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San Marino. Ottobre di sole. Succede che, cancellata una gara in altra parte dell’Italia, molto partecipanti e tifosi si riversano immediatamente e senza esitazione… all’estero per seguire quel che resta loro del Rallylegend. Una disdetta che diventa un’occasione. Succede ai tifosi, agli appassionati, ma non a quei concorrenti cui gli impegni hanno già e inderogabilmente impedito di unirsi alla lunga lista di concorrenti, ospiti, leggende del Rallylegend.
La FAMS, la Federazione sanmarinese, ha portato alla maggiore età un evento speciale, non più solo originale bensì occasione, ormai, di riferimento. Il problema, infatti, non è organizzare o allestire percorsi e scenografie, è piuttosto creare e affinare la formula, in questo caso multi-soddisfacente. C’è corsa, c’è passerella (la “parata), c’è vetrina di autentici pezzi da novanta della storia dell’automobilismo sportivo e di leggendari “autori” del volante.
Anche la vittoria, al Rallylegend, assume un contorno più morbido, indulgente, mai sopravvento o sopraffazione, meglio dire la definizione di un ordine per la festa finale.
Formaux e Jamoul, per esempio, hanno vinto quella che definiremmo l’assoluta, la classifica delle auto più performanti per storia e carta d’identità, le WRC - ci credo, valla a prendere una Fiesta WRC di Wilson! - ma si può essere certi che preferiranno mettere il successo della 18ma edizione del Rallylegend nell’album dei bei ricordi piuttosto che nel curriculum vitae prettamente sportivo, agonistico. E così è per Bianchini e la Paganoni, che si sono imposti nella categoria che, forse, può essere considerata l’emblema dell’Evento, la Legend Historic. Portare sulle strade dell’attualità un “pezzo” come la 037, infatti, è come vivere tre giorni sul tappeto rosso, e finire vincendo la classe… con classe. Un brindisi in più nel conto della festa dell’automobilismo e del podio, Rosati-Toccaceli, Talbot Lotus, Baldacci-Zafferani, Porsche 911, tutto orgogliosamente sanmarinese.
Rallylegend non è solo corsa ai confini della realtà, è show e memoria. Lo sanno bene Paolo Valli e Vito Piarulli che, quando l’hanno inventato, avevano già le idee chiare. Per questo un giorno di ottobre arriva il multimediale Ken Block che s’impone all’attenzione dello show e quindi, dopo una vera e propria bagarre, mette il muso della sua Escort Cosworth davanti a quello della Impreza 555 di Boroli.
L’apoteosi del Rallylegend, per un’altra tipologia di attenzione, è la regolarità assoluta con cui i Battiato padre e figlio hanno portato una sempre-mitica HF al successo nella Heritage, o ancor di più la passerella del Legend Stars davvero impreziosito dalla verve dei Vatanen, Biasion, Pons.
Un problema, è per questo che scrivo: bisogna fare in modo che il Legend sia un po’ più “isolato” nel contesto dei calendari che si sovrappongono impedendo la a una multi-interessenza di scegliere con garbo e affezione. Bisogna liberare il Rallylegend dalle concomitanze. Non si può, non si deve, rinunciare al Rallylegend perché c’è un altro evento, diversamente titolato, che si mette di traverso con altre quattro ruote. Passi per un concerto o il vernissage di una mostra, ma l’automobilismo sportivo deve riconsiderare il criterio con cui stila le graduatorie di priorità e riconoscere la valenza assoluta di una manifestazione che porta di nuovo la storia sulle strade. Chiudiamo qui, con i saluti di Jean Todt.
© Immagini FAMS - Rallylegend