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Viareggio, 20 Giugno. 1000 Miglia. Hanno vinto ancora i bresciani. In tutti i sensi. Organizzativo, sportivo, di palmares. L’ACI della Leonessa, che ha organizzato una 39ma edizione elegantemente impeccabile, e Andrea Vesco, questa volta in compagnia del navigatore Fabio Salvinelli. Questo vuol dire che in famiglia entra il quarto Trofeo, l’anno scorso il figlio era in coppia con il padre Roberto, e che su quell’Alfa Romeo 6C 1750 Super Sport #43 del 1929 va il quarto adesivo, quarto layer di un successo “sistematico”. Siamo ormai sui livelli della migliore, storica tradizione. Non che la rievocazione storica nel contesto di una gara di Regolarità possa superare la realtà leggendaria della Corsa stradale “stoppata” nel 1957, sarebbe un controsenso, ma è certo che al presente arriva il testimone del primato difficilmente contestabile di Corsa più Bella del Mondo. E questo è il genere di primati che garantiscono un efficace lancio nel futuro.
A voler essere precisini, diremo subito che sul secondo gradino del podio ci sono Andrea Luigi Belometti e Gianluca Bergomi, equipaggio della Lancia Lambda Spider Casaro del 1929, numero di “gara” 41, e sul terzo Gianmario Fontanella e Anna Maria Covelli, stessa Lancia Lambda Casaro, ma del ’27 e con il numero 24. Per spirito di pari opportunità, infine, confermiamo che a Silvia Marini e Lucia Filippelli è andata un’altra “Coppa delle Dame”. Questo è il lato “selettivo” del responso fornito, emozionalmente moltiplicato per il cosmopolitismo dei 400 Equipaggi (e più lunga, solita lista d’attesa) dalle 45 ore “cronometrate”, quattro tappe (in senso antiorario) sulle mille miglia attraverso 200 comuni di Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Umbria e, lasciatemi dire, soprattutto Toscana.
Ed è proprio questo aspetto che mi interessa mettere in rilievo. Si è detto l’Italia dei Film, occhio di bue puntato sulla “Toscana Cinematografica", volendo riferire a quegli scorci che hanno consegnato all’umanità la Regione del Granducato, del vino, delle colline, dei viali alberati attraverso certi punti cospicui spesso legati a una precisa iconografia. In realtà lo stupore generato dalla 1000 Miglia è un’alchimia di passato oltre il “colino” del tempo, perfettamente ri-contestualizzato in un presente culturale cui evidentemente manca qualcosa, almeno dal punto di vista “affettivo”. La magia della 1000 Miglia, a nostro modo di vedere, sta proprio in una riproposizione di realtà auspicabile piuttosto che di rievocazione. Per questo, forse, si fa riferimento ai particolari più in vista del “film”, le scene, i ritmi del “racconto”, i personaggi.
Si fa spesso riferimento, pensando agli eventi che mettono al centro le “nonnine di lusso”, all’idea dell’apertura, per un giorno, del museo della storia. Per uno o più giorni le protagoniste dell’evoluzione del genio meccanico abbandonano la luce artificiale per rigenerarsi, in tutti i sensi, al sole. La verità, e la proposta così bene interpretata dalla 1000 Miglia, è ritrovare un ritmo possibile attraverso strade possibili in un contesto che esiste da sempre e che sempre più spesso è abbandonato allo scorcio fulmineo del passaggio in autostrada con la pressione dell’appuntamento.
Per questo Toscana e 1000 Miglia sono state un regalo del nostro tempo. Rotte, città, notti calde. Oddio, era stata bella anche l’edizione autunnale dello scorso anno sfortunato (magari non così tanto per le decappottabili sulla Cisa) ma è senza dubbio più “attuale” il tepore di sensazione perfetta generato dal lungomare di Viareggio nel suo contesto temporale ideale, del ghiaino scricchiolante sotto le ruote ai margini del Viale dei Cipressi di Bolgheri, del suono delle connessioni dei “sampietrini” di tante piazze italiane rivisitate e ormai off-limits per due e quattro ruote. Tutto questo è fascino, ricerca e ottenimento del bello, rivissuta esperienza di generazioni di evoluzione, meccanica, sociale e di gusto. Per questo la 1000 Miglia è più che una rievocazione, e per questo ancora più bella. Fa venire voglia di statali e provinciali, rallentate da anziane 600 o Vespa, di ruote a raggi e camere d’aria, di prosciutto, melone e vino sfuso. Tanto c’è tempo e voglia di dare un’occhiata non più distratta ma famelica ai lati della strada.
La 1000 Miglia è il suo gusto appassionato di sempre e anche questo, ogni volta un di più riflessivo, emotivo. Una proposta seria.
Ormai conclamato bene “materiale” di un particolare e appassionato culto della storia dell’Automobile, con particolare accento sulla produzione italiana (Alfa Romeo la Marca maggiormente rappresentata), la 1000 Miglia rincorre ora quel riconoscimento di Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità che dipende dal costante buon lavoro sull’effettività e sul “Marchio”, e anche da una nostra firma per l’attesa decisione dell’UNESCO.
Come dicemmo lo scorso ottobre, Viva la 1000 Miglia mille anni!
© Immagini 1000Miglia - PB