Causa incidente, fugge e invita tutti a prendere la targa

Causa incidente, fugge e invita tutti a prendere la targa
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La Suprema Corte d'Appello dichiara colpevole di omissione di soccorso ogni utente della strada che non attenda l'arrivo delle Forze dell'Ordine soprattutto con utenti deboli coinvolti
5 febbraio 2015

Il 10 giugno 2009 un motociclista impegnò il marciapiede con una manovra improvvisa, che  costrinse i veicoli che lo seguivano a frenare; il terzo di tali veicoli era un ciclomotore condotto da una ragazza che, nonostante la frenata, urtò contro la ruota dell'autovettura che la precedeva rovesciandosi sul fianco destro.

 

Il motociclista non scappò, ma ci andò vicino. Infatti, dopo essersi fermato, dopo aver invitato la vittima a rintracciarlo attraverso il numero di targa della moto, se ne scappò di tutta fretta.

 

Il conducente dell'autovettura tamponata dalla ragazza chiamò un'ambulanza. Il Pronto Soccorso, poi,  certificò la presenza di lesioni guaribili in 3 giorni.

 

La storia è andata avanti. I coinvolti hanno rintracciato il motociclista che poi, in tribunale, è stato condannato per non essersi fermato in occasione di un incidente con feriti. Ha quindi impugnato la sentenza con un ricorso prima alla Corte d'Appello e poi, a seguito della conferma della condanna, alla Corte di Cassazione, lamentando che non si trattava di un incidente con feriti, bensì con soli danni alle cose - ipotesi per la quale è prevista una sanzione amministrativa e non una sanzione penale come quella a lui applicata dal tribunale.

incidente
Se assistiamo o siamo coinvolti in un incidente, anche senza apparenti feriti, dobbiamo fermarci

 

La ragazza non presentava alcuna lesione o ferita e questo, secondo lui, risultava anche dal modulo per la rilevazione dell' incidente stradale redatto dalla polizia locale ove, era annotata la presenza di soli danni materiali.

 

Ha aggiunto inoltre: «Alla ragazza era stata applicata la sanzione per violazione dell'obbligo di mantenere la distanza di sicurezza». A sostegno della sua tesi ha inoltre precisato che l'urto non era stato particolarmente violento e che, peraltro, era avvenuto alle sue spalle e a circa 50 m. Pertanto lui rivendicava la sua buona fede. La Corte di Cassazione Penale (sentenza 13/1/2015 n. 1276) ha però bocciato la sua tesi e, quindi, confermato la sentenza di condanna. Ma in base a quali motivi la Suprema Corte ha operato?


Con riferimento alla violazione dell'obbligo di fermarsi, gli Ermellini hanno ricordato che il bene giuridico tutelato dal Codice stradale sta nell'accertare le modalità del sinistro e di identificare coloro che ne siano coinvolti.

La Suprema Corte ha ritenuto quindi idonea la condanna anche di chi effettui sul luogo del sinistro una sosta momentanea, senza consentire la propria identificazione, né quella del veicolo, dovendo la sosta durare per tutto il tempo necessario all'espletamento delle prime attività di indagine, mettendosi a disposizione degli organi di polizia stradale.

Bisogna sempre fermarsi e aspettare l'arrivo delle Forze dell'Ordine

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Hanno poi aggiunto che l'obbligo di fermarsi non è legato a una colpa diretta: tutti i conducenti coinvolti, indipendentemente dalla colpa, sono tenuti a fermarsi. Quanto, invece, all'obbligo di prestare assistenza, gli ermellini hanno ricordato come nella materia della circolazione stradale, il legislatore ha introdotto la presunzione che il verificarsi di un incidente determini una situazione di pericolo ed ha, conseguentemente, individuato nei soggetti coinvolti nel sinistro coloro che sono obbligati a fermarsi ed a prestare assistenza, ove necessario.

 

Hanno poi ricordato che secondo la giurisprudenza della stessa Corte, il reato di omessa fermata ed assistenza è punibile non soltanto quando c'è la piena coscienza delle ferite riportate da un'altra persona e la volontarietà di allontanarsi da parte del conducente.

Conclusione

In caso di incidente vige sempre l'obbligo di fermarsi (al fine di farsi identificare dall'organo di polizia stradale) e di prestare assistenza alle persone ferite. Obbligo che grava su tutti i conducenti coinvolti. Quando la persona ferita è un utente debole - esempio pedone o motociclista - è verosimile che questi abbia subito delle lesioni, ancorché non evidenti, e quindi è obbligatorio fermarsi e prestare assistenza. In tutti questi casi, poiché c'è la presenza di persone ferite, la violazione è grave e costituisce un reato.

 

Diversamente da quando ci sono solo danni alle cose, ipotesi in cui la mancata fermata è punita solo con una sanzione amministrativa.

 

Alessandro Casale, Comandante Polizia Locale comune capoluogo di provincia - Presidente di Unico, Unione dei Comandanti della Polizia Locale 

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