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In questi giorni rimbalza sul web dagli Stati Uniti l’immagine, invero divulgata in primis dal canale social Retrokomp / Loaderror a inizio anno, di un vecchio e sporchissimo Commodore 64 che sarebbe ancora utilizzato oggigiorno, insieme al suo bel monitor monocromatico a fosfori verdi e al lettore floppy-drive 5¼" quale strumento per la bilanciatura alberi trasmissione, presso un’officina polacca. Senza giungere al record di un oggetto mitico e ricercato, oggi quotato ben oltre il valore da nuovo e noto per le funzioni di gioco com’è il C64 nato nel 1982 (quello della foto, adattato per uso officina, è un C-64C di generazione successiva al 1987 con case ispirato al C128, ndr) non occorre andare troppo lontano, per trovare presso alcuni autoriparatori specializzati delle strumentazioni basate su PC d’annata, che lavorano nel 2016 come a metà anni Novanta. Servono eccome i vecchi computer, ancor oggi e non solo quelli adibiti, un po’ artigianalmente ma con tanta inventiva, a scopi lavorativi come quel vecchio Commodore polacco tanto vissuto ma caro (in tutti i sensi) ai teenager degli anni Ottanta. Sono un po’ come vecchi ferri del mestiere difficili da sostituire, quando capita la vettura particolare, che svolgono il proprio compito nello stesso esaustivo modo anche dopo decenni, perché quello e sempre solo quello devono fare.
Poco prima che venissero gli anni in cui il cosiddetto personal computer usciva dall’ambito professionale, per divenire strumento privato, magari d’intrattenimento e quindi via via molto più, i principali costruttori auto dotavano parte delle proprie reti riparative di allora potenti strumenti diagnostici o di controllo, che univano delle interfacce dedicate all’automotive, ai classici PC “compatibili” al tempo in ascesa sui mercati. Questa flessibilità e combinazione mai vista prima di fine anni Ottanta, dove l’Europa una volta tanto non era seconda agli USA, non era da tutti ma, quando le grandi Case passarono a qualcosa di dedicato totalmente anche nella specifica hardware e nei contenitori, vennero i generalisti e i produttori di attrezzatura Aftermarket. Si videro così giungere prima nei reparti sviluppo e test, quindi presso le officine “più avanti”, combinazioni di software e interfacce varie le quali, tramite un PC spesso desktop, potevano permettere ad esempio la funzione di diagnosi seriale per le centraline motore, ABS o Airbag, delle vetture in produzione a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta; piuttosto che l’analisi di segnali corrente e dei gas di scarico, quando andava ancora di moda per gli automobilisti smaliziati, sapere “quanto CO emetteva la propria auto - almeno al minimo - per girare bene”.
La stessa Alfa Romeo, insieme a Lancia e Fiat, cercò di dotare in quegli anni la propria rete di un imponente carrello allestito denominato S.D.C. (Stazione Diagnosi Computerizzata) che provò senza troppo successo a pensionare in anticipo il precedente e minuto F.L.T. strumento alimentato dalla stessa batteria delle vetture che, per ogni tipo di diagnosi, doveva fisicamente sostituire la cassetta interna. Quella oggi rarissima stazione, come altre gradualmente più popolari venute in seguito, aveva all’interno computer con schede madri sulle quali si trovano CPU (es. 486) e memorie oggi da museo con aggiornamenti trimestrali tramite mini floppy disk , ma che costavano a listino quanto una berlina media del tempo. Se si possiede una vettura di quegli anni, magari di un certo pregio, non è detto che tutte le funzioni di diagnosi e controllo di quegli strumenti originari, al debutto molto completi, siano state inglobate nei moderni tool efficientemente, anzi, proprio per questo può capitare talvolta di vedere avvicinarsi su rotelle un cosiddetto “cassone” con sistema operativo MS-DOS 6.22, Windows 3.1 o esagerando W95, che avvia lentamente il proprio programma diagnostico (con relativa comunicazione tramite presa RS-232 seriale se multimarca, o apposite schede interne ISA/PCI se dedicato) verso delle prestanti Alfa 75 V6, 155 Q4 o 164 Turbo, stando su gloriose vetture italiane, piuttosto che Audi 100, VW Corrado o magari un semplice Transporter (T4) per le tedesche.
Un vintage, quello dei primi connubi mondo PC e mondo autoriparazione, non solo mai caduto totalmente di moda, ma per qualcuno rimasto necessario.