Crisi Cina, petrolio giù: ma perchè la benzina costa ancora così cara?

Crisi Cina, petrolio giù: ma perchè la benzina costa ancora così cara?
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Il prezzo al barile è più che dimezzato rispetto allo scorso anno (da 100 a 40 dollari), ma i prezzi alla pompa calano di pochi cent. Colpa di chi?
24 agosto 2015

Punti chiave

Il prezzo al barile del petrolio è in picchiata, ma i prezzi alla pompa dei carburanti scendono, è vero, ma la loro è una planata lenta e tranquilla, che si traduce in una spesa che per l'italiano è ancora tra le più alte d'Europa. Come prezzi al consumo dei carburanti, infatti, con un litro che in Italia che si attesta in media su 1,563 euro per la verde e 1,396 euro per il gasolio (rilevazione del Ministero dello Sviluppo Economico al 17 agosto 2015), siamo secondi solo all'Olanda. L'esborso per chi deve fare il pieno rimane dunque ancora molto alto, al limite dell'ingiustificabile. 

Perché scende il petrolio

Dopo il crollo di venerdì del prezzo del petrolio a New York sceso ai minimi dal 2009, il tonfo si è replicato questa mattina a Londra con il Brent sceso sotto i 45 dollari al barile, per la prima volta al 2009. Le cause? Sono diverse: la crisi della Cina con la svalutazione dello yuan ed il conseguente crollo del consumo interno di carburanti, i prezzi bassi imposti dall’Arabia Saudita, l'annuncio dell'Iran di voler aumentare la produzione e l'affacciarsi sul mercato dello "shale oil" americano, ovvero il petrolio estratto dalla frammentazione delle rocce (il cosiddetto "fracking").

 

Tutto ciò ha portato nelle scorse ore il petrolio a scendere temporaneamente anche sotto i 40 dollari/barile. E pensare che nel 2014 un barile di greggio costava circa 100 dollari. L'effetto ribasso sui prezzi al dettaglio si è visto, ma non come ci si aspetterebbe. Quali sono le cause? 

Perchè non scende la benzina

Il coro di analisti e associazioni dei consumatori è unanime: a frenare la discesa dei prezzi alla pompa di diesel e senza piombo sono sempre loro, le accise, ovvero qualla parte di tassazione che concorre a formare il prezzo finale per il consumatore. Secondo il MISE, per ogni litro di benzina paghiamo più di 1 euro di tasse, mentre per il gasolio la tassazione è pari a ben 87 centesimi. 

 

«E’ giunta l’ora di tagliare le accise che gravano sulla benzina nel nostro paese. Si tratta di balzelli anacronistici, introdotti per finanziare guerre ed emergenze e mai eliminati. Chiediamo al Governo Renzi di intervenire sulla tassazione relativa a benzina e gasolio, perché non è più tollerabile che gli italiani siano costretti ancora oggi a finanziare la guerra d’Etiopia del 1935», attacca il presidente del Codacons Carlo Rienzi che intanto ha già annunciato denunce alla Procura di Roma e all'Antitrust. 

 

«Il costo della benzina è passato da 1.74 euro/litro a 1.56 euro/litro e dai nostri conti dovrebbe scontare un ulteriore riduzione di 9 centesimi. Ma non vi è solo questo, vi è un’altra questione assai rilevante e assai grave relativa al fatto che la tassazione su tale carburante è passata dal 60% sul prezzo di un litro al 65% come se lo Stato, già esoso per quanto riguarda le tassazioni, fosse diventato praticamente l’ottava sorella delle compagnie petrolifere», rivendicano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Adusbef e Federconsumatori che lanciano due proposte. 

 

«Da un lato una richiesta alle istituzioni di verifiche e controllo dei costi della filiera per evitare eventuali speculazioni e dall’altro sempre al Governo una diminuzione quanto meno al 60%, come nel 2014, della tassazione (sull’ accise) sul prezzo della benzina. Se si riportasse alla normalità ed ai giusti calcoli, ogni automobilista risparmierebbe 9 centesimi al litro, come già calcolato, ma in più si dovrebbe avere una riduzione del 5% pari a circa 6 centesimi sulla tassazione con una diminuzione complessiva di 15 ( 9+6 ) centesimi pari ad un risparmio di 180 euro annui». 

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