Concorso Italiano: il maggior raduno al mondo di auto italiane è in California [Intervista - Foto Gallery - Video]

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Intervista a 360° con il Presidente Tom Mc Dowell, giunto al traguardo della 34-esima edizione di un raduno tricolore con quasi 1000 vetture presenti sui prati del Bayonet Black Horse Golf Course. In California, a ferragosto, si respira vera passione per l’Italia. A quattro ruote e non solo…
24 novembre 2019

Cosa avviene dalle parti di Monterey, in California, ogni anno a ferragosto? Di certo molto che non sappiamo ma un evento fisso, che riguarda anche noi italiani e le nostre tradizioni, esiste da oltre trent’anni. E’ il “Concorso Italiano”, kermesse capace di riunire moltissime vetture italiane di grande valore ma, soprattutto, una giornata che per gli americani vuole dire respirare passione tricolore a 360°. Passione motoristica, ovviamente, ma non solo. Già, forse non lo si direbbe ma insieme a quasi mille automobili di ogni genere e da collezione, ci sono soprattutto svariate migliaia di persone interessate agli elementi culturali e dello stile italiano, da condividere.

L’edizione 2019 è stata quella dei record, con 10.000 visitatori. Tom Mc Dowell è il presidente di Concorso Italiano, un vero amante non solo delle nostre vetture ma anche della nostra cultura e del modo di viverla negli USA. Abbiamo di recente potuto ospitarlo nella redazione di Automoto.it e i suoi discorsi, si sono concentrati proprio sulla passione condivisa in modo spontaneo, quella che il suo pubblico riesce a esprimere nella grande giornata italo-californiana del Concorso.

Se pensando alla Monterey Car Week con un ambito declinato ai modelli molto pregiati del made in Italy, vi raffigurate in mente qualcosa che assomigli al glamour selezionatissimo di Villa d’Este (evento basato in Italia ma a patrocinio tedesco) sbagliate. Anche questo si chiama Concorso, vero (a proposito, il dominio del sito è proprio www.concorso.com) ma il modo di viverlo è molto più aperto, tra i numerosissimi partecipanti che non si dividono spazi d’onore tra piccole e pregiate strutture storiche ma, al contrario, abbracciano in modo amichevole un grande prato: Bayonet Black Horse Golf Course, oltre cinquemila metri quadrati di superficie espositiva. Il pubblico qui è sempre direttamente a contatto con le auto del Concorso, tra sfilate, esibizioni e premiazioni.

Mc Dowell lascia l’Italia soddisfatto di avere in casa nuovi sponsor italiani, come Pirelli e Menabrea, ma quello a cui tiene oltre gli aspetti di forma, economia e contorno, fatto di stand e “gusto italiano” esportato negli USA, è l’appeal genuino. Sembra strano per noi europei, mischiare hypercar e auto storiche di valore inestimabile, che spesso nemmeno possiamo toccare, a modelli semplici di cui si racconta una manutenzione “fai da te” mostrando il pezzo sostituito. Eppure è quello che può accadere al Concorso, dove si uniscono collezionisti d’auto internazionali “top” (contributori di molte organizzazioni benefiche, imprenditori o professionisti nella fascia di reddito più alta) a possessori di semplice auto; pur che sia vettura italiana e amata. Se vi incuriosisce sapere quale sia stata la vincitrice dell’ultima edizione, è una Ferrari: 250 GT II Cabriolet del 1960.

Un Best of Show al Concorso Italiano vale molto, per il possessore ma anche per l'auto stessa
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Intervista

Come e perché, è nato in California un evento come Concorso Italiano? "Tutto è cominciato a metà degli anni Ottanta, quando si ritrovavano i possessori americani delle auto Maserati. Dopo un primo raduno se ne ripeterono altri, fissi di anno in anno a Pebble Beach. Il terzo anno già erano due i grandi club, con quello Lamborghini che si era aggiunto".

