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Alcuni lo chiamavano il rottamaio, altri addirittura lo sfasciacarrozze. Espressioni arcaiche, figlie di un tempo lontano, che non esiste più. Anche perché, oggi, non c'è più niente da rottamare e nemmeno da sfasciare. E, soprattutto, non vengono più dismesse "carrozze", ma automobili, peraltro sempre più complesse e sofisticate. Ma soprattutto preziose, perché ricche di materiali nobili che sarebbe folle anche solo pensare di gettare via. È per questo che, oggi, esiste l'autodemolitore. Un organismo complesso, che non più ha più semplicemente l'obiettivo di "buttare via" ma di riciclare e riutilizzare il maggior numero di componenti possibili ricavati dalle auto a fine vita.
Del resto l'epoca in cui le vecchie automobili si accatastavano semplicemente in un campo è ormai finita. E fortunatamente del tutto bandita dalla legge, dal momento che aveva effetti deleteri sull'ambiente. I veicoli, lasciati semplicemente al macero, rischiavano puntualmente di inquinare, per esempio, la falda acquifera con i vari liquidi (lubrificanti, freni, carburante) che piano piano fuoriuscivano dai loro serbatoi o, peggio, dalle batterie. Oggi la demolizione delle auto è strettamente regolamentata e richiede processi molto severi, come abbiamo scoperto in questa nuova puntata dei "Mezzi Speciali". Grazie alla complicità dell'impianto Cesa di Monza e dell'Ada, l'Associazione Demolitori Autoveicoli, abbiamo avuto la possibilità esclusiva di seguire tutti i diversi passaggi previsti per legge, fino al momento della pressatura finale, dove quel che resta di un'automobile si trasforma nella famosa "scatoletta di tonno". Che, a sua volta, verrà processata, riciclata e riutilizzata. Insomma un percorso virtuoso di ri-suo e riciclaggio, che meritava un vero e proprio documentario.
Si ringraziano Cesa Srl e ADA (Associazione Nazionale Demolitori Autoveicoli)
Riprese: Camilla Pellegatta, Leonardo Mannoli
Drone: Fabrizio Partel
Montaggio: Camilla Pellegatta