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Torslanda, Göteborg (Svezia) – In occasione della nostra visita agli storici stabilimenti Volvo di Torslanda abbiamo avuto modo di approfondire diversi aspetti che riguardano il futuro della Casa svedese.
Oltre al design, che presto cambierà direzione grazie al nuovo stile impresso da Thomas Ingenlath, ed alla nuova era che si sta per aprire in casa Volvo, con l'arrivo della prossima XC90, abbiamo esplorato il mondo dell'Autonomous Driving, o per dirla all'italiana, della guida autonoma, prossima frontiera di lungo periodo per moltissimi costruttori automobilistici.
Tra questi Volvo si distingue per un approccio molto particolare alle tecnologie che riguardano la guida autonoma. Il costruttore svedese infatti, applicando la sua tipica mentalità step-by-step (passo dopo passo, ndr), vuole giungere gradualmente all'auto "che guida sola". Senza presentare futuristici prototipi completamente autonomi, ma difficilmente spendibili nel mondo reale di oggi (vd. Google o Lexus, ndr), Volvo vuole portare la tecnologia per la guida autonoma su modelli di serie, da consegnare a veri clienti e non a collaudatori specializzati, che offrano la possibilità, almeno in un primo tempo, di scegliere se guidare in prima persona o se delegare all'auto tutte le funzioni di guida.
Volvo si distingue nel panorama internanzionale anche per aver coinvolto le autorità statali e governative nel progetto di sviluppo, un dettaglio non trascurabile dal momento che l'introduzione di automobili in grado di guidare autonomamente implicherà sempre più problemi di natura giuridica ed assicurativa.
Dei progetti nel mondo dell'Autonomous Driving ne abbiamo parlato con Erik Coelingh, Senior Technical Leader – Safety e Driver Support Technologies presso Volvo Cars.
Perché avete iniziato a pensare all'auto "che guida sola"?
«Per un ragionamento molto logico e razionale. La sicurezza è un aspetto fondamentale per noi, tanto che ci siamo auto-imposti l'obiettivo di ridurre a zero il numero di feriti gravi o morti a bordo di nuove auto Volvo entro il 2020. Dopo diversi anni di ricerche molto approfondite, possiamo dire con certezza che gli incidenti avvengono quasi sempre, per il 90 – 95% dei casi, a causa di un errore umano. A volte anche piccoli errori o distrazioni – cambiare stazione radio, impostare il navigatore, parlare al cellulare - possono provocare conseguenze gravissime. A questo punto abbiamo pensato che se saranno i computer a guidare le auto, non ci sarà più spazio per incidenti. Pensiamo che la guida autonoma sia la chiave per rivoluzionare la guida, rendendo le auto molto più sicure rispetto ad oggi».
“Gli incidenti avvengono quasi sempre, per il 90 – 95% dei casi, a causa di un errore umano. Se saranno i computer a guidare le auto, non ci sarà più spazio per alcun imprevisto”
La nuova XC90, attesa entro la fine dell'anno, avrà già tecnologie in direzione della guida autonoma?
«Possiamo dire di sì. Noi di Volvo del resto siamo pionieri nello sviluppo di tecnologie di sicurezza all'avanguardia a partire dal City Safety e dal Pedestrian Detection. La prima auto al mondo in grado di evitare automaticamente una collisione o un pedone è stata una Volvo. Abbiamo poi introdotto il cruise control attivo, che consente di non accelerare e frenare più in autostrada, ma anche di sistemi self-parking, che aiutano a parcheggiare l'auto in maniera automatica. La nuova XC90 disporrà di tutta una serie di nuove tecnologie in grado per esempio di evitare l'impatto con animali o di sterzare automaticamente per tenere l'auto all'interno della carreggiata, ma anche di molto altro ancora».
Il progetto Sartre e il "treno di veicoli"
Quali sono i traguardi che Volvo può dire di aver già tagliato nel mondo dell'Autonomous Driving?