Una serie di inviti che si sono estesi per i possessori americani di molte delle più ambite auto italiane. "Sì, sono i club la forza. Perché ogni socio è realmente appassionato del marchio e di quelle auto. Gli piace guidarle ma anche mostrarle e parlarne con gli altri. Ogni volta è bello riunirli in grande numero, nello stesso posto".

Quanti anni sono passati da quella prima edizione? “Siamo al 34-esimo anno e si va avanti. Io non sono stato il fondatore, ma ho preso la direzione nel 2009".

Quanti sono attualmente i club coinvolti in Concorso Italiano e di che tipologia (indipendenti o ufficiali)?"Poco più di una dozzina, quattordici all'ultima edizione. Per gran parte sono club indipendenti o riconosciuti, ma sempre in ottimi rapporti con le Case e le divisioni americane delle stesse. Sono a volte gestiti da possessori molto appassionati e hanno sede in Nord America e Canada. Il Ferrari Club e quello Lamborghini per esempio, sono di quelli riconosciuti dalla Casa madre".

La crescita ha avuto dei gradini diversi, o delle difficoltà, per arrivare alle dimensioni esagerate di oggi? "No, man mano sono stati estesi inviti ai diversi club, passando per Alfa Romeo, Fiat, Lancia. Ferrari non è stato tra i primissimi, anzi, ma oggi siamo arrivati a circa 900 auto italiane tutte insieme".

Una cifra impressionante, a pensarci. Come sono ripartite le presenze? "La maggior parte sono Alfa Romeo, Lamborghini e Ferrari. 500 delle auto sono di questi tre marchi".

Come si svolge l'evento, non sarà facile gestire così tante auto e di valore, tutte insieme? "E' su giornata singola. Non semplice, vero, ma in oltre trenta anni ci siamo sempre riusciti. Si parte la mattina, fino alle quattro del pomeriggio con le varie attività".

Una grande esposizione dove la guida avviene a margine. "Esatto. Noi ci posizioniamo su un campo da golf, dove le auto permettono una bella visione, in mezzo al verde".

Ci sono dei premi ovviamente, per il Concorso. “Abbiamo i vincitori di ogni marchio, Best of brand. Ognuna poi concorre per il Best of Show, nato da un’idea di Raffaello Porro, CEO di StudioRPR e ambasciatore in Italia di Concorso Italiano dal 2015, ma ci sono anche altri premi particolari”.  

Tra questi spicca quello denominato “La bella macchina” award, dato a personaggi di assoluto rilievo nel motorismo (albo d’oro con nomi altisonanti, a questo link). Le categorie di marchio invece sono, ad esempio: Lancia, Iso/Bizzarrini, Fiat/Abarth, DeTomaso, Maserati, Lamborghini, Alfa Romeo e Ferrari. Ognuno ambisce al premio, anche perché averlo significa non solo un fatto personale, ma un apprezzamento.

Una maggior valutazione magari, per la propria vettura? "Di certo è ambito e molti possono poi vantarsi del premio assoluto. Come accaduto per Stanghellini, con una Best of Show poi venduta a una quotazione molto elevata".

Avvengono molti scambi di vettura, durante o tra le varie edizioni del Concorso? "Dipende. Alcuni preferiscono tenere l'auto per tutta la vita. Altri possono cambiarla dopo pochi anni. In ogni caso essere vincitore del Best of Show non vuole dire per forza massimizzare e vendere subito l'auto. La maggior parte dei presenti al Concorso Italiano non vede l'auto come un investimento, o una risorsa finanziaria, ma solo come passione”.

Un target un po' diverso da altri concorsi diffusi nel mondo, che vantano auto di grande valore presenti e premi da assegnare, pensando alla nicchia dello scambio per collezionismo. “No, qui è soprattutto passione. Tutto l’evento si basa sulla passione per le auto italiane e l’Italia“.

Quindi ci sono molti italiani, presenti in California quel giorno? “No, tutti di certo si ritrovano amando l’Italia e le sue auto, ma non occorre essere italiani. Qualcuno arriva persino dal Giappone, per passione“.

