Così è facile capire perché Volkswagen licenzierà 35.000 persone

Così è facile capire perché Volkswagen licenzierà 35.000 persone
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Il gruppo tedesco resta il più affollato tra i costruttori auto globali, anche dopo i tagli.
24 marzo 2025

La notizia dei 35.000 esuberi in Volkswagen ha fatto rumore, ma basta guardare i numeri per comprendere meglio il contesto. Il colosso tedesco ha chiuso il 2024 con 679.472 dipendenti, un organico enorme rispetto a Toyota, che ne conta 384.338. Anche dopo i tagli, Volkswagen continuerà ad avere una forza lavoro molto più estesa di quella dei suoi principali rivali, un’eredità di un passato industriale pesante e centralizzato, difficile da snellire in tempi rapidi.

Il confronto è ancora più evidente in patria: solo in Germania, Volkswagen ha 293.338 dipendenti, una cifra superiore all’intero organico globale di Stellantis, secondo gruppo europeo. È qui che il CEO Oliver Blume sta cercando di incidere, mediando con il potente consiglio aziendale tedesco per ottenere 4 miliardi di euro di risparmi annui. Ma i margini d’azione sono limitati. Le leggi sul lavoro e la presenza dominante dei sindacati nel consiglio di sorveglianza (supportati anche dallo Stato della Bassa Sassonia) frenano le ristrutturazioni radicali.

Volkswagen ha avviato una strategia di pensionamenti e uscite non sostituite, evitando chiusure immediate di stabilimenti, ma ha comunque reso noto che almeno due impianti europei sono in esubero. Il problema è aggravato dal calo delle vendite e dalla necessità di competere con Tesla e le nuove case cinesi, più snelle e digitalizzate.

Il gruppo continua a produrre internamente gran parte dei suoi componenti, dai motori ai cambi, fino agli assali, e punta a espandersi anche nelle batterie per elettriche. Ma questo modello, tipico della vecchia industria europea, oggi pesa sui conti. Mentre altri del settore – da Bosch a Continental, passando per Schaeffler – stanno tagliando, VW appare ancora troppo lenta.

In questo scenario, i tagli a Porsche (1.900 posti), Audi (7.500) e alla divisione software (ridotta di un terzo) sono solo l’inizio di una lunga trasformazione. Eppure, anche portando a termine tutti questi piani, Volkswagen resterà ancora un colosso sovradimensionato.

Nel frattempo, la speranza dell’industria tedesca è che un aumento della spesa pubblica possa rilanciare l’economia interna, depressa dalla fine dell’energia a basso costo dalla Russia e da un calo delle esportazioni. Ma senza una vera rivoluzione culturale e organizzativa, sarà difficile per VW riacquistare slancio competitivo nel panorama automobilistico globale.

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