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Il testo del Codice della Strada viene aggiornato periodicamente ogni tre o quattro anni e l’occasione si presta immancabilmente a un assalto alla diligenza. Assieme a norme sacrosante imposte dallo sviluppo della tecnica, compaiono privilegi e regalucci elargiti alle varie categorie che partecipano alla redazione del Codice. E non mancano regole incomprensibili suggerite dalla perenne voglia di burocrazia di certi apparati.
Ne abbiamo parlato domenica 14 novembre su RAI 1 nella rubrica “Uno Mattina In famiglia”. Vi riassumiamo qui il nostro intervento, completandolo con quanto i ristretti tempi televisivi ci hanno impedito di esporre.
Cominciamo dalle novità.
La velocità massima è stata limitata a 20 km/h nelle strade urbane e a 6 km/h nelle zone pedonali. Assieme al divieto di sosta sui marciapiedi, alla confisca dei monopattini truccati e all’obbligo di frecce e freno anche sulla ruota posteriore (da subito sui monopattini a noleggio e fra due anni su quelli circolanti), il nuovo codice della strada consente ai monopattini di percorrere strade urbane ed extraurbane, come le biciclette, ma non superstrade e autostrade. L’assicurazione è obbligatoria solo per quelli presi a noleggio. Per i quali bisogna fare una foto finale per garantire di averli parcheggiati negli appositi spazi.
Tutto bene, ma come e chi sarà in grado di controllare una velocità di 20 km/h? Con quali strumenti? A occhio? Boh?!
Ma il punto irrisolto - e dimenticato - è che nel traffico delle città i monopattini ormai si sentono simili alle moto, e si adeguano ai loro comportamenti: sorpassano a destra, ma non disdegnano la sinistra, risalgono la coda ai semafori e si piazzano in prima fila. In certe città è quasi caos.
Gli autori del Codice se la cavano con la fittizia riduzione della velocità massima. Staremo a vedere.
La validità del foglio rosa passa da 6 mesi a 12. L'esame di guida per la patente B potrà essere ripetuto fino a tre volte. È previsto l'inasprimento delle multe per chi si esercita alla guida in assenza di istruttore: da un minimo di 430 euro a un massimo di 1.731 euro e la sanzione accessoria del fermo amministrativo del veicolo per 3 mesi.
Ma nel testo è stata introdotta una norma alquanto singolare che vieta di fare l’istruttore a fianco dell’allievo a chi più di 65 anni. Come se all’età della pensione uno perdesse di colpo l’esperienza, la capacità di insegnare, la prudenza e la conoscenza delle norme del codice. Semmai è il contrario.
Il Presidente della Repubblica ha superato quella età, così come il Presidente del Consiglio, ma qualcuno li ha ritenuti non idonei – per questioni anagrafiche - a fare l’istruttore. E pensare che ai nonni, sempre nel Codice, si chiede di fare i vigili ausiliari all’uscita delle scuole. Qual è ora il senso di questo divieto? Chi lo ha introdotto? A chi giova? Alla sicurezza? Ma se uno non è fisicamente e mentalmente in grado di guidare, gli si revochi la patente, indipendentemente dell’età. Francamente ci sembra un controsenso, un paradosso…
Ci auguriamo che, nel convertire in legge questo decreto, la saggezza dei senatori faccia rinsavire il testo senza senso.
Ai dispositivi che non si possono impiegare mentre si conduce un veicolo sono stati aggiunti lo smartphone, i computer portatili, i notebook, il tablet e dispositivi analoghi che comportino anche solo temporaneamente l'allontanamento delle mani dal volante. La sanzione per questa infrazione è stata moltiplicata quasi per 3: passa da un minimo di 167 euro a 422 euro, mentre il massimo potrà arrivare fino a 2.588 euro per chi è recidivo. La riforma introduce anche una sanzione accessoria: la sospensione della patente da 7 giorni a due mesi.
Certo tanta severità appare più che giustificata dai recenti incidenti, anche molto gravi, dovuti all’uso del telefonino. Tuttavia, la prova del reato alla guida non è stata acquisita con un controllo, prima dell’incidente, ma dopo, quando la frittata era già stata fatta, andando a scoprire sui tabulati telefonici i tempi delle telefonate. Segno che i controlli sono inadeguati.
Qualcuno pensa: “Inasprire le sanzioni è sempre un buon deterrente”. A noi sembra che se non si è in grado di far rispettare certe norme, è meglio non farle. Diversamente si crea una giustizia “casuale” e velleitaria, che colpisce in modo severo solo i pochi che vengono controllati, mentre lascia impunita la maggioranza che scansa i controlli. Nei testi romani si legge che il vero deterrente per chi delinque è rendere minima la probabilità di farla franca. E non l’importo della pena.
Morale: senza seri controlli, nessun incidente verrà evitato. Francamente, quanti automobilisti vediamo con la mano all’orecchio per nascondere il cellulare? O, dai viadotti autostradali, quanti autisti di Tir che guardano la tv? Ma nella legge non c’è un cenno alla necessità e al costo dei controlli, alle responsabilità, al mancato enforcement, termine inglese - sconosciuto alla nostra burocrazia - che esprime la necessità e il modo di rendere utile ed efficace una legge, dopo averla promulgata.
A proposito di autovelox e di rilevatori di velocità, una recente sentenza della Cassazione ha ribadito che gli apparecchi devono essere debitamente segnalati e la loro posizione ben visibile. Ricordiamo che possono essere installati solo 1000 metri dopo il cartello che limita la velocità. In altre parole, è vietato mettere un cartello che abbassa la velocità e subito dopo posizionare un autovelox. Ad evitare (o forse, solo a limitare) che gli enti locali adottino questi strumenti solo per risanare i bilanci, il nuovo Codice prescrive che gli 8000 Comuni italiani e le Province debbano comunicare entro giugno quanto hanno introitato in sanzioni l’anno precedente e rendere noto nel dettaglio come investono i soldi delle multe, pubblicando una relazione sui loro siti istituzionali.
Piccolo suggerimento: se avete una casella PEC i Comuni non possono più addebitare le spese di notifica di eventuali multe.
Dal 1° gennaio 2022 la sosta nei parcheggi contrassegnati dalle strisce blu saranno gratuiti per le persone con disabilità, se i posti a loro riservati sono occupati. E per chi parcheggia in aree di sosta riservate ai disabili è previsto il raddoppio delle multe fino a un massimo di 672 euro e i punti decurtati passano da 2 a 6.
Ma il vero problema, che la norma non chiarisce affatto, è come le Forze dell’Ordine possono effettuare i dovuti controlli distinguendo fra diritti e abusi, vale a dire rispettando chi è un vero disabile e sanzionando invece chi si approfitta di un contrassegno fittizio, o intestato a chi non è a bordo. In altre parole, gli agenti sanno bene quanto sia indelicato e difficile chiedere: “Scusi è lei il disabile?”
Di Brumotti 100x100 ce n’è uno solo. Quasi impossibile imitarlo.