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La riforma del Codice della Strada è forse la più significativa ed emblematica rappresentazione dello stallo politico in cui versa il nostro Paese: più volte annunciata nella passata legislatura, è poi sparita dai radar di Montecitorio, salvo sporadiche riemersoni a galla, prima di nuovi abbissamenti nelle profonde acque delle tante leggi in giacenza sul tavolo delle commissioni.
Ora, come il pendolo di Foucalt, il Codice torna sotto i riflettori, per merito di due distinti disegni legge presentati dalle forze al Governo, che hanno entrambi l’obbiettivo comune di riformare le norme sulla circolazione.
Ed entrambi ambiscono a migliorare la sicurezza stradale, anche alla luce dei certo non esaltanti recenti risultati in tale contesto, con i numeri delle vittime in costante aumento.
Lega da una parte e M5S dall’altra hanno messo mano al problema, e stilato due proposte che andranno discusse in Parlamento prima di diventare legge.
L’uso, anzi l’abuso dello smartphone in auto è considerato la principale causa di incidente: ebbene, anche senza accogliere la richiesta che veniva dai vertici della Polizia Stradale di punire con il ritiro della patente chi fosse sorpreso al volante mentre telefona o invia messaggi, a fronte della multa attuale di 161 euro, insieme al taglio di 5 punti della patente e la sospensione della stessa fino a 3 mesi alla seconda infrazione nel biennio, la modifica prevede una multa innalzata a 422 euro, mentre le altre sanzioni resteranno identiche.
E’ da prevedere un’accesa discussione riguardo la velocità massima: un disegno legge (come già anticipato a parole da uno dei vice-premier nei giorni scorsi) prevede di innalzare il limite da 130 attuali fino a 150 km/h sulle autostrade sicure, ossia sui tratti “di massima sicurezza, coperte da Tutor, con tre corsie per ciascun senso di marcia e asfalto drenante”.
Di tutt’altro tenore l’intenzione del ministero dell’Ambiente, che a sua volta punta a limiti più bassi, in funzione dello smog: laddove la concentrazione di polveri sottili è più elevata, prevede di imporre velocità minori perché l’inquinamento scenda.
Altro delicato argomento, l’obbligo di utilizzare anche di giorno le luci fuori dai centri abitati, norma fortemente contestata soprattutto per motivi energetici: infatti, se dovesse essere accolta la proposta, tale norma potrebbe essere cassata, visto l'articolo che indica come “L'accensione dei proiettori anabbaglianti, comportando un indubbio aumento dell'energia necessaria richiesta al mezzo, determina un maggiore consumo di carburante, nonché un incremento del livello di emissioni inquinanti”.
Nel 2019 potrebbe anche arrivare lo stop al bollo per le auto storiche, grazie a una copertura finanziaria quantificata in 80 milioni di euro annui, che andrebbero alle Regioni per sopperire il mancato incasso sulle vetture vetture over 20 e under 30 anni, norma introdotta dal Governo Renzi.
Infine, la revisione per i veicoli ultraventennali, se dovesse essere votato il relativo progetto di legge, dovrebbe passare a scadenza biennale rispetto ai quattro anni oggi vigenti.