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Donald Trump sta per diventare ufficialmente il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Nei quartier generali delle principali case automobilistiche del mondo non statunitense il panico ha già preso il sopravvento. Ceo e dirigenti sono preoccupati per le mosse economiche del tycoon, che potrebbe mantenere le promesse fatte in campagna elettorale e scatenare una pioggia di dazi e tariffe su ogni singola automobile straniera esportata negli Usa, addirittura fino al 100%.
Se è vero che in cima alla lista nera di Trump ci sono i brand made in China, poco sotto troviamo anche i veicoli europei, giapponesi e coreani, tutti “colpevoli” di invadere le strade americane a discapito dei brand autoctoni. È dunque partita una singolare corsa contro il tempo nella quale i partecipanti, ovvero i grandi colossi dell'automotive globale (extra Usa), stanno cercando di capire come bypassare, alleggerire o arginare gli effetti dei dazi trumpiani. C'è chi, come i player cinesi, ha iniziato a costruire fabbriche oltre confine, tra Europa, Messico e Sud-Est asiatico nella speranza di aggirare le tariffe, e chi, come Subaru, punta sul mercato americano per stroncare il problema alla radice.
Secondo gli ultimi dati di Consumer Reports, Subaru è al primo posto nella classifica annuale dei produttori di automobili più affidabili dell'anno stilata da tester di prodotti indipendenti. Il marchio nipponico, per la cronaca, ha interrotto la supremazia di Toyota e della sua divisione di lusso, Lexus, che da otto anni dominavano le prime due posizioni della lista. Ebbene, un risultato del genere ha contribuito ad accrescere il prestigio di Subaru in un momento non particolarmente propizio per le auto made in Japan, tra scandali, crisi economiche e fusioni all'orizzonte. A causa dell'ombra di Trump, l'azienda nipponica ha lasciato intendere di voler rivedere operazioni e strategie, a partire da quelle riguardanti il dorato mercato statunitense (il più grande per il marchio). Nello specifico, nel 2025 Subaru vuole incrementare la sua quota di mercato negli Usa, passando dall'attuale 4,2% al 5%. Alla fine del 2025 il marchio guidato dal Ceo Atsushi Osaki dovrebbe aver venduto 670mila automobili negli Stati Uniti, con un incremento del 6% rispetto al 2023.
"Speriamo, prima di tutto, di raggiungere il grande obiettivo del 5% di quota di mercato negli Stati Uniti", ha dichiarato Osaki pochi giorni fa in un incontro presso la sede centrale di Subaru a Tokyo. "Se la domanda complessiva è di 16 milioni di unità, il 5% è di 800.000 unità. Quindi, questo è un grande obiettivo per noi", ha aggiunto l'alto dirigente. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, Osaki e Subaru sono chiamati a destreggiarsi nell'incerto contesto dell'attuale industria automobilistica, in particolare per quanto riguarda le normative sui veicoli elettrici. Osaki ha quindi notato che “le case automobilistiche giapponesi, europee e statunitensi stanno faticando nel mercato cinese”, con il risultato che sempre più attori in campo “stanno spostando la loro attenzione più verso gli Stati Uniti”. Subaru intende bruciare la concorrenza e guadagnare quanto più terreno possibile, in attesa di inquadrare meglio le definitive mosse di Trump. Certo è che i consumatori americani acquistano molte Subaru, tanto che il 70% delle vendite globali dell'azienda coincide con auto vendute proprio negli Stati Uniti.