Nel 2019 si sono sfiorate le 10.000 presenze di pubblico
Nel 2019 si sono sfiorate le 10.000 presenze di pubblico

Vetture e persone

L’età media delle auto iscritte al Concorso quale è? “Ce ne sono di tutti gli anni, soprattutto degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Ma anche parecchie nuove“.

Per quelle in produzione, che tipo di modelli sono più apprezzati dagli amatori americani? “Di certo le Alfa Romeo, con Giulia e 4C, ma anche le Maserati, come Ghibli e Quattroporte”.

Un target diverso, da quello delle classiche? “Non sempre, anzi. Spesso i collezionisti possiedono sia le classiche sia una di quelle nuove. Chi ha una nuova Ghibli, magari ha anche altre due o tre Maserati classiche. Quest’anno è stata spettacolare per mix di età l’area Lamborghini. Con tutti i modelli in attuale produzione incluse delle nuovissime Urus, insieme alle storiche”.

A proposito di Urus, il SuperSUV di Sant’Agata come viene visto dagli americani amanti e soprattutto possessori, clienti vecchi e nuovi ma solo di pure sportive Lambo? “Lo adorano. I fan del marchio in USA apprezzano la sua velocità e lo stile”.

Nessuno che critica il segmento e la condivisione di elementi base con altri marchi del gruppo? “No. La stessa cosa avvenne per Porsche e la hanno fatta poi molto bene. Anche Lamborghini ha fatto un ottimo lavoro con Urus e i possessori capiscono che non è una supercar.. Ma è sempre una Lamborghini, la passione per il marchio rimane".

Tornando al Concorso, quanto conta l’età delle auto. Ci sono classi e meriti particolari? Limiti per iscrizione? “Le auto sono sia degli anni Cinquanta sia nuove. Non ci sono limiti. Per esempio nell’ultima edizione abbiamo avuto anche delle concept-car e delle one-off, piuttosto che serie limitatissime“.

C’è quindi interesse forte anche per i modelli fuoriserie, italiani? “Sì, assolutamente. E non è nemmeno così difficile che ce le vogliano portare. Per il nostro ambito pregiato, con lo scenario e tutti gli spettatori di target molto interessato. È un’opportunità avere esposta qui una concept. Come avviene per le Zagato, con Zimp. Di recente abbiamo avuto anche DeTomaso P72 e New Stratos, di MAT “.

Questo interesse è dato dal pubblico che è molto targetizzato, per dirla all’italo-americana, su questo genere di vetture. Quale ticket viene pagato, dagli spettatori? “Dai 100 ai 200 dollari, dipende dal tipo di accesso e di servizi inclusi”.

Non poco… “Si tratta di persone molto interessate alle auto. Molti che presenziano perché potrebbero, o vorrebbero, acquistarne qualcuna nel caso. Sanno dell’opportunità rara di averne così tante insieme, da poter vedere e toccare. Di belle auto italiane”.

Avvengono anche delle compravendite quindi? “In alcuni casi sì, capita”.

Come si suddividono i frequentanti di un simile evento, la fetta di amatori di auto italiane evoluta in 34 anni di storia americana. L’età media dei possessori varia, secondo i marchi? “Un po’ si. Soprattutto le Ferrari, quelle storiche di maggior valore, sono in mano a persone di maggiore età. Un po’ avviene anche per gli altri marchi, le vetture più attuali sono di persone più giovani”.

Audo del passato ma anche hypercar moderne e concept, si sfidano per gli applausi del pubblico al Concorso Italiano
Audo del passato ma anche hypercar moderne e concept, si sfidano per gli applausi del pubblico al Concorso Italiano

Otto zeri a cielo aperto

E’ un evento davvero grande il vostro, con tante auto e tante persone. Diverso da quelli unicamente per collezionisti, di nicchia, nonostante il pregio e il valore elevato delle auto esposte. “E’ vero, ci sono auto che valgono tantissimo, come alcune Ferrari. Si superano i dieci milioni, per alcuni modelli“.

