Coronavirus, Mutano gli equilibri di Energia e Mobilità?

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La situazione italiana e quella globale pagano già tanto o ancora poco, per la diffusione del Covid-19? Vedremo dilazionate alcune tappe nella transizione della mobilità? Ne parliamo con Matteo Di Castelnuovo, docente Bocconi, focalizzando sul settore energia
6 marzo 2020

Sono passate due settimane, da quando l’Italia si è scoperta luogo molto sensibile all’impatto dell’epidemia Coronavirus. Quella che si pensava riguardasse solo la Cina o chi vi aveva molto a che fare, oggi tocca invece tutti e tutto, o quasi. Persone e sanità, ma anche aziende, trasporti e quindi mobilità su ogni raggio. Milano, tra i primi grandi centri fuori Cina a sentirne l’effetto pesante, è oggi una città universitaria “chiusa ma attiva” al tempo stesso. Parlando di mobilità in rapido cambiamento e di energia che la supporta, abbiamo chiesto un’opinione in Bocconi, alla SDA. Matteo Di Castelnuovo, Direttore del MaGER (Master in Green Management, Energy and Corporate Social Responsibility) è un docente che di norma segue aspetti economici per l’energia, la sostenibilità e altri temi aziendali esterni al prodotto in senso stretto. Nel giro di pochi anni, molti di questi temi si sono sovrapposti totalmente al mondo della mobilità e alla filiera automotive, con i suoi prodotti rivoluzionati dall’elettrificazione, dalla eco-sostenibilità programmata istituzionalmente.

Quella filiera stessa sconvolta dall’impatto dell’epidemia prima in Cina, poi in Italia e gradualmente anche nel resto del mondo. Se ne parla anche troppo e in modo talvolta superficiale. Citando linee dei Costruttori che rischiano di fermarsi, ipotizzando un cammino già dirottato per l’auto elettrica. Andiamo per gradi.

Come sta vivendo l'università questo momento di limitazione per il coronavirus: ve lo aspettavate? “Una rivoluzione senza preavviso per l’università. Nessuno se lo attendeva, salvo anticipare di poco l’azione di certi governi e divulgare prima info utili sulle misure cautelative, lievi. Ogni incontro ora avviene da remoto. Per fortuna alcune università avevano già pronte le piattaforme tecnologiche da usare, come noi”.

È l’effetto delle limitazioni governative e della grande mobilità focalizzata intorno, dentro le sedi universitarie, adesso ridotta allo zero. Tutto che fila liscio in un’organizzazione come la Bocconi, o ci sono difficoltà? “Prima onestamente questi sistemi online erano soprattutto per figure senior. Come i laureati o i lavoratori, che ne fruivano in certi modi. Adesso si sono dovuti gestire i circa 15.000 studenti. Si possono mettere online in breve, ci riusciamo ma ci vuole sempre del tempo per adattarsi tutti. Invece da subito, in poche ore, è triplicato a dir poco il traffico comunicazione, su messaggi, mail e telefonate”.

Matteo Di Castelnuovo, Associate Professor of Practice in Bocconi
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Fare tutto in video, si dice banalmente ora, per il lavoro e per la formazione da remoto, ma non è uno scherzo su certi volumi. “No, anche perché siamo quelli con maggiori restrizioni, rispetto ad altri Paesi”.

Effetti di questa limitazione, se durasse? Si sposterebbero persone e quindi anche le esigenze mobilità delle università milanesi? “No, per adesso. Forse come reputazione, a lungo non ci guadagniamo di certo. Molti stranieri sono rientrati ai propri Paesi ora, ma lavoriamo ancora con loro online sui programmi in corso. Se però un genitore è nel momento in cui deve scegliere e la situazione a Milano è questa..”.

Venendo al settore, alle aziende e alla mobilità di un certo tipo come quella sostenibile, tanto spinta almeno finora: ci sono impatti già misurabili? “Sì, ci sono effetti immediati. L’Italia avrà indubbiamente un rallentamento. Di tipo congiunturale però, se si pensa al solo problema virus”.

Una situazione che quindi nel tempo, prima o poi, speriamo di gestire e arginare. Intanto, le misure come vengono prese? “Tutte le aziende hanno indicazione di lavorare da casa e quindi ridurre la mobilità. Meno aggregazioni in sostanza. Cina e Corea del Sud a parte, siamo solo noi con questo livello. Ad ora regna uno strano smarrimento per alcuni, ma quasi tutti accettano che sia la cosa giusta da fare. Un Paese allineato in sostanza, sia enti o istituzioni come le università, sia aziende”.

Come sono messi gli attori dell'energia utile alla mobilità, in questo contesto? “L’impatto è certo per tutti. Quale dipende dalle aziende e dai loro input o output. Chi vende carburanti, con certa mobilità ridotta non è ancora detto quanto sia messo male istantaneamente. C’è meno traffico e anche meno persone sono in movimento, cala la domanda, ma sale l’uso di mobilità singola. Se l’azienda invece è di quelle che vende verso la Cina, sono serie difficoltà”.

