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Ulteriore conferma di quanto la legge (ed il buon senso) prevedono: nel caso di infrazioni rilevata con sistemi elettronici come gli autovelox, va rispettato il termine di 90 giorni per la notifica all’automobilista colto in fallo.
Altrimenti la multa va considerata nulla.
E’ quanto previsto dall’ultima sentenza in tal senso, stavolta pronunciata lo scorso 21 marzo dalla Corte di Cassazione, registrata con il numero 7.066 riguardante una decisione presa il 12 settembre del 2017.
Il nodo affrontato dai Supremi Giudici ha riguardato ancora una volta l’articolo 201 del Codice della Strada: se la violazione non può essere subito notifica al trasgressore, il verbale (con gli estremi dell’infrazione e l’indicazione dei motivi che hanno reso impossibile la contestazione immediata) deve, “entro 90 giorni dall'accertamento”, essere notificato al proprietario dell’auto.
Secondo il Comune di Milano, “entro 90 giorni dall’accertamento” significa da quando i Vigili vedono le foto dell’autovelox, quindi con tempi ben più lunghi (anzi, potenzialmente infiniti) rispetto a quelli indicati dall’articolo del Codice: ed infatti, il multato che ha vinto il ricorso al Giudice di Pace e l’appello del Comune di Milano in Tribunale, aveva ricevuto la contravvenzione ben 180 giorni dal rilievo dell’autovelox.
Troppo tempo, per la Cassazione: i giorni, come ribadito, devono essere al massimo 90.
Il contenzioso tra il Comune di Milano e l’automobilista va avanti dal 2014.
Per giustificare i tempi più lunghi rispetto a quanto previsto dal Codice della Strada, Palazzo Marino ha fatto riferimento ad “una attività istruttoria complessa”, che doveva portare a “ritenersi congruo il termine intercorso tra il rilevamento automatico dell'infrazione e la notifica del verbale di accertamento, in quanto proporzionato alla quantità di violazioni commesse nei luoghi nei quali il Comune ha predisposto il sistema di rilevamento automatico della velocità dei veicoli in transito”.
Tradotto per il volgo dal burocratese stretto: tante multe, tanto lavoro, quindi 180 giorni sono congrui.
Quella della Cassazione rischia di essere la pietra tombale sui tentativi del Comune di Milano di vantare crediti su infrazioni notificate oltre i 90 giorni di legge: Palazzo Marino (che nell’occasione dovrà anche accollarsi le spese legali per la sentenza, di circa 700 euro) ha già perso di fronte a diversi Giudici di Pace ed i termine dei tre mesi è già stato confermato dal ministero dei Trasporti e dalla Prefettura.
Ora arriva il carico pesante: per la Cassazione, i 90 giorni possono non valere se è difficile individuare il proprietario dell’auto, per esempio in situazioni di difficoltà di accertamento addebitabili al trasgressore, come tardiva trascrizione, trasferimento della proprietà del veicolo, omissione di comunicazione del mutamento di residenza.
Ma il termine superiore ai 90 giorni non è invocabile se “la difficoltà è connessa all'attività dell'amministrazione, chiamata a gestire un numero elevato di violazioni registrate dai rilevatori di velocità, posto che l'effettività dell'azione dell'amministrazione non può mai realizzarsi attraverso la compressione del diritto di difesa del trasgressore”.
Insomma, se il Comune è in ritardo nell’organizzazione e gestione delle multe, questo non deve andare a detrimento dei diritti degli automobilisti.