché perfetto, ha condotto la 25ma edizione della Gara italiana dall’inizio alla fine dei due giorni/cinque prove speciali, mai concedendo alcuno spazio ai pur forti avversari. Vincitore della prima Speciale, prologo a Gadasin, Przygonski si è imposto nella prima esecuzione della Valvadron, 87 chilometri d’inferno, e ha poi proseguito instancabile e imbattibile sull’onda del successo, tanto da chiudere la prima Tappa dell’Italia Baja, sabato sera, con un vantaggio di quasi tre minuti sul secondo, Prokop, e di quasi nove sulla coppia in lotta per il terzo gradino del Podio, Zlapetal e Vasilyev. Stessa, identica musica, sulla variazione di uno stesso tema del tracciato, e la storia si conclude con un successo d’autorità del fortissimo Pilota polacco.
Quello di Przygonski è anche un altro “colpo” messo a segno dalle Mini di X-raid, ora impegnate nel confronto diretto con le Toyota per l’assegnazione dell’”eredità” delle Peugeot. Le Macchine di Velizy/Satory, ritirate imbattute al temine della Dakar, hanno chiuso di fatto la breve era di dominio ufficiale, quattro anni e tre vittorie consecutive alla Dakar. Fermo restando che tre delle quattro 3008 DKR Maxi, costruite per la Dakar Perù-Bolivia-Argentina, sono a disposizione, ricambi, sviluppi e assistenza, di un eventuale passaggio di mano, purché ”imbottito” di possibilità e ambizioso.
Alla fine dei 450 chilometri cronometrati e di due strepitosi giorni di Gara della Baja Italiana per definizione, la Mini All4 Racing John Cooper Works di Jakub Przygonski e Tom Colsoul, Team polacco Orlen, si è imposta sulle due Ford 150 Evo di Martin Prokop e Miroslav Zapletal. Niente da fare per la seconda Mini del Team X-raid G-Energy del Campione russo e vincitore dell’Edizione 2012 Vladimir Vasilyev, secondo ancora alle spalle di Przygonski in Qatar e costretto a cedere il terzo posto assoluto nel finale della Baja italiana, non più di qualche manciata di secondi.
Con la vittoria dell’edizione 2018, raddoppio della Corsa 2017, Przygonski pareggia il conto con l’avversario “classico” degli ultimi anni roventi dell’Italian Baja. Al Attiyah, infatti, vincitore due volte consecutive nel 2015 e 2016, era assente al confronto di quest’anno per altri impegni. Fatto ben più importante, tuttavia, la vittoria di Przygonski sedimenta la leadership del Pilota polacco, 216 punti nella classifica provvisoria di Coppa del Mondo Cross-Country Rally dopo sei delle 10 Prove in calendario. Per contro, Vasilyev, 155, che era arrivato a Pordenone con la seconda posizione nel Mondiale, è stato raggiunto e superato da Prokop che sale a quota 158.
Italiani. Il migliore Equipaggio, a sorpresa, è quello formato da Andrea Tomassini e Mauro Toffoli, in gara con una Grand Vitara. Sono stati bravi e hanno concluso al nono posto assoluto. Sorpresa anche per la Grand Vitara 1.9 DDiS di Alfano-Marsiglia, primi nell’Italiano. Tante sorprese hanno una ragione parziale, che va cercata nel ritiro di Codecà-Lorenzi, a lungo primi ma certamente non a pieno regime con la fortuna, che è una “dote” necessaria in una Gara selettiva come l’Italian Baja.
Di super italiano, all’Italian Baja, c’era la partecipazione di Eugenio Amos, autentica rivelazione della Specialità alla recente Dakar Perù-Bolivia-Argentina. Il Pilota di Varese (ma è nato in Canada) era alla seconda esperienza con la Mini di X-raid, diciamo una sorta di Gara di recupero dopo il, diciamolo, disastroso debutto in Qatar con una Macchina non troppo fortunata. E in Italia come è andata? Diciamo, di nuovo. Non bene, all’inizio, e non male, alla fine, ma ormai senza più particolari ambizioni. Si vede che non è ancora la volta buona, che la stagione “vera” di Eugenio deve ancora iniziare.
Eugenio Amos. L’Intervista… Mini
E allora riproviamo. “Come è andata?”
Eugenio Amos. “Mah, direi che è andata, ma non certo benissimo. La verità è che era la prima volta che non ero pienamente contento di andare a fare una Gara. L’abbiamo fatto perché eravamo rimasti d’accordo con X-raid che avremmo “recuperato” quella andata storta in Qatar, ma non ero convinto. Non so perché esattamente. Forse perché non ero “contentissimo” di come era andata la prima, forse perché avevo paura che la Macchina si rompesse nuovamente. Principalmente, credo che l’umore fosse condizionato dal fatto che non sono troppo amante delle Gare Sprint. Insomma, andiamo. Si parte con il prologo. Non è ancora finito e la frizione si rompe. Mi dico: eh no, com’è possibile? Ci risiamo! Avanti. Metà della prima Speciale, e rimaniamo senza freni. Un tubo tranciato nel letto del Tagliamento, probabilmente. Finiamo. Sistemiamo il problema e nella seconda Prova, per cercare di recuperare qualcosa, inizio a spingere un po’ di più, senza esagerare. Arriviamo in un punto critico, rallento ma il fondo è traditore, a due all’ora metto la macchina su un fianco. Si vede che non è cosa. Rimettiamo la Mini in pista, ripartiamo. Terza Speciale, iniziano a salire le temperature, meglio fermarsi e lasciar raffreddare. Cosa restava da fare? Niente, finire la gara “portando a casa” le due speciali della domenica, senza spingere, lasciando scorrere la macchina fino all’arrivo. Un week end, come si dice, proprio da cancellare.”
Arriviamo in un punto critico, rallento ma il fondo è traditore, a due all’ora metto la macchina su un fianco
Che fare adesso?
EA. “Molto da fare, e di sostanziale. La Stagione non è ancora partita come doveva. Ancora molte cose da decidere per il futuro prossimo e, soprattutto, per la Dakar, che alla fine è prossima anche quella. Tra le “cosette” da decidere anche con quale macchina proseguire. Alla fine della fiera, anche se non sono confortato dai risultati, anzi, con la Squadra di Mini mi trovo bene. Con i Meccanici, con i Co-Piloti, con gli altri Equipaggi. Sono ancora dell’idea che mi piacerebbe riuscire a trovare un dialogo con loro, una soluzione. Il dialogo prosegue anche in altre direzioni, è logico. Stiamo a vedere cosa emerge dalla nebulosa nella quale mi trovo in questo momento.”
Beh, come vedi anche la Dakar ci ha messo un po’ quest’anno, a trovare la quadra. E speriamo che sia la volta buona, quindi può essere un problema generale.
EA. “Sì, certamente, è un anno strano e difficile, come sempre e per tutti. Io intanto mi preparo, mi alleno. Cerco di non rimandare e non ritardare tutte quelle operazioni che servono per portarmi al momento della partenza alla cifra più vicina al 100% della forma. Intanto lavoro sul resto…”
Bene, avanti tutta e In Bocca Al Lupo!
EA. “Crepi!”