Certificato di Proprietà: dal 5 ottobre addio alla carta, diventerà digitale

Certificato di Proprietà: dal 5 ottobre addio alla carta, diventerà digitale
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Sarà accessibile online con nome utente e password, ma da gennaio pare che non avrà più un valore giuridico, secondo quanto anticipato dal Governo
30 settembre 2015

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Addio al Certificato di Proprietà cartaceo: dal 5 ottobre il documento dell'Aci che attesta lo stato giuridico del veicolo e identifica il nominativo del suo proprietario si smaterializzerà e diventerà digitale. La notizia è stata anticipata dall'ANSA e confermata dall'Automobile Club d’Italia stesso che, si apprende dalla nota dell'agenzia, lo renderà disponibile online e accessibile attraverso un nome utente ed una password. Dunque, le nuove pratiche gestite dal Pra avverranno in base a un CdP digitalizzato. 

 

Si tratta a quanto sembra, ma la situazione non è ancora molto chiara, di uno dei primi passo verso il libretto unico che sarebbe tra le principali novità del trasferimento delle funzioni del Pubblico Registro Automobilistico, oggi gestito da Aci, al Ministero dei Trasporti che potrebbe istituire sotto una Agenzia unica le competenze oggi suddivise tra Pra e Motorizzazione Civile. 

 

Per l'Aci grazie alla digitalizzazione del certificato «non ci sarà più il rischio smarrimento, furto o deterioramento» e i conseguenti costi, dal momento che i certificati di proprietà persi ogni anno sono circa 300.000 e che la richiesta di un duplicato richiede ad oggi un costo variabile da 13,50 euro, che vanno all'Aci in caso di smarrimento, fino a 61,50 euro comprensivi di un'imposta di bollo di 48 euro se si richiede il duplicato per deterioramento. A questi costi va aggiunto il fastidio della necessità di sporgere denuncia presso le autorità di Polizia in caso di furto. 

 

Da gennaio, però, il certificato di proprietà potrebbe non avere più nessun valore giuridico: è quanto sostenuto dal sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti, parlando del libretto unico ai microfoni della trasmissione Zapping su Radio1. «Cancelliamo un servizio per cui gli italiani pagavano all'Aci 190 milioni di euro l'anno». 

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