Caspita, che auto: fatta in Giappone con un 12 cilindri boxer Subaru

Caspita, che auto: fatta in Giappone con un 12 cilindri boxer Subaru
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La Jiotto Caspita rappresenta un capitolo affascinante ma turbolento nella storia automobilistica giapponese, con il suo ambizioso design e le sfide tecniche incontrate.
28 agosto 2024

Il progetto della Jiotto Caspita è un chiaro esempio di ambizione e innovazione nel contesto automobilistico giapponese degli anni '90. La Caspita, creazione dell'industriale Yoshikata Tsukamoto e del fondatore di Dome, Minoru Hayashi, era nata con l'obiettivo di realizzare una supercar che incarnasse il massimo dell'ingegneria e del design giapponese, sfidando direttamente i giganti europei del settore come Ferrari e Lamborghini.

Il loro ambizioso progetto si è avvalso della collaborazione di noti professionisti, incluso l'ingegnere motorista italiano Carlo Chiti per sviluppare un motore competitivo. Tuttavia, la scelta di un propulsore di Formula 1 per la Caspita ha posto sfide significative, soprattutto in termini di adattabilità e affidabilità per un uso stradale. Nonostante gli sforzi, le problematiche tecniche e i costi elevati hanno inevitabilmente rallentato il progresso del progetto.

Esteticamente, la Caspita è stata una vetrina di audacia, con un design che anticipava alcune delle forme più innovative viste in supercar successive, come il Ferrari F50. Il suo aspetto esterno era caratterizzato da linee che mescolavano elementi di auto da corsa e influenze futuristiche, il tutto finalizzato a ottimizzare le prestazioni aerodinamiche.

Nonostante la promettente progettazione e l'impiego di materiali avanzati, il destino della Jiotto Caspita è stato segnato da difficoltà finanziarie e cambiamenti nel panorama automobilistico globale, culminati con la crisi economica che ha colpito duramente il Giappone nei primi anni '90. Questi fattori esterni hanno impedito che la Caspita potesse evolvere da un affascinante prototipo a una produzione su larga scala.

Oggi, i prototipi della Caspita sono conservati come pezzi di storia automobilistica nei musei, testimoni di un'epoca di audace innovazione giapponese e di sogni industriali non completamente realizzati. Questa narrazione non solo illumina gli ostacoli incontrati nel processo creativo e produttivo, ma celebra anche il coraggio e la visione di coloro che osano immaginare il futuro dell'automobile, riflettendo l'incessante ricerca di eccellenza e distinzione nel design automobilistico giapponese.

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