Che fine hanno fatto le cabriolet economiche?

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Un tempo facevano sognare i giovani, oggi sono quasi scomparse. Questione di gusti di un mercato che cambia ed effetto della crisi di fine anni '10. Ecco una carrellata delle più popolari cabriolet accessibili del recente passato
22 marzo 2018

Dal boom della motorizzazione fino alla prima metà degli anni 2000, c'è stata una categoria di auto che ha rappresentato meglio di ogni altra il concetto di automobile come strumento di libertà: le cabriolet. Indicate con un termine derivato dal francese e mutuato dal gergo delle carrozze per indicare i calessi con copertura a soffietto, debuttarono intorno agli anni '20, quando l'automobile era un lusso.

Oggi le carrozzerie cabriolet sono tornate ad essere appannaggio della fascia più alta del mercato, ma fino a una quindicina di anni fa praticamente ogni costruttore ne proponeva qualcuna di segmento B o C che permetteva a (quasi) tutti di assaporare il piacere di guidare baciati dal sole e accarezzati dal vento.

L'Autobianchi Bianchina Cabriolet è stata la cabriolet più piccola della storia
L'Autobianchi Bianchina Cabriolet è stata la cabriolet più piccola della storia
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La lista potrebbe essere infinita, ma ci sembra corretto partire dalla popolare Autobianchi Bianchina Cabriolet del 1959, che era stata anticipata due anni prima dalla Trasformabile che però aveva ancora i montanti. Era coeva del famosissimo Volkswagen Maggiolino Cabriolet la cui prima serie esordì nel 1954 ad opera della carrozzeria Karmann di Osnabruck, fallita ed acquisita da Volkswagen nel 2009, insieme alla quale la Casa tedesca ha in seguito prodotto le Golf Cabrio delle prime tre generazioni per ben ventidue anni, dal 1979 al 1993. 

La Golf Cabrio I realizzata dalla carrozzeria Karmann
La Golf Cabrio I realizzata dalla carrozzeria Karmann

L'attuale versione decappottabile della Golf, preceduta dalla Eos con hard top, rimane l'unica segmento C convertibile sopravvissuta insieme alla Opel Cascada. Karmann ha anche prodotto dall'83 al '97 le Ford Escort Cabrio, la Renault 19 Cabriolet (dal '90 al '96) e le tre generazioni delle Mégane CC dal 1996 al 2010. 

Anche il nostro paese era fino a poco tempo fa un riferimento per le versioni cabriolet, per le quali Bertone e Pininfarina hanno offerto servizi di design, ingegnerizzazione e produzione a numerosissimi costruttori. Opera di Pininfarina erano le Peugeot 205 Cabrio e 306 Cabrio a cui Peugeot fece seguire 206 CC, 207 CC e 308 CC, la Ford Focus Coupé-Cabriolet, la Mitsubishi Colt CZC e la Ford StreetKa, per citarne alcune. 

La Peugeot 205 Cabriolet nella versione Roland Garros fu una delle più apprezzate dal mercato nei primi anni '90
La Peugeot 205 Cabriolet nella versione Roland Garros fu una delle più apprezzate dal mercato nei primi anni '90

A Bertone Opel affidò negli anni '90 e 2000 le Opel Astra TwinTop, ma la collaborazione con la carrozzeria torinese era stata avviata nel 1986 con la Kadett Cabrio. Popolarissime i Italia furono poi le Fiat decappottabili carrozzate dalla “B”: fra tutte la Fiat Ritmo Cabrio del 1981 e la Fiat Punto Cabrio del 1994. 

La Ford StreetKa disegnata da Ghia e prodotta da Pininfarina
La Ford StreetKa disegnata da Ghia e prodotta da Pininfarina

Oggi il termine cabriolet è abbinato spesso a vetture compatte (smart, Citroen C1, Fiat 500C per esempio), ma in verità è una trovata di marketing perché si tratta di varianti con un tetto dall'apertura ampia, ma difficilmente classificabili come cabrio tout court.

Perché oggi questo tipo di vettura è praticamente scomparso? I fattori sono diversi, ma alla base di tutto c'è un mercato che è fortemente cambiato e che ormai si orienta sempre più sui SUV, genere di vettura amato anche dai più giovani, target un tempo di riferimento per le cabrio economiche a sua volta colpito da limitazioni di potenza che ne hanno ristretto la portata. A questo si aggiunga il fatto che la disponibilità di posti auto al coperto e sempre più limitata e costosa e che una cabrio con tetto in tela può essere più facilmente danneggiata se non rubata oggi che non nei decenni scorsi. 

Anche la Renault 19 ebbe una versione cabriolet
Anche la Renault 19 ebbe una versione cabriolet

Dal punto di vista del costruttore c'è poi una complessità di realizzazione e dunque di costi di produzione a fronte di volumi ridotti che non giustificano l'investimento. La tendenza non a caso è stata avviata con la crisi dell'auto di fine anni 2000, che ha spinto i Gruppi “big” a razionalizzare le proprie gamme, fino a far scomparire o a cedere numerosi marchi dal passato pur glorioso ma per cui non c'era più spazio.

Non è detto che però non si assista ad un ritorno delle “scoperte” accessibili. Di recente Volkswagen, che si “ostina” ancora a proporre Golf e Maggiolino con tetto ripiegabile in tessuto, ha annunciato che nel 2020 farà la T-Roc Cabriolet, proponendo l'originale abbinamento tra SUV e cabrio già visto con la Range Rover Evoque Convertible. Potrebbe essere questo un segnale di risveglio di un segmento che un tempo faceva sognare i ragazzi ma che oggi si trova confinato in una nicchia sempre più ristretta?

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