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Torino - Ad Automotoretrò 2015 abbiamo intervistato Corrado Lopresto, grandissimo appassionato italiano che può vantare una delle collezioni di automobili italiane più preziose al mondo. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Come nasce la sua grande passione per l’auto d’epoca?
«Questa passione è nata praticamente fin da subito perché ce l’ho avuta sempre nel sangue. Dopo la patente, anziché comprare un’automobile moderna, ho scelto di prendere la prima Balilla tre marce».
Perché pezzi unici?
«E’ stata l’emozione del ritrovamento a farmi orientare fin da subito alla ricerca di pezzi unici. Automobili che io ho acquistato per pochi soldi perché sono state trascurate e sottovalutate per anni. Oggi poi posso dire di avere la soddisfazione di vedere il valore della mia ricerca, e quindi della mia collezione, riconosciuto in ambito internazionale»
Perché auto italiane?
«Mi sono concentrato sulle auto italiane perché ho sempre amato i carrozzieri. Da architetto mi sono ritrovato a studiare storia dell’arte, ho sempre apprezzato la pittura del ‘600 e poi ad un certo punto, studiando design, capii che lo stile italiano era quello più straordinario. La cosa che mi appassiona di più è capire chi ha disegnato la macchina».
Mi sono concentrato sulle auto italiane perché ho sempre amato i carrozzieri
Oggi quante auto ha collezionato?
«Veramente tantissime, ma come mi disse una volta il proprietario del museo Louwman “ne ho la metà di quelle che vorrei”».
Una volta si ritrovò persino a dover correggere l'ex primo ministro britannico Tony Blair. Ci racconta questo aneddoto?
«Tony Blair faceva parte della giuria del Concorso d’Eleganza del Kuwait. Mentre passava in rassegna le vetture disse che il mio esemplare era una Rolls-Royce. A quel punto fui costretto a correggerlo. “Non è una Rolls, Sir, - gli dissi - per acquistare questa Isotta servivano sette Rolls Royce».
Di che auto si trattava?
«Era un’Isotta Fraschini del 1930 carrozzata da Castagna e rappresentava il massimo dell’opulenza mondiale. Quest’auto è stata la prima otto cilindri in linea, con quattro freni idraulici. Aveva interni in cinghiale e pitone, maniglie d’argento. Nemmeno il buon Blair poteva immaginare che valesse così tanto!»