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Alcuni lo hanno capito nel 2020, che sarebbe cambiato non solo in quel momento di inizio pandemia, il modo di lavorare nel settore automotive, il tempo di produzione e fornitura di certe parti, il costo finale di alcune parti. Cambiato, poi, in modo evidente anche il costo di una certa tipologia di auto. Nel 2021 le prime evidenze per molti e adesso, nel 2022, anche la voce di alti dirigenti tedeschi a confermare: il cambiamento industriale, dovuto alla cosiddetta crisi dei chip scoppiata nel 2020, è quasi strutturale, almeno quadriennale.
Con buona pace di chi rincorre tempi brevi e sconti, su certi modelli di auto e di sistemi, di ricambi. La crisi dei chip insomma non si risolve nel 2022 come pronosticato da qualcuno, almeno per vari marchi europei. Fase diversa per le produzioni americane ed asiatiche, ma tutti si allineano poi in qualche modo, posizionando la migliore offerta che possono sul mercato a fronte di equilibri peggiorati.
A peggiorare ulteriormente la situazione poi la guerra in Ucraina, capace di fermare e rendere carente per molte Case anche la parte di cablaggio, fondamentale in una vettura anche termica. A farne le spese anche qualche sistemista, prima degli stessi automobilisti, utenti finali.
Il capo delle finanze del Gruppo VW, ovvero Seat, Skoda, Audi, Volkswagen, ma anche Porsche, Lamborghini, Bentley e Bugatti ha parlato in questi giorni ai media usando l’espressione “carenza strutturale delle forniture". Certo, molte altre Case sono messe meglio, qualcuno ha migliorato i flussi nel 2021 e conta di risolvere entro fine 2022, ma il gruppo VW è riferimento per molti. Almeno in Europa difficile credere che altri competitor possano essere messi molto meglio, su certe tecnologie che richiedono certi ricambi e parti definbili “chip”.
La stessa BMW ha detto di essere ancora in “piena crisi” da chip e di vedere una normalizzazione nel corso del 2023. Esistono poi anche Case asiatiche che negli anni si sono sposate e sistemisti europei, ora in attesa più di quelle che sono rimaste "in casa" comunque anch'esse inficiate dalla crisi.
Il vero step di velocizzazione e quindi, forse, ridimensionamento prezzi e attesa, arriverà nel corso del 2023, per questi due colossi tedeschi, con il 2024 dato come anno che ripristina i flussi. Ma dopo 4 anni di temi e prezzi saliti, difficile pensare realistico un “reset” al 2019.
I fornitori di microchip hanno programmato i propri flussi e salvo scossoni nel settore, nella concorrenza o nella domanda, non si potrà vedere un grande aumento di produzione. A questo punto, dietro le lamentele per prezzi di listino che non possono essere troppo scontati e attesa auto, o ricambi, in aumento, probabile si stiano giocando partite di relazioni, di accordi e di interessi economici che porteranno alcune Case auto a sfornare prima e meglio i propri prodotti, grazie a rapporti migliori con i (pochi) sistemisti a presidio della gestione elettronica oggi.
Lasciando meno lavoro ai rivali che, magari, perdono politicamente accumulando “ferro già cablato” in attesa di centraline, a prezzo decente o, al contrario, sistemi pronti ma non funzionali per mancanza di pochi elementi da “due lire” (un tempo, quando li facevano anche in Europa!).