Crisi rifugiati, Acea: «Un rischio anche per l'automobile»

Crisi rifugiati, Acea: «Un rischio anche per l'automobile»
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Così il presidente Zetsche a proposito della reintroduzione dei controlli alle frontiere da parte di alcuni stati membri che creerebbe difficoltà nella logistica
21 gennaio 2016

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La sospensione del trattato di Schengen e la reintroduzione dei controlli alle frontiere per far fronte alla crisi dei rifugiati da parte di alcuni stati membri coma Francia, Danimarca, Svezia e Austria preoccupa l'industria dell'automobile europea.

A dare voce alle perplessità dei costruttori è il ceo di Daimler e presidente dell'Acea, l'associazione dei produttori europei, Dieter Zetsche, che a Bruxelles in occasione del 25esimo anniversario dell'associazione ha dichiarato: «Vediamo aumentare sempre di più i rischi» sul mercato auto dagli «sviluppi per niente benvenuti» sulla sospensione di Schengen con la reintroduzione dei controlli alle frontiere per i migranti.

Con la chiusura di alcune delle frontiere dei paesi UE, «Per ora siamo ancora in grado di mantenere la nostra logistica, ma vediamo crescere i rischi», ha sottolineato. Per Zetsche «Serve una forte Europa unita, e qualsiasi cosa che vada nella direzione centrifuga opposta avrà sicuramente un impatto economico negativo».

La Germania segue una linea di accoglienza nei riguardi dei richiedenti asilo: «Date a queste persone delle opportunità», aveva detto rivolgendosi ai costruttori la cancelliera Angela Merkel allo scorso Salone di Francoforte. La richiesta è stata accolta, con BMW e Daimler tra gli altri che hanno creato di concerto con i centri per l'impiego pubblici appositi programmi di formazione e inserimento professionale per gli immigrati, che costituiscono una soluzione al calo della popolazione nel mantenimento della forza lavoro tedesca.

Senza immigrazione, è stato calcolato, in Germania nel 2060 potrebbero esserci 20 milioni di abitanti in meno e la popolazione attiva già nel 2035 potrebbe scendere dai 50 attuali a 40 milioni. 

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