«Con un approccio step-by-step ci stiamo muovendo da tempo in direzione dell'auto con guida autonoma. Alcuni anni fa abbiamo iniziato un progetto europeo di ricerca chiamato Sartre, dove abbiamo sviluppato una sorta di “treno di veicoli” a guida auotonoma. In testa alla catena si trovava un camion Volvo guidato da un pilota in carne ed ossa, mentre le auto a seguire non avevano nessuno alla guida, dal momento che venivano guidate in maniera completamente automatica su tratti autostradali. In sostanza si trattava di un'evoluzione dell'adaptive cruise control, a cui abbiamo aggiunto lo sterzo automatico, dove ogni auto ripeteva l'azione – che sia una frenata o una fase di accelerazione – di quella che precede. Questo sistema ci ha permesso di ottenere un elevatissimo livello di sicurezza, perché nel progetto Sartre non c'era spazio per l'errore umano, tutto era affidato all'elettronica, ma anche di aumentare l'efficienza perché ogni veicolo, riuscendo a stare molto più vicino a quello che precedeva – la distanza era di circa 4 metri a 90 km/h – senza compromettere la sicurezza, ci ha permesso di migliorare sensibilmente l'efficienza aerodinamica. Le auto del progetto Sartre riuscivano in questo modo a risparmiare il 10-15% di carburante, ma anche a rendere molto più efficiente e snello il traffico (in meno spazio circolano un maggior numero di mezzi, ndr). E' un sistema che prevedeva anche comunicazione tra i singoli mezzi. Se un'auto frenava infatti, tutte le altre iniziavano a frenare nell'esatto stesso istante, tanto che la distanza tra i diversi veicoli rimaneva sempre costante. Questa tecnologia è fondamentale perché annulla i tempi di reazione umani, che spesso possono diventare causa di incidenti».
“Grazie al progetto Sartre abbiamo imparato qualcosa di eccezionale: essere a bordo di un'auto con guida autonoma è un'esperienza fantastica”
A cosa è servito il progetto Sartre?
«Grazie al progetto Sartre abbiamo imparato qualcosa di eccezionale: essere a bordo di un'auto con guida autonoma è un'esperienza fantastica. Siamo un costruttore di auto e ovviamente amiamo guidare in prima persona, ma ci sono situazioni in cui guidare può diventare non più così entusiasmante per esempio in coda, nel traffico cittadino. Con la guida autonoma, in tutte quelle situazioni “noiose”, ci si può dedicare ad altro, ascoltare della buona musica o la cronaca della partita, leggere un libro o controllare le mail. Siamo sicuri che saranno in moltissimi ad apprezzare il piacere di stare a bordo di un'auto con guida autonoma».
La guida autonoma non rischia di cancellare il piacere di guida di un'automobile?
«No, perché nel caso di Volvo non saranno auto in grado di guidare sempre in maniera automatica. Normalmente sarà sempre l'uomo a mettersi al volante, ma avrà la possibilità, quando lo desidera, di schiacciare un bottone e di abilitare la guida automatica. Si potrà guidare o decidere di lasciare tutte le funzioni di guida all'auto. Credo che per molti anni ci sarà questa possibilità di scelta, la guida completamente autonoma arriverà solamente dopo. I nostri clienti nel futuro non potranno più fare a meno di questa tecnologia. Le nuove generazioni del resto non possono più rinunicare a rimanere connessi, mentre le auto di oggi sono l'unico luogo dove non è possibile, mentre si è alla guida, navigare su Internet, leggere le mail e connettersi ai social network. Le auto con guida autonoma permetteranno ai nostri futuri clienti di fare a bordo ciò che desiderano, senza limitazioni e in tutta sicurezza».
Volvo Drive Me: ecco l'auto che guida da sola nel traffico cittadino
Cosa vi distingue dagli altri costruttori nello sviluppo della guida autonoma?
«Vogliamo diventare leader nella guida autonoma. Il prossimo obiettivo è creare auto con guida autonoma che non abbiamo bisogno di un veicolo guida e che possano essere affidate a normali clienti. Noi non vogliamo creare prototipi da utilizzare a porte chiuse, con piloti professionisti, ma tecnologie da utilizzare nel mondo reale. Alla fine dello scorso anno abbiamo quindi lanciato il nuovo progetto di ricerca Drive Me, in collaborazione con le autorità svedesi, in particolare con quelle che si occupano di infrastrutture e di regolare il traffico. Entro il 2017 vogliamo consegnare a veri clienti 100 Volvo con possibilità di guida autonoma da utilizzare sulle strade pubbliche di Göteborg».