Molto grossolanamente possiamo dare una stima di circa 100 milioni, come valore del “parco espositivo” al Concorso Italiano di Monterey. Eppure, qui tutte le auto le fanno vedere e toccare, agli spettatori.

Poi anche andare per le strade, ovviamente. “Si, non abbiamo una sfilata il giorno del sabato, che è quello del concorso, ma avviene nei giorni precedenti. Ci sono anche incontri e discussioni con personalità del motorismo il giorno prima. Unite a dei percorsi di qualche centinaio di Km che prima impegna chi vuole farli, divertendosi. La mattina del Concorso però, tutti si posizionano nella loro area e festeggiano le varie ricorrenze, insieme. Quest’anno abbiamo avuto quelle per il 50° Dino Ferrari, ad esempio (ma anche di Iso Rivolta Lele, il 60° DeTomaso e i 70 anni Abarth). Ci sono sempre attività nell’esposizione”.

In effetti le vetture non solo sempre statiche, ma vengono presentate e passano davanti a pubblico e giuria, per farsi votare al Concorso. “I giudici sono presenti e le auto vengono valutate e commentate, di continuo, fino alle premiazioni del pomeriggio”.

“E’ il più grande evento per volume se contiamo le Ferrari e le Alfa Romeo. Un evento che certi club attendono tutto l’anno. Vedere così tante auto del marchio insieme vuole dire, per possessori e fan, anche un evento sociale. Si mangia e si discute insieme”.

I club soprattutto organizzano dei viaggi di alcuni giorni, per i propri membri, con meta il Concorso Italiano in California. Lo attendono tutto l’anno, è il culmine di alcune attività. Ogni anno poi, sono accolti dei grandi designer italiani o comunque di marchi italiani, per fare parte della giuria.

“Quello che cerchiamo di fare è condividere la passione italiana. Non solo auto ma stare insieme, mangiare e ascoltare musica. Tutti aspetti importanti. Ci sono coppie che vengono per l’intrattenimento e la socialità dell’evento, indipendentemente dalle auto che portano. Si passa molto tempo a chiacchierare. Ci sono aziende che presenziano con i loro stand proprio per questo senza essere del settore, c’è chi cura l’ambito fashion“.

Insomma molte attività, tutte insieme all'aperto però... Non si teme il maltempo? “E’ California. In 34 anni non abbiamo mai visto una goccia d’acqua sulle vetture”.

Raffinatezze e singolarità, abbinate al gusto e ai marchi auto tricolori
Raffinatezze e singolarità, abbinate al gusto e ai marchi auto tricolori

I fan attendono l’evento con una certa trepidazione in alcuni casi, si preparano e ricevono informative dal web oltre che un catalogo cartaceo. Con le preview e tutte le attese, l’ultima settimana per gli organizzatori è di quelle molto intense. “Si, anche perché ogni anno dobbiamo fare qualcosa di inedito o rinnovato. Specie per chi viene da decenni, come gli amanti Maserati”.

Quale è l’aspetto che dovete curare di maggiormente? “Ogni anno cerchiamo, tra le altre cose, di raccontare le migliori storie di auto. Ci sono modelli che fanno parte dello show da tempo ed è interessante sentire il vissuto delle auto. Come sono state comprate e perché vengono tenute, come sono utilizzate“.

In questo il target americano del Concorso è forse più aperto di certi eventi un po’ troppo ristretti e poco permeabili d’Europa. “Ma non solo sul campo. Durante l’anno con le pubblicazioni cerchiamo di raccontare tutto quanto possibile per, chi nella giornata non ha potuto osservare e ascoltare”.

Spesso ci sono storie divertenti. Di auto scovate in garage dove erano ferme da decenni. Di riparazioni lunghe e faticose, dopo che generazioni precedenti di proprietari le auto le hanno lasciate a eredi ora appassionati. "Si parla di passione dei possessori, ma anche delle famiglie che se la tramandano”.

