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Dici Fiat e non puoi non pensare all'epoca di Cesare Romiti, protagonista di un quarto di secolo al comando della Fiat a cavallo tra gli anni '70 e '90 da consigliere, amministratore delegato e poi presidente.
Una Fiat che allora navigava in acque molto agitate, stretta tra crisi petrolifera, mancanza di liquidità e un conflitto molto aspro tra dirigenza e lavoratori, divisi tra colletti bianchi e tute blu.
Un'epoca di fortissimi frizioni sociali che sfociano spesso nella lotta armata. Romiti approda nel 1974 in Fiat da manager navigato, grazie alla spinta di Enrico Cuccia, numero uno di Mediobanca: ha già ricoperto incarichi di grande responsabilità in IRI, Italstat ed Alitalia, ha grande esperienza di gestione di impresa, di finanza e di relazioni con la forza lavoro.
La sua fama è quella di duro, quello che ci vuole per la famiglia Agnelli in un momento storico in cui il terrorismo serpeggia tra le catene di montaggio, in cui scioperi, picchetti e sabotaggi sono all'ordine del giorno. Dalla sua parte ha l'Avvocato, con cui si intende a meraviglia.
Sono una sua iniziativa i licenziamenti mirati all'espulsione degli operai ritenuti responsabili delle agitazioni, sua è l'idea della “marcia dei quarantamila” quadri Fiat che dopo le decine di migliaia di licenziamenti nel 1980 chiude una stagione di guerra tra vertici e sindacati.
Il suo periodo al timone della Casa italiana non è privo di ombre, come i processi per la schedatura illegale degli operai o quello per falso in bilancio e finanziamento illecito ai partiti. Ma Romiti fu anche il numero uno di una Fiat che negli anni '80 conosce un rilancio senza precedenti, grazie ad un mix di prodotti che ha un riscontro enorme sul mercato. A quel tempo Fiat è seconda per fatturato solo all'IRI, l'industria di Stato.
Nel decennio 1980-1990 la più grande azienda privata italiana inanella una serie di successi. Romiti si occupa dei conti, che sa fare bene tanto che risana l'azienda in tempi record anche attraverso operazioni inconsuete come l'ingresso dei fondi libici del colonnello Gheddafi nella proprietà, ma la vera testa pensante dietro ai successi di mercato è quella dell'ingegner Vittorio Ghidella, con cui avrà uno durissimo scontro di potere che culminerà nel 1988 con le dimissioni del fedelissimo ingegnere della famiglia Agnelli, in corsa come Romiti per la carica di ad del gruppo Fiat Auto.
Sono quegli gli anni della Fiat Uno, col suo fantasmagorico lancio a Cape Canaveral del 1983 a coronamento di uno sviluppo, si dice, costato ben 1.000 miliardi di lire, modello rivelatosi poi un toccasana per le casse della Casa torinese.
Della fortunatissima Fiat Panda (anch'essa creatura di Giugiaro) carica di innovazione nella sua disarmante semplicità, nonché della Fiat Ritmo e, più avanti, anche delle popolarissime Fiat Tipo e Fiat Croma, ammiraglia del gruppo insieme alla Lancia Thema (stesso pianale) che in quegli anni segna l'ingresso nella galassia Fiat del glorioso marchio torinese. Di quel tempo sono anche le meno fortunate ma comunque apprezzate in Italia Fiat Regata e Fiat Duna. Più avanti arriveranno la berlina media Fiat Tempra e la Fiat Cinquecento che rimpiazza la vetusta 126. In Fiat c'è però spazio anche per la sportività, con le belle Fiat Coupé e Fiat Barchetta, mentre il 1998, ultimo anno torinese di Romiti, vede il debutto della estaticamente controversa ma unanimemente considerata praticissima e rivoluzionaria Fiat Multipla.
L'opera più famosa e vincente della Lancia-Fiat è la Lancia Delta che diventerà Auto dell'Anno nel 1980 e vincerà 10 mondiali rally. Il marchio Lancia arriverà sul cofano anche di quella che verrà lanciata come Autobianchi Y10, la Lancia Y10 del famoso spot "piace alla gente che piace".
Nell'epoca Romiti nella holding fa il suo ingresso un secondo pezzo pregiato, il glorioso marchio del Biscione: Alfa Romeo.
Al tempo azienda di Stato con i conti in rosso fisso, il Governo Craxi la cede a Fiat rigettando l'offerta della Ford. Sulla base del pianale di Thema e Croma nasce l'Alfa Romeo 164, nell'ottica di abbattere i costi industriali. Con la stessa logica vede la luce nel 1992 la Alfa Romeo 155, seguita dalle 145 e 146 che sostituivano la 133. In quell'anno terminò anche l'impegno di Alfa Romeo in Formula 1, per volere del Lingotto.
Romiti lascerà la Fiat da presidente nel 1998, allo scoccare dei 75 anni che a Torino segnano il limite di età, come successore di Gianni Agnelli con una buonuscita record da oltre 200 miliardi di lire.