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L'intervista ad Enrico De Vita mette in luce le dinamiche del crollo del ponte dell'A10.
Un cedimento strutturale dovuto molto probabilmente al decadimento del cemento armato che sopraggiunge negli anni, specialmente nelle aree marittime. A differenza del ferro infatti, il cemento armato dopo circa 50 anni richiede una notevole manutenzione.
Nel prezzo dei pedaggi sono compresi i lavori di aggiornamento delle infrastrutture e di manutenzione ma, dalle lamentele dei genovesi delle ultime ore, sembrerebbe che la fragilità della struttura fosse un problema ben noto.
Secondo De Vita, il responsabile del crollo sarebbe un dente d'appoggio della trave che ha trascinato al suolo circa 200 metri di struttura.
«La pioggia non può essere additata come responsabile del crollo» sottolinea l'ingegnere e aggiunge «Guardando le fotografie, le due estremità integre non sembrano allineate. Il dente che ha ceduto potrebbe aver creato un movimento brusco che ha causato il repentino spostamento e successivo crollo della struttura»
Nonostante i lavori di irrobustimento programmati sul tratto incriminato, De Vita ricorda come spesso questi interventi non siano del tutto adeguati:
«In Italia paghiamo cara la manutenzione ma, molto spesso, queste operazioni non avvengono a regola d'arte, basta ricordarsi della tragedia dell'Irpinia».
Non contano le dimensioni della struttura (vi ricordiamo il crollo del ponte sulla SS36) , il cemento necessita una manutenzione costante, specialmente nelle aree geografiche esposte alla salsedine.
La ruggine infatti intacca il tondino di ferro del cemento armato aumentandone lo spessore e, allo stesso tempo, lo indebolisce; la perdita di solidità della struttura causa quindi dei crolli repentini.
Fuori dall'Italia moltissimi ponti (come il Brooklyn Bridge o il Golden Gate) sono realizzati in un acciaio particolare, molto resistente alle ossidazioni causate da agenti esterni. Un modello da seguire per garantire robustezza, minor manutenzione e soprattutto sicurezza.
«Bisogna investire in infrastrutture, i soldi devono essere adibiti alla fornitura di servizi e a dare lavoro a chi non ce l'ha. Molto spesso questi soldi rimangono nelle banche o finiscono in corruzione».
Le autostrade sono spesso date in concessione ai privati, la manutenzione a chi è affidata?
L'ente è sempre responsabile della manutenzione, sia essa ordinaria o straordinaria, e ricarica il costo dei lavori sul pedaggio che paghiamo al casello (per un valore che si aggira intorno al 10% a seconda della tratta).
L'ingegner De Vita conclude:
«Spesso il controllo viene fatto dalle stesse società: ci si fida delle dichiarazioni e del buon nome della stessa senza controllare se effettivamente i lavori appaltati siano stati effettuati in maniera consona».