"Diamo i premi alle migliori auto in assoluto ma anche a quelle che più si migliorano di anno in anno, o quelle mantenute più a lungo. Il premio onora le più belle storie legate all’auto, fatti e persone oltre che il mezzo meccanico in se”.

Ci sono differenze tra possessori, collezionisti o semplici appassionati, americani ed europei? “Quando si parla di amanti veri, collezionisti, no. Hanno la stessa passione. Forse in Europa ci sono collezionisti esagerati, nella quantità di vetture e nella conoscenza, come Lo Presto. Non è che gli americani ne sappiamo meno delle loro auto, ma qui i collezionisti hanno più possibilità di contatto con certi marchi e modelli, con la storia nata qui”.

Ci sono storie molto dettagliate da raccontare, ogni anno. Difficile scegliere per l’organizzatore. “Si, alcuni che vogliono venire al Concorso e ci contattano: li ascoltiamo prima. Molti sanno raccontare quasi ogni giornata delle loro vetture, da quando le hanno prese. Anche se la hanno da decenni. Penso che in qualche caso, le amino forse più delle loro mogli”.

Nel mondo dei club, così attivi, ci sono persone fanatiche solo di un marchio, che non passerebbero mai all’altro. Sono ben visti passaggi, o la presenza da iscritto in più club? “I club sono un mezzo ottimo per socializzare, in ogni caso. Si trovano informazioni soprattutto per le auto meno giovani, quelle più difficili, conta quello”. Lo scorso anno infatti uno stesso collezionista ha vinto i premi di due marchi diversi, Ferrari e Maserati.

I personaggi molto legati a un marchio e rappresentativi, anche su più fronti, sono sempre gettonati. “Ci sono casi come Mario Carlo Baccaglini, fondatore di Auto e Moto d’Epoca a Padova, che ha vinto La Bella Macchina Award 2019; per la passione e il costante impegno nella promozione delle auto d’epoca. Premiamo chi ha una vita di passione e c’è una folta lista di personaggi per La Bella Macchina. Gente che ha vissuto, respirato e lavorato con le auto italiane per una vita”.

Le quasi mille vetture del Concorso Italiano si posizionano sui prati di un campo golf, dalle parti di Monterey
Le quasi mille vetture del Concorso Italiano si posizionano sui prati di un campo golf, dalle parti di Monterey

Selezione per passione

Come arrivano le auto al Concorso. Sono più quelle che vengono trasportate o quelle che usano le proprie ruote? “Sono circa un centinaio, almeno, quelle che vengono trasportate per vari motivi. La maggior parte però sono guidate fino a destinazione”.

Come si fa ad iscriversi, ci sono tempi e limiti per essere parte del Concorso? “Le iscrizioni aprono tramite contatto anche online, a dicembre dell’anno precedente. Si chiudono circa un mese prima, in certi casi ammissibili si sfora ad agosto”.

Ci sono tipi particolari di auto a cui ambite, nel Concorso, indipendentemente dal marchio? “Non sono solo le tipiche Garage Queen, che valgono moltissimo ma stanno anche molto ferme. Apprezzo tutte le auto restaurate e quelle che i possessori guidano dopo averci lavorato, perché trasudano passione. Quelle che hanno fatto viaggi e hanno vissuto storie; le storie fissate nei ricordi di chi ci si è seduto dentro e le racconta al Concorso. Il miglior metodo di selezione per me è ascoltare molte storie di un possessore e della sua auto. Vuole dire che è un valido appassionato e realmente vive con quella vettura che vuole portare al Concorso”.

Poche selezionate motociclette presenziano al Concorso Italiano
Poche selezionate motociclette presenziano al Concorso Italiano

Per le auto da competizione invece, si trova spazio? “Non assegniamo premi per quelle, ma almeno un paio di auto da gara ci sono sempre, in mezzo alle altre“.

E poi, non ci sono solo quattro ruote, giusto? “In genere accogliamo delle moto, una quindicina al massimo. Sono modelli particolari, che arrivano per esempio da un museo della California“.

