CATL dalla Cina: come ha fatto a diventare il gigante mondiale delle batterie

CATL dalla Cina: come ha fatto a diventare il gigante mondiale delle batterie
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CATL, una sigla da addetti ai lavori, ma se fosse un marchio di smartphone sarebbe come Samsung o Apple. È dentro alle BMW, Tesla e Volkswagen e molti altri modelli di auto elettriche
10 maggio 2024

CATL e non solo: così la Cina domina il settore globale delle batterie per le auto elettriche Ogni volta che un'auto elettrica vi passa accanto sappiate che ci sono oltre 30 possibilità su 100 che il suo cuore, ovvero la batteria che ne alimenta la propulsione, provenga da uno stabilimento CATL. Queste quattro letterine sono l'abbreviazione dell'azienda cinese Contemporary Amperex Technology Co Limited, la prima produttrice al mondo di batterie per veicoli elettrici. Stiamo parlando di un colosso che controlla quasi due quinti del mercato mondiale del settore in questione (34%), del fornitore – tra gli altri - di Tesla, Volkswagen e BMW, nonché di un jolly strategico che consente alla Cina di dominare l'automotive 2.0 a livello internazionale.

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Già conquistate Germania e Ungheria

La maggior parte delle persone ha iniziato soltanto adesso a prendere confidenza con i nomi delle case automobilistiche cinesi che stanno arrivando in Europa. Brand – da BYD a Geely, da Xpeng a Nio - che hanno tra l'altro subito fatto breccia nell'opinione pubblica proponendo modelli tecnologici e molto più economici della concorrenza. Pochi, al netto delle auto in sé, conoscono tuttavia l'altro segreto che consente al Dragone di stravincere la partita delle auto elettriche: l'egemonia pressoché totale sul mercato delle batterie elettriche. CATL, azienda fondata nel 2011 da Zeng Yuqun, noto anche come Robin Zeng, è soltanto la punta dell'iceberg. Oggi l'azienda, che ha sede nell'ex villaggio di pescatori di Ningde, nella provincia del Fujian, nel sud-est della Cina, è diventata uno dei fiori all'occhiello del Paese. Qui, dal quartier generale a forma di batteria al litio, Zeng gestisce un impero ormai transfrontaliero. CATL ha inaugurato nel 2019 la sua prima gigafactory europea. Si trova in Germania, ad Arnstadt, e si estende per quasi 57 acri, circa un centinaio di campi da calcio. Il progetto è costato quasi 2 miliardi di dollari ma adesso è in grado di realizzare centinaia di migliaia di batterie all'anno. Le stesse, va da sé, che stanno alimentando gli EV presenti nelle strade d'Europa (non solo i veicoli made in China). L'azienda cinese ha recentemente annunciato un secondo stabilimento nel Vecchio Continente: sorgerà in Ungheria, a Debrecen, e dovrebbe essere pronto nel 2027. Lavori in corso anche negli Stati Uniti, dove Ford e CATL hanno stretto un accordo per costruire una fabbrica nel Michigan. Da qui dovrebbero uscire batterie al litio ferro fosfato (LFP) low cost per EV grazie alla tecnologia del gigante cinese. L'intesa è però finita nel mirino dei legislatori statunitensi.

Il senatore americano Marco Rubio (Rep)
Il senatore americano Marco Rubio (Rep)

L'allarme in USA: l'avversario è alle porte

Marco Rubio, vicepresidente della commissione intelligence del Senato Usa, ha dichiarato che il piano porterà “il più grande avversario geopolitico degli Stati Uniti nel cuore del paese”. È anche per questo motivo che lo scorso novembre Ford ha forse ridimensionato i suoi progetti per l'impianto, riducendone la capacità di circa il 40%. CATL, dunque, si espande e porta le batterie cinesi in tutto il mondo. Non è però l'unica azienda cinese presente nella top ten dei principali produttori del pianeta. La creatura di Zeng occupa il primo posto della classifica, seguita da BYD (16%), seconda, e - dalla settima alla decima posizione - da Calb (3%), Farasis Energy (2%), Envision Aesc (1%) e Sunwoda (1%). Ma come ha fatto CATL a ottenere la corona? Merito, in parte, dei sussidi miliardari (circa 14,8 miliardi di dollari) che il governo cinese ha concesso, tra il 2009 e il 2021, ai suoi cittadini desiderosi di acquistare automobili elettriche. Non solo: i consumatori cinesi ricevevano agevolazioni fiscali soltanto scegliendo EV che includessero batterie realizzate con celle made in China. La mossa di Pechino ha quindi stimolato la domanda nazionale di batterie e CATL ha risposto "presente!". Allo stesso tempo il colosso di Ningde ha saputo far fruttare il controllo, incamerato nel corso degli anni, di vaste forniture di quelle materie prime necessarie alla costruzione di batterie per EV. Giusto per capirsi, CATL possiede partecipazioni in progetti minerari in Cina, ma anche all'estero (Indonesia e Repubblica Democratica del Congo), e può dunque permettersi di dettare le regole del gioco. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la Cina controlla praticamente senza rivali l'intera catena di fornitura globale di batterie elettriche. Decisori e politici, meditate!

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