“Noi non vogliamo creare prototipi da utilizzare a porte chiuse, con piloti professionisti, ma tecnologie da utilizzare nel mondo reale”
Quali sono gli obiettivi del nuovo progetto di ricerca Drive Me?
«Con questo progetto vogliamo produrre effetti concreti per la società e l'economia, rendendo il traffico più scorrevole, sicuro ed efficiente, ma anche capire come le infrastrutture devono evolversi per adattarsi alle auto con guida autonoma. Il progetto di ricerca sta studiando poi tutte le possibili condizioni di traffico, in modo che ognuna delle 100 auto sappia come comportarsi in differenti situazioni. Non crediamo di sviluppare un sistema, come stanno facendo altri costruttori, che sappia portarti dal punto A al punto B in maniera automatica, ci sono ancora troppe variabili, come per esempio i pedoni, che creano ostacoli non trascurabili. Svilupperemo il nostro sistema di guida autonoma prima nelle autostrade. Vogliamo inoltre far sì che i nuovi clienti si possano fidare ciecamente delle auto con guida autonoma e studiare come i guidatori cambieranno le proprie abitudini. Le 100 auto del progetto Drive Me potranno attivare la guida autonoma su un percorso prestabilito di circa 50 km sulle autostrade e tangenziali di Göteborg e potranno viaggiare, quando la funzione di Autonomous Driving viene attivata, ad una velocità massima di 70 km/h».
Le infrastrutture sono destinate a cambiare con il graduale arrivo delle auto "che guidano da sole"?
«Noi riteniamo di sì. Un giorno, quando ci saranno tantissime auto con guida autonoma le infrastrutture saranno destinate ad evolversi. Ci saranno per esempio corsie più strette sulla carreggiata, perché la guida automatica renderà le manovre delle auto molto più precise rispetto ad oggi. Sulla stessa striscia d'asfalto potranno viaggiare quindi molte più auto, rendendo il traffico più efficiente e scorrevole. Si potranno costruire anche ponti o galleria appositamente per auto con guida autonoma, che condurranno più rapidamente le auto automatiche all'interno della città. Non sappiamo esattamente come saranno le infrastrutture per le auto a guida autonoma di domani, per questo stiamo facendo questa ricerca, ma senza dubbio saranno diverse da quelle di oggi».
Volvo: ecco l'auto che va a parcheggiarsi da sola
Dall'auto che guida da sola a quella in grado di parcheggiarsi in maniera autonoma il passo è breve. A che punto siete?
«Con il progetto Drive Me stiamo già sviluppando anche il parcheggio automatico. L'idea è quella per esempio di arrivare in ufficio, scendere dalla propria auto e mandarla automaticamente a parcheggiare nel parcheggio multi-piano tramite il proprio smartphone. Non bisognerà più cercare parcheggio, fare manovre o pagare la sosta, farà tutto l'auto in maniera automatica. Anche in questo caso le infrastrutture saranno destinate a cambiare. Si potranno creare parcheggi dove non devono più entrare persone, ma soltanto auto, quindi con posteggi più stretti, soffitti più bassi nel caso dei multipiano, si potrà sfruttare molto meglio lo spazio».
“Lavoriamo al fianco delle autorità per capire come cambiare la struttura legislativa e le regole del traffico così da permettere l'introduzione graduale delle auto con guida autonoma”
La guida autonoma è destinata a far emergere non pochi problemi di natura legale ed assicurativa, non trovate?
«Assolutamente sì. Oggi in molti Paesi europei non è ancora legale la guida automatica. In Svezia non è illegale e questo ci permette di avere qualche maggiore margine d'azione. In ogni caso noi abbiamo reso le autorità dello stato parti integranti del progetto, lavoriamo al loro fianco per capire come cambiare la struttura legislativa e le regole del traffico così da permettere l'introduzione graduale delle auto con guida autonoma. Immaginiamo che ci vorranno leggi speciali che regolano la guida autonoma, ma anche alcune integrazioni sulla patente delle persone. Certo, è ancora tutto da pensare, fare e sviluppare, ma siamo qui per questo. Una delle domande chiave rimane chi avrà ragione in un incidente causato da un'auto con guida autonoma, dobbiamo ancora discutere con le autorità per capire come affrontare questo tipo di problematiche».
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