Non suona usuale, sentir dire che si vende alla Cina. “Ci sono varie aziende italiane che vendono ai cinesi. Persino l’Africa vende prodotti energetici alla Cina, da Nigeria e Angola. Il prezzo del petrolio ora scende. Non è un buon periodo di certo. E vale anche per l’import, in senso opposto: chi attende prodotti dalla Cina è in rallentamento. Ma questo tipo di crisi parte da lontano e le aziende lo sapevano, ormai: o si trova altra fornitura, o si rallenta”.

La mobilità connessa, globale, passa per un cambiamento anche di risorse energetiche e di equilibri che il Coronavirus potrebbe ritoccare
La mobilità connessa, globale, passa per un cambiamento anche di risorse energetiche e di equilibri che il Coronavirus potrebbe ritoccare

Non sempre subito, come vogliono far temere alcuni. “Questo effetto per i prodotti con elementi cinesi lo vedremo nell’arco dell’anno. Dipende da quando la Cina esce dalla fase di allarme, noi comunque lo vedremo con dei mesi di ritardo, il nostro calo collegato”.

Ci sono aree più o meno a rischio di uno shock all’equilibrio, nei settori Energia e Mobilità? “Al momento il rallentamento del trasporto pubblico è il male maggiore. Perché è quello che ci serve per decongestionare e de-carbonizzare. Circa le fonti, se il petrolio scende ancora potrebbe calare l’incentivo verso la transizione elettrica e la de-carbonizzazione stessa. A valle del mercato si cerca la soluzione più economica, ovviamente. Il rallentamento economico poi, può portare a maggiore difficoltà per diffusione tecnologie nuove e pulite, nella mobilità.

Qualcuno nell’auto si domanda se oltre il rinvio di certa attività 2020, non sia da ritardare il percorso a tappe sulle emissioni. La variazione è così forte e rapida da sconvolgere certi cammini intrapresi anche per l’energia? “Il prezzo petrolio era sceso da giungo 2014 per due anni. Anche allora aveva rallentato il percorso, oggi però il cambio mentalità si sente e vede ovunque, anche per gli investimenti messi in campo. Alla lunga prevarrà il cambiamento strutturale della mobilità, ora rallenta magari, non si ferma”

Come si può sentire l'Italia: possibile un impatto sulla mobilità per il nostro equilibrio nella gestione delle energie? “Come Italia, andremo facilmente in recessione, a zero o sottozero. Per quanto riguarda il mix energetico però non abbiamo grossi problemi. Anzi, il resto del mondo vede la Cina consumare adesso meno gas e meno petrolio. Il problema prima era il contrario, che la loro attività alzava i prezzi. Noi siamo importatori netti, di gas e petrolio: poco ci varia. Salvo che nei piani ambiziosi d’investimento nelle tecnologie rinnovabili, derivanti dai noti PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima). Parecchi elementi del famoso piano disposto dai governi verso il 2030 (quello italiano appena approvato, a gennaio 2020, ndr) sono basati su sistemi e prodotti che hanno dipendenza da forniture cinesi”.

Quali parti? “Ad esempio i pannelli, turbine eoliche ma soprattutto batterie, i cui prezzi sono scesi molto meno delle altre componenti”.

Il 2030 è stato preso a riferimento per molti obiettivi ecologici, con effetti programmati per energia, mobilità e filiera. Dopo il Coronavirus resterà tutto inalterato?
Il 2030 è stato preso a riferimento per molti obiettivi ecologici, con effetti programmati per energia, mobilità e filiera. Dopo il Coronavirus resterà tutto inalterato?

La Cina che simboleggiava parte della nuova mobilità, ora ci influenzerà meno forse. Ma siamo sempre stati diversi non solo nel gusto delle auto, anche nella filiera energetica che le alimenta. “Loro hanno tutto il controllo della filiera, non è cosa da poco. È un problema per il resto del mondo se vogliamo: perché sono tra i primi produttori sia di pannelli, di batterie, che di certi mezzi pesanti elettrici. Hanno controllo sulla raffinazione del litio e la lavorazione di materie prime. Rispetto a noi e altre nazioni, non si sono messi su un lato del settore, ma presidiano tutta la filiera. Un vantaggio strategico rilevante in ogni caso”.

Eppure tante Case auto non cinesi, parlano di fare molto e bene con le vetture elettriche di massa, anche se i volumi stentano, fuori Cina. “A parte il fenomeno anticipatore di Tesla, è davvero forte sentire certi annunci di Costruttori, pronti a fare profitto in un solo anno dal lancio di modelli elettrici da noi”.

È un’affermazione forte se a farla sono gli europei, pensando a chi ha in mano certi elementi delle filiera energetica necessaria. La Cina influenza anche l’offerta e i prezzi di vari elementi nel sistema coinvolto, batterie in primis, ma hanno attivato anche il lato dell’idrogeno (usato nelle elettriche Fuel-Cell). Se rimane troppo ingessata la Cina, anche da noi potrà stentare certa mobilità ecosostenibile.

Le auto elettriche di massa, al debutto nel 2020 per molti carmaker europei, risentono della crisi Covid19 e del legame con la CIna?
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