CO2 in calo dal 1990: ecco quanto incidono i trasporti e gli altri settori

CO2 in calo dal 1990: ecco quanto incidono i trasporti e gli altri settori
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-16,7% di gas serra in 23 anni, secondo l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. In leggero aumento i trasporti, perché merci e persone viaggiano di più
25 novembre 2015

Punti chiave

In Italia le emissioni di gas serra sono diminuite del 16,1% rispetto al 1990. E' il dato riportato dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale nell’Inventario delle emissioni dei gas ad effetto serra, il documento che ogni Stato aderente alla Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC), al protocollo di Kyoto e al Meccanismo di Monitoraggio dei Gas Serra dell’Unione Europea comunica annualmente. 

 

Tra il 1990 e il 2013 le emissioni di tutti i gas serra sono passate da 521 a 437 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (l'unità di misura di tutti i gas climalteranti), principalmente grazie alla riduzione delle emissioni di CO2 che contribuiscono per l’82% del totale e risultano, nel 2013, inferiori del 17.4% rispetto al 1990. 

In leggero aumento l'incidenza dei trasporti 

I maggiori responsabili dei gas serra sono i settori della produzione di energia e dei trasporti. Rispetto al 1990, indica l'Ispra, le emissioni di gas serra del settore trasporti presentano un leggero aumento (0,2%), a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri. Sono aumentate infatti le percorrenze complessive (veicoli x km): per le merci del 32%, mentre per il trasporto passeggeri del 15%. Per il secondo anno consecutivo, però, si riscontra una riduzione delle percorrenze di merci ed anche i consumi energetici del settore, dopo aver raggiunto un picco nel 2007, sono in riduzione. 

Gli altri settori responsabili dei gas serra

Sempre rispetto al 1990, nel 2013 le emissioni delle industrie energetiche sono diminuite del 21,9%, grazie alla sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale nella produzione di energia elettrica e nell’industria e ad un incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili. 

 

Nel periodo 1990-2013, le emissioni energetiche dal settore residenziale e servizi sono aumentate del 9,4%, nonostante gli avanzamenti tecnologici. Un progresso compensato dall'aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento. 

 

Le emissioni del settore dell’industria manifatturiera sono diminuite del 42% rispetto al 1990 prevalentemente in considerazione dell’incremento nell’utilizzo del gas naturale in sostituzione dell’olio combustibile per produrre energia e calore e per gli ultimi anni a seguito del calo della produzione industriale. 

 

Per quel che riguarda il settore dei processi industriali, nel 2013 le emissioni sono diminuite del 24,1%. L’andamento delle emissioni è determinato prevalentemente dalla forte riduzione delle emissioni di N2O (-89,3%) nel settore chimico, grazie all’adozione di tecnologie di abbattimento delle emissioni nella produzione dell’acido nitrico e acido adipico. Però le emissioni dei gas fluorurati, in particolare di quelli utilizzati per la refrigerazione e per l’aria condizionata, sono notevolmente aumentate dal 1990. 

 

Le emissioni dal settore dell’agricoltura sono diminuite del 14,9% tra il 1990 e il 2013. La riduzione principale si è ottenuta nelle emissioni dovute alla fermentazione enterica (-12,0%) e alle deiezioni animali (-21,3%) poiché sono diminuiti i capi allevati, in particolare bovini e vacche da latte, e grazie a un minor uso di fertilizzanti azotati anche alle emissioni dai suoli agricoli (-16,3%). 

 

Nella gestione e trattamento dei rifiuti, le emissioni sono diminuite del 20,5%, e sono destinate a ridursi nei prossimi anni, per la riduzione delle emissioni dallo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in discarica, avvenuta attraverso il miglioramento della produzione del biogas e la riduzione di materia organica biodegradabile in discarica grazie alla raccolta differenziata. 

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