Cingolani: «Investiamo 80 miliardi per ridurre le emissioni»

Cingolani: «Investiamo 80 miliardi per ridurre le emissioni»
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Il Ministro rivela un piano in cinque anni per accelerare il processo di decarbonizzazione nel nostro Paese
12 marzo 2021

Durante una conversazione telefonica con John Kerry, inviato speciale per il clima del Presidente degli Stati Uniti, che sta concludendo un tour in Europa che l’ha portato a Londra, Parigi e Bruxelles, Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ha parlato del piano nazionale per il quale sono previsti ben 80 miliardi di euro di investimenti in cinque anni, destinati a “progetti verdi” per accelerare i processi di decarbonizzazione, con l’obiettivo di ridurle entro il 2030 almeno del 55%.

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È quanto si apprende da una nota diffusa dallo stesso Ministero: la riduzione delle emissioni, calcolate rispetto ai livelli del 1990, secondo Cingolani sarà resa possibile grazie a «Recovery Fund, massicci investimenti in nuove tecnologie, forte spinta all’idrogeno verde e blu, trasformazione radicale in senso sostenibile del settore dell’acciaio, mobilità e trasporti sostenibili, stimolo all’autoproduzione di energia nel settore agricolo e accrescimento del contributo dell’agricoltura al contrasto del cambiamento climatico, rilancio della riforestazione come strumento nell’ottica di carbon capture, ambizioso programma di monitoraggio delle criticità del Paese con un sistema innovativo di osservazione integrato da satelliti, droni e sensori a terra».

Il Ministro ha poi confermato che l’Italia si è già dotata di una strategia a lungo termine per la neutralità climatica fino al 2050, dando appuntamento all’Inviato Speciale americano al G20 di Napoli del prossimo luglio e alla PRE COP di Milano di settembre.

Cingolani ha sottolineato la rinnovata volontà di protezione dell’ambiente in Europa e in Italia, utile anche come base per migliorare  la collaborazione con gli USA: «L’approccio “glocal” - ha detto il Ministro - induce a spingere per la presa di coscienza del legame tra azioni e sforzi locali da un lato e benefici globali dall’altro, elevando clima e ambiente a beni comuni riconosciuti universalmente, a beneficio di tutti e soprattutto delle future generazioni, in una logica di pianeta sano e di giusta transizione».
 

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