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Il più grande mercato mondiale dell'auto, quello cinese, è in crisi. Anzi di più: va letteralmente a picco. Lo dicono le cifre, da tempo, con un crollo quantificato nel 92 per cento per le prime due settimane di febbraio, e assestato all'80% secondo i dati definitivi relativi dell'intero mese.
La causa del pesantissimo calo, va da sé, è ascrivibile agli effetti dell'epidemia di Coronavirus, come documenta l'indagine della China Passenger Car Association (Cpca) che, accanto all'indicazione di tipo quantitativo aggiunge come “i concessionari siano lentamente tornati al lavoro ma le visite da parte dei clienti sono state veramente minime”.
Facendo ricorso al pragmatismo e alla rapidità di passare dal pensiero all'azione che le caratterizza, le istituzioni cinesi stanno correndo velocemente e concretamente ai ripari, supportando due delle città maggiormente coinvolte nell'industria della produzione automobilistica nell'offrire incentivi per rafforzare le vendite.
Una delle due è Guangzhou - dove le case automobilistiche giapponesi Toyota, Honda e Nissan hanno in essere joint venture con partner cinesi - il cui governo locale ha annunciato un piano di reintroduzione di sussidi per incoraggiare le persone ad acquistare nuove vetture.
L'altra è Xiangtan, che offrirà l'equivalente di circa 500 euro in contanti a coloro che decideranno di acquistare un'auto prodotta da una delle fabbriche locali.
Il parallelo con la Cina non è semplicissimo, per diverse ragioni, ma qualche insegnamento e delle idee per importare da noi anche questo modello lo possiamo cogliere.
La premessa è anche da noi qualcosa si sta muovendo e proprio ieri è arrivato un segnale evidente da parte del MiSE che ha deciso di lanciare un nuovo modello di rottamazione non più limitato all'acquisto delle sole vetture elettriche. Ma si può - e si deve - fare ancora di più. Slegando le iniziative da fini prettamente demagogici e calandoli di più nella realtà e nelle esgenze delle persone.
Come? Cominciando a studiare quello che avviene altrove, per esempio. Perché copiare, come diceva quel tale, non è reato, anzi è prerogativa del genio.