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Chrysler compie il primo passo verso la Borsa, da dove è assente dal 1998. La Casa automobilistica americana, controllata da Fiat, presenta alla Sec il documento S-1, propedeutico all'initial public offering.
Né il numero delle azioni né il prezzo sono stati ancora definiti, ma Chrysler ha fissato un 'placeholder' di 100 milioni di dollari. I titoli in vendita sono quelli detenuti da Veba, il fondo del United Auto Workers, che ha esercitato all'inizio dell'anno il diritto garantitogli nel 2009, quando Fiat è entrata in Chrysler.
Il Uaw ha registrato il 16,6% delle azioni. JPMorgan è la capofila fra le banche per l'ipo che potrebbe ritardare l'integrazione fra il Lingotto e Chrysler. Per la Casa automobilistica americana al momento non sono prevedibili dividendi.
Fiat ribadisce nella documentazione la volontà di salire al 100% di Chrysler dall'attuale 68,5%. Il Uaw controlla al momento il 41,5% della società. L'Amministratore Delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, aveva precisato che entro la fine di settembre sarebbe stata presentata la documentazione per l'ipo, con uno sbarco in Borsa nel primo trimestre 2014.
L'ipo potrebbe aiutare a risolvere la disputa fra Fiat e Veba sulla valutazione di Chrysler, determinando quanto Fiat dovrebbe versare per salire al 100%. Ma lo sbarco in Borsa potrebbe presentare dei rischi per il Uaw stesso: un flottante di solo il 16,6% potrebbe essere non visto di buon occhio dagli investitori, soprattutto perché si tratterebbe di un'ipo che vede l'Amministratore Delegato della società, Sergio Marchionne, contrario.
La stessa Chrysler precisa, presentando la documentazione per l'ipo, che l'alleanza con Fiat è stata fondamentale per la trasformazione di Chrysler stessa, e la Casa americana parla infatti di benefici immediati e costanti derivati dalla collaborazione col Lingotto.
Chrysler rispetto al 2010, ha infatti aumentato la spesa in ricerca e sviluppo di oltre il 50%, portandola a 2,3 miliardi di dollari nel 2012. «Queste spese sarebbero state significativamente più elevate, con meno garanzie di successo – precisa la stessa Chrysler - se non avessimo avuto accesso alla tecnologia di Fiat e non ci fossimo impegnati in attività congiunte di sviluppo».
Fonte: Ansa