Crisci, Unrae: “Protezione e liquidità per il settore dell'auto. Serve un intervento immediato del governo”

Crisci, Unrae: “Protezione e liquidità per il settore dell'auto. Serve un intervento immediato del governo”
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Un piano da tre miliardi di euro: è quanto sarebbe necessario secondo l'Unione dei rappresentanti delle automobili estere, per contrastare gli effetti dell'emergenza Coronavirus sull'intero comparto automotive
1 aprile 2020

In un'affollata conferenza stampa virtuale, la prima nella storia dell'organizzazione, Unrae ha scattato la sua istantanea sull'industria dell'auto italiana (e non solo).

E' una foto in bianco e nero che esprime tutta la drammaticità del momento, non diversamente da quanto accade per i ritratti della stragrande maggioranza dei settori industriali di tutto il mondo in ginocchio per l'epidemia sanitaria.

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Anche se quello dell'auto è un settore particolare, alla luce dell'importanza che la mobilità riveste nella vita degli individui e nelle economie degli Stati. In Italia, tanto per avere un ordine di grandezza, il comparto vale, complessivamente, il 10 per cento del Pil, ed è reduce da un periodo di forte pressione per via dei forti investimenti effettuati per condurre il passaggio all'elettrificazione dai ritorni ancora incerti.

Snocciola le cifre di una crisi senza precedenti il presidente Unrae Michele Crisci, potenzialmente anche più grave di quella finanziaria di 10 anni fa.

A partire da quelle dei primi due mesi dell'anno, al termine dei quali il totale delle immatricolazioni ha registrato un calo del 7 per cento rispetto all'anno precedente.

Un paziente da proteggere e curare

Un mercato ammalato già prima di contrarre il virus, quindi, che “va adeguatamente protetto con un approccio strategico - spiega Crisci - sia dal punto di vista sanitario fino a quando la situazione non si normalizzerà, che occupazionale, lungo tutta la filiera”.

A sua volta, qualunque piano in tal senso risulterà vano se non sarà accompagnato “da tutti quelli stimoli necessari a dare sostegno alla liquidità delle imprese in un contesto di forte diminuzione, sia della domanda (per via della rete di vendita in standby, dello spettro disoccupazione, dell'incertezza sul futuro, nda) che dell'offerta (produzione ferma, difficoltà nell'approvvigionamento della componentistica, eccetera, nda)”, aggiunge il presidente Unrae.

La seconda parte della conferenza, la più attesa, ha riguardato gli scenari possibili. L'Unione nazionale dei rappresentanti dgli autoveicoli esteri che, lo ricordiamo, rappresenta 46 aziende, per un totale di 76 marchi da 53 miliardi di fatturato complessivo e 160 mila occupati, ha previsto due macro-possibilità: una orientata a un certo ottimismo, l'altra dalle tinte più fosche. La discriminante, tra le due, il tempo. Cioè la durata di quella che è stata definita “una tempesta perfetta”.

I due scenari possibili

Partiamo dall'ultimo dei due, il Worst case, che ipotizza una chiusura totale delle attività protratta fino all'agosto di quest'anno, con una progressiva ripresa nei mesi a venire. Osservando la curva che descrive l'andamento delle vendite di autovetture a uso privato nel tempo, in questo scenario l'anno si dovrebbe chiudere sugli stessi livelli del giugno 2019. A fine anno, secondo le previsioni, il totale di autovetture vendute raggiungerà poco più di un milione di unità, con un calo del 46 per cento rispetto al 2019 (chiuso con circa 1 milione e 900 auto vendute).

Nell'ipotesi migliore, invece, che prefigura uno stop fino a tutto il mese di maggio, la curva si caratterizza per una salita più rapida ma a fine anno il venduto risulta grossomodo sugli stessi livelli dello scenario peggiore, ma con una differenza più contenuta (-32 per cento) rispetto all'anno precedente.

A tutto ciò hanno fatto seguito le proposte per contenere al massimo gli impatti sul settore. Crisci si rivolge all'intero arco costituzionale, interpellando maggioranza, opposizione, ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, dello Sviluppo Economico, delle Finanze, ipotizzando interventi quantificabili in tre miliardi di euro e conclude la disamina con due possibili grandi fronti di azione.

Che fare, quindi?

Il primo ha a che fare con l'ecobonus introdotto nella legge di Bilancio 2020 e prevede un aumento della disponibilità dei fondi a esse relativi e la conseguente introduzione di una terza fascia di vetture destinare a beneficiarne (con emissioni di CO2 tra 61 e 95 g/km) e un aumento degli importi per la seconda fascia (quella con emissioni da 21 a 60 g/km).

Il secondo frangente è quello che riguarda il riallineamento fiscale agli standard degli altri Paesi Ue sui veicoli aziendali nuovi (da cui oggi siamo lontanissimi) con l'aumento dei valori relativi a tre diversi parametri: il tetto del costo massimo deducibile fino a 50 mila euro, la quota ammortizzabile al 100%, e la detraibilità dell'Iva.

“Tutto questo - conclude Crisci - concorrerà a raggiungere tutta una serie di obiettivi, dalla tutela occupazionale alla protezione e al rilancio dell'industria e del suo indotto, dalla difesa della continuità dei servizi pubblici essenziali alla riduzione dell'impatto ambientale e l'aumento della sicurezza nella circolazione, fino al ritorno economico per l'erario”.

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