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Sono passati 90 anni da quell'aprile del 1934 in cui, al Salone di Parigi, debutta uno dei modelli più innovativi e moderni dell'epoca, inizialmente chiamata modello 7 (come molti altri modelli francesi, il nome era preso dalla sua potenza fiscale) ma da lì a poco ribattezzata Traction Avant perché era la caratteristica che spiccava di più: tutte le altre erano a trazione posteriore e quindi più complesse e costose, e più alte, perché doveva essere lasciato lo spazio per l'albero di trasmissione e il differenziale sul ponte posteriore. E, visto che era bassa, sparivano i predellini perché non si doveva più “salire in vettura”.
Citroën era già un marchio molto affermato ed avanzato nella produzione industriale: aveva introdotto la fabbricazione su larga scala nel 1919 e nel 1924 realizzava per la prima volta la carrozzeria tutta in acciaio, in un periodo dove c'era ancora molto legno nelle auto. Non solo era fatta interamente di metallo, ma fu la prima ad introdurre la struttura monoscocca, i freni idraulici, le sospensioni a quattro ruote indipendenti con barra di torsione, guadagnandosi la reputazione di auto maneggevole, sicura e con il il massimo comfort.
La sua lunga carriera (fine produzione 1957, 760.000 esemplari) avrà continui aggiornamenti come l'aggiunta del cambio automatico e divenne così l'auto dei 100 brevetti (forse non furono davvero 100, ma comunque erano molti) e la sua linea iconica diventa anche il veicolo prediletto per i film sulla resistenza francese o quello dei gangster parigini.
Quel che non tutti sanno è che fu disegnata da un italiano, Flaminio Bertoni che raccolse i suggerimenti di André Citroën e il pilota André Lefebvre e impostò una carrozzeria aerodinamica che s'ispirava al collo di un cigno.
La prima 7A del '34 venne rapidamente aggiornata in varie serie B, C, Sport e mantenne il nome fino al 1941, ma nel frattempo le si era affiancata la 11 (1,9 litri di cilindrata) declinata poi in molte versioni. La più rara delle Traction, è la 22 del 1934 che montava un V8 da 3,8 litri prodotta in una ventina di esemplari di lusso, a quanto pare tutti scomparsi.
Forse la 22 puntava troppo in alto, e così nel 1938 arriva la 15 Six, che comunque impiega un motore di grande cilindrata (sei cilindri in linea da 2.9 litri) da 77 CV curiosamente predisposto per ruotare a sinistra (e infatti si chiamò Six G come "gauche"). Per far spazio al 6 in linea, il muso era più lungo di ben 11 cm e questo le dava un aspetto imponente e corsaiolo, tanto da meritare il nomignolo di Regina della Strada con eccezionali qualità di handling e di comfort. Qualcosa però consigliava di tornare alle vecchie usanze e il senso di rotazione del motore venne di nuovo orientato a destra portando il nome a 15 Six Droit (D). L'ultimo dei 100 brevetti fu riservato alla 15 Six 6 H, dotata di un'inedita sospensione posteriore idropneumatica ad altezza costante. Si trattava della sospensione rivoluzionaria che avrebbe equipaggiato la DS 19 quasi un anno e mezzo dopo. La Regina di Javel (la strada di Parigi dove aveva sede lo stabilimento Citroën) esce di scena nell'ottobre del 1955.