Ci sono altri eventi che reputate concorrenti, del vostro? “Non so esattamente dire per l’Europa, ma negli USA, in California, ci sono parecchi eventi simili. Nessuno però è unicamente dedicato alle vetture italiane”.

Per le prossime edizioni l’obiettivo è accrescere ancora il volume, oppure altro? “Sono già molte le auto, pensiamo di più alla qualità che alla quantità. Difficile metterle insieme tutte. Preferiamo dare nuovi motivi per venire, includere nuove aziende italiane interessate a presenziare e collaborare”.

Darete un limite alle auto iscritte? “Probabilmente 900 è il numero corretto. Quello che invece vogliamo far crescere sono i partner azienda, come qualcuna del beverage che già abbiamo, per tutto il pubblico, ma anche tecniche per le vetture”.

Durante il Concorso in effetti, visto il target, può essere interessante. Ci sono attività legate alle manutenzioni? “Si, per esempio con Bacchelli & Villa, per chi vuole restauri 100% fedeli all’originale. Solo aziende certificate”.

Al Concorso premiate molto l’originalità delle vetture? “Certo, soprattutto per Ferrari. Selezioniamo quanto è prodotto d’origine in fabbrica o restaurato al meglio“.

Sono accaduti casi di modelli non del tutto conformi? “Capita e se pur siano belle, non possono vincere il Concorso. Sono squalificate”.

Avete intenzione di collaborare con altri eventi lontani da voi, estendere il Concorso a più date o location? “Al momento no. Molte persone vengono da lontano e si preparano per la nostra giornata. Anche noi stessi, lavoriamo centinaia di giorni in un anno per fare il meglio solo in uno, quello”.

Lamborghini in California, al Concorso Italiani 2019
Lamborghini in California, al Concorso Italiani 2019

Le auto del presidente

Quali auto, italiane, possiede il presidente del Concorso Italiano? “Ne guido due. Un’Alfa Romeo Spider 2.0 del 1984 e una Fiat 500. Ammetto che è bello e impegnativo per me lavorare sull’Alfa”.

Cosa ne pensa, il presidente del Concorso, dell’elettrificazione pesante per le nuove auto in commercio (e in questo le italiane, sono un po’ indietro rispetto ad altri, ndr). Delle pure vetture elettriche? “Le persone si preoccupano di vari aspetti dell’auto moderna. Ma una delle bellezze, per i nostri amatori, è proprio nel motore classico e nel sound. Quello impagabile di molte grandi sportive italiane. Non credo che nessuno dei fan vorrà mai perderlo”.

Ma ci sono sportive velocissime, senza il motore termico. “Ho guidato auto Tesla. Bella da guidare, certo, veloce. Ma che silenzio!”

Quale è l’auto preferita, dei sogni o da potersi mettere in garage, per il presidente del Concorso? “Una concept che abbiamo ospitato circa dieci anni fa, piaciuta anche a mia figlia: Bertone Pandion (su base Alfa 8C Competizione, ndr). L’ho vista quando la hanno preparata e presentata, poi l’ho rivista qui in Italia al Museo di Torino in questi giorni. Ma è ovviamente un’auto che non posso acquistare e usare. Invece quella che è sulla copertina della nostra ultima pubblicazione, la Ferrari Dino, è forse la mia favorita”.

La domanda ovvia per un americano, è: come fa ad appassionarsi di vetture italiane? “Per me è stato semplice. Da giovane avevo la mia prima auto, che era inglese. Mi piaceva e la curavo personalmente. Un giorno vado dal rivenditore, dove si doveva andare perché spesso servivano ricambi, per quelle auto: uscendo noto quello che è esposto dall’altra parte della strada! C’era un dealer Ferrari e la prima volta che ho visto la Dino, me ne sono subito innamorato”.

Il presidente di Concorso Italiano, Tom Mc Dowell, in visita in Italia
Il presidente di Concorso Italiano, Tom Mc Dowell, in visita in Italia
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