Cina-USA: da oggi nuovo round di dazi

Cina-USA: da oggi nuovo round di dazi
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Nuove ritorsioni incrociate alla dogana tra Pechino e Washington. Nonostante le accuse i due Paesi si dicono aperti al dialogo. Una situazione che si riflette negativamente sui costruttori, soprattutto su quelli che avevano in passato puntato sulla Cina per produzione ed espansione
24 settembre 2018

Dalla mezzanotte di oggi nelle rispettive ore locali, quelle di Pechino e Washington, prende il via il nuovo round di dazi incrociati tra Cina e USA che seguono quelli varati a luglio, quando il presidente Trump impose dazi del 25% sulle vetture provenienti dalla Cina e Pechino rispose alzando dal 15% al 40% le tariffe sulle vetture in arrivo dagli States.

I nuovi dazi statunitensi pesano su 200 miliardi di dollari di merci cinesi mentre l'ultima contromossa di Pechino colpisce 60 miliardi di dollari di prodotti USA. In questo scenario pesa anche la minaccia di Trump di alzare l'aliquota del 25% dall'inizio del 2019 ai 200 miliardi di dollari di beni da oggi tassati al 10% se Pechino si rifiutasse di collaborare, mentre una “fase 3” è già prevista con ulteriori stangate su importazioni dalla Repubblica Popolare per 267 miliardi di dollari in caso di ritorsioni.

Sul fronte cinese, in un rapporto ufficiale pubblicato oggi dal Governo di Pechino si predica distensione e si ritiene possibile trovare una soluzione ai difficili rapporti tra l'economia più sviluppata del mondo e l'economia in via di sviluppo più grande del mondo.

«Il commercio e le relazioni economiche tra Cina e Stati Uniti sono di grande importanza per i due paesi, nonché per la stabilità e lo sviluppo dell'economia mondiale», si legge nel documento, il quale aggiunge che «la chiave, tuttavia, sta nel modo di migliorare la fiducia reciproca, promuovere la cooperazione e gestire le differenze».

Ciò avverrebbe attraverso gli strumenti di dialogo e cooperazione bilaterali già operativi, come la “Joint Commission on Commerce and Trade” e gli uffici “Strategic and Economic Dialogue” e “Comprehensive Economic Dialogue”, secondo l'agenzia di stampa governativa Xinhua.

Anche Donald Trump, nonostante le misure drastiche, lascia la porta aperta: «Speriamo che questa situazione commerciale sia risolta, alla fine, da me e dal presidente Xi Jinping, per il quale nutro grande rispetto e affetto», ha detto l'inquilino della Casa Bianca in chiusura della nota che annunciava la misura. 

La attuale situazione dei rapporti commerciali USA-Cina si rifletterebbe anche sull'industria dell'automobile europea, sulla quale pesa la minaccia di dazi al 20% per i prodotti esportati verso gli USA, ma non solo. Molti costruttori del Vecchio Continente, in particolare Volvo la cui proprietà è per l'appunto cinese, ma anche americani con General Motors e Ford tra tutte, potrebbero risentire dell'inasprimento delle tariffe doganali volute da Trump, dal momento che neglii ultimi anni hanno scelto con grandi investimenti la Cina come rampa di lancio per le esportazioni globali di alcuni dei loro modelli più redditizi. 

La soluzione, piuttosto costosa ma che è in sostanza l'obiettivo della politica commerciale di Trump per quanto riguarda le aziende americane, sarebbe quella di riportare la loro produzione all'interno dei confini nazionali. Un'analisi del Center for Automotive Research però avverte: «L'applicazione di una tariffa del 25% su tutte le importazioni di automobili e di componenti comporterebbe una riduzione di 2 milioni di unità nele vendite di veicoli negli Stati Uniti, 715.000 posti di lavoro in meno negli Stati Uniti e un ribasso di quasi 60 miliardi di dollari nella produzione economica degli Stati Uniti».

Sempre per il CAR, «Incrementare la capacità produttiva del settore automobilistico è estremamente costoso e non è giustificato dalle condizioni della domanda nell'attuale mercato statunitense. È importante ricordare che l'eccesso di capacità nel mercato degli Stati Uniti è stato un fattore che ha portato alla crisi del settore automobilistico durante la recessione del 2007-2009».

Intanto gli effetti dei dazi sulle auto importate in Cina in vigore da luglio (ben il 40%) si sono fatti sentire sulla performance del mercato interno: in agosto si è registrata una flessione del 5,3% delle vendite.

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