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Cosa cambierà il 4 maggio, cioè allo scadere delle misure di restrizione degli spostamenti varate l’8 marzo scorso? L’esecutivo italiano ha allo studio una serie di misure che dovrebbero permettere di conciliare una graduale ripresa delle attività insieme al mantenimento del distanziamento sociale al fine di evitare la trasmissione e la conseguente moltiplicazione del contagio da Coronavirus.
Un nodo particolarmente importante è quello del trasporto pubblico, dal momento che treni, bus, metropolitane, tram ma anche aerei e imbarcazioni sono ambienti in cui vi è tipicamente una forte presenza di persone e di conseguenza sono più alti i rischi di contrarre il virus che provoca il Covid-19.
Nella cosiddetta “Fase 2” risulterà ancora un caposaldo della prevenzione il distanziamento. A questo proposito il ministro dei trasporti Paola De Micheli ha anticipato alla stampa una serie di misure che con tutta probabilità verranno prese al fine di mantenere la distanza di sicurezza tra i passeggeri.
«Non possiamo più immaginare che milioni di persone si muovano tutte insieme tra le 7.30 e le 9.30, non ce lo possiamo permettere sinché non troviamo il vaccino. Proprio perché abbiamo in testa di potenziare il servizio del trasporto pubblico dobbiamo immaginare un modello organizzativo della società completamente diverso», basato su «una modifica delle frequenze negli orari di punta e degli orari di lavoro», ha spiegato De Micheli.
Si fanno strada dunque alcune ipotesi in attesa che siano giudicate efficaci dal Comitato scientifico e dalla task force che sta assistendo l’esecutivo.
I mezzi pubblici potranno essere riempiti «al massimo al 60%», ha anticipato il ministro. Dunque via a orari differenziati per le diverse attività produttive, in modo da diluire l’affluenza degli utenti su un arco temporale più ampio rispetto alle classiche “ore di punta”, insieme a biglietti contingentati e controlli prima di salire a bordo con ingressi e uscite regolati.
Fondamentale sarà anche il mantenimento della distanza tra passeggeri: quindi solo posti a sedere per tutti e, nelle metropolitane, posti disegnati a terra per chi viaggia in piedi per mantenere una distanza interpersonale di almeno 1-1,5 metri.
A tutto ciò si dovrebbe accompagnare un aumento delle frequenze delle corse, in modo da poter assorbire la richiesta.
Si pensa anche ad un controllo hi-tech degli spostamenti, sfruttando una app in grado di monitorare il riempimento dei veicoli pubblici e la distanza tra le persone attraverso gli smartphone.
A questo proposito l’orientamento va verso lo sviluppo di una applicazione utilizzata in tutta la UE o, quanto meno, di diverse app sviluppate localmente ma con funzioni e caratteristiche standardizzate.
Proprio oggi gli Stati membri hanno approvato delle linee guida sulle app che raccomandano, ma ancora non impongono, alcune regole di funzionamento: dovranno essere anonime e installate solo volontariamente, dovranno basarsi su tecnologie di prossimità come il Bluetooth e non sul GPS che traccia la posizione geografica, dovranno poter avvertire della presenza di una persona infetta, ma senza rivelarne l’identità.
I tempi comunque si preannunciano abbastanza lunghi per la svolta “tech”: dal 30 aprile 2020, le autorità sanitarie pubbliche valuteranno l'efficacia delle app a livello nazionale e transfrontaliero. Gli Stati membri dovrebbero riferire entro il 31 maggio 2020 e rendere le misure accessibili ad altri Stati membri e alla Commissione per una revisione inter pares. La Commissione valuterà i progressi compiuti e pubblicherà relazioni periodiche a partire da giugno 2020 e per tutta la crisi, raccomandando azioni o l'eliminazione graduale di misure che non sembrano